Moto elettriche, batterie a base di vitamina B2?
Le elettriche crescono sempre di più, presentandosi come un futuro concreto e per nulla lontano. Tra i maggiori problemi spesso riscontrati dai progettisti e dagli ingegneri rimane tuttavia quello relativo alla batteria, insufficiente a consentire un’autonomia anche lontanamente paragonabile a quella garantita dal vecchio motore a scoppio. I ricercatori di Harvard parrebbero però sulla giusta strada
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Green Planet
La ricerca
Oltre alle diverse proprietà benefiche per il nostro organismo, la vitamina B2 potrebbe avere anche altre qualità particolarmente utili in campi diversi da quello medico: per esempio nel campo delle batterie per veicoli elettrici!
Già da tempo impegnati nella ricerca in campo energetico, i ricercatori dell'università di Harvard (USA), avrebbero ipotizzato un possibile utilizzo di un elettrolita a base di vitamina B2 per la progettazione di batterie ricaricabili più economiche e, soprattutto, più efficienti.
Per dirlo con parole semplici, metendo al posto degli elettroliti oggi impiegati durante il processo di conversione dell’energia chimica in energia elettrica (meccanismo, appunto, alla base del funzionamento della batteria) la molecola principale della vitamina, cioè l’isoallossazina, sarebbe possibile ottenere, a parità di volume, un immagazzinamento energetico maggiore. "Con poche modifiche alla molecola originale B2, questo nuovo gruppo di molecole diventa un buon candidato per le batterie di flusso - spiega uno dei ricercatori - “hanno elevata stabilità e solubilità e forniscono alta tensione e capacità di stoccaggio della batteria. E dato che le vitamine sono molto facili da produrre, questa molecola potrebbe essere prodotta su larga scala a un costo molto basso”.
I risultati, per il momento, sono più che positivi: stando a quanto riferito dagli stessi ricercatori, infatti, l’impiego della sostanza ha permesso di ottenere una tensione a vuoto vicina a 1,2V, un rendimento di corrente superiore al 99,7% e un mantenimento della capacità superiore al 99,98% per ciclo.
Pubblicata su Nature Energy, la ricerca ha ancora della strada davanti a sé, ma il team di studiosi è già impegnato nell’individuazione dei migliori componenti per le batterie di flusso ad alte prestazioni.
Già da tempo impegnati nella ricerca in campo energetico, i ricercatori dell'università di Harvard (USA), avrebbero ipotizzato un possibile utilizzo di un elettrolita a base di vitamina B2 per la progettazione di batterie ricaricabili più economiche e, soprattutto, più efficienti.
Per dirlo con parole semplici, metendo al posto degli elettroliti oggi impiegati durante il processo di conversione dell’energia chimica in energia elettrica (meccanismo, appunto, alla base del funzionamento della batteria) la molecola principale della vitamina, cioè l’isoallossazina, sarebbe possibile ottenere, a parità di volume, un immagazzinamento energetico maggiore. "Con poche modifiche alla molecola originale B2, questo nuovo gruppo di molecole diventa un buon candidato per le batterie di flusso - spiega uno dei ricercatori - “hanno elevata stabilità e solubilità e forniscono alta tensione e capacità di stoccaggio della batteria. E dato che le vitamine sono molto facili da produrre, questa molecola potrebbe essere prodotta su larga scala a un costo molto basso”.
I risultati, per il momento, sono più che positivi: stando a quanto riferito dagli stessi ricercatori, infatti, l’impiego della sostanza ha permesso di ottenere una tensione a vuoto vicina a 1,2V, un rendimento di corrente superiore al 99,7% e un mantenimento della capacità superiore al 99,98% per ciclo.
Pubblicata su Nature Energy, la ricerca ha ancora della strada davanti a sé, ma il team di studiosi è già impegnato nell’individuazione dei migliori componenti per le batterie di flusso ad alte prestazioni.
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