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Monza: l'autodromo non esiste... al catasto!

Le strutture dell'autodromo di Monza non sono iscritte al catasto: lo ha scoperto l'amministrazione comunale che ora pretende il pagamento arretrato di cinque anni di Ici. La sanzione di svariati milioni di euro potrebbe mettere a rischio l'attività della struttura, compreso il GP d'Italia di Formula 1

La legge vale per tutti

La scoperta ha dell'incredibile: nel corso di una serie di accertamenti, l'Ufficio del Catasto di Monza ha scoperto che i paddock, le hospitality, alcune tribune e tutti gli uffici dell'autodromo più famoso del mondo non sono mai stati registrati a livello catastale e quindi per la legge "non esistono". Le uniche mappe relative al circuito infatti risalgono a oltre 50 anni fa, quando ancora le strutture di cui parliamo non erano state costruite: si parla di diverse migliaia di metri quadrati di immobili mai  sottoposti alla tassazione Ici. Ora che la "magagna" è stata scoperta, il Comune di Monza non ha perso tempo e ha inviato alla Sias Spa (la società dell'ACI che gestisce il circuito) un accertamento tributario che potrebbe essere molto "salato". Il conto preciso lo si potrà fare solo quando verranno ultimate le procedure di accatastamento, ma secondo stime attendibili, l'importo della sanzione sarà di svariati milioni di euro per cinque anni di arretrati (cioè il massimo della pena comminabile). Una somma che potrebbe mettere in ginocchio la già "barcollante" situazione finanziaria della Sias e rischia seriamente di far cancellare tutti gli appuntamenti in programma, su tutti il GP d'Italia di F1 in programma questo 7 settembre.  



...ma di chi è la colpa?

Il rischio di fallimento dell'autodromo però è un'eventualità che spaventa tutti e che in Municipio vorrebbero scongiurare. Se da un lato sia la maggioranza, sia l'opposizione dichiarano che "la legge è uguale per tutti", dall'altro sono tutti concordi sul fatto che utilizzare il "pugno di ferro" e quindi portare al fallimento l'autodromo priverebbe la città di un elemento troppo importante per la sua economia: l'indotto del GP di Formula 1 e (in misura minore) quello della Superbike infatti rappresenta una vera e propria "manna" per negozi, ristoranti, bar e in generale per le casse comunali (senza contare le altre manifestazioni che si svolgono nell'autodromo). L'obiettivo di tutti è trovare un compromesso con cui sarà possibile ottenere sia il recupero dei soldi dovuti sia la continuità operativa del circuito. 



OK le tasse, ma...

A margine della questione tasse, c'è un altro aspetto che a questo punto deve essere chiarito. Il "certificato di agibilità" di una struttura (cioè Il documento che attesta le condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti installati) si ottiene presentando all'Ufficio Tecnico comunale il certificato di corretta esecuzione dei lavori, il certificato di collaudo e la domanda di iscrizione al catasto. Se davvero le tribune, i paddock e le altre strutture "fantasma" non sono iscritte a catasto, come possono aver ottenuto l'agibilità?

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kazutosakata
Ven, 27/04/2012 - 19:39
Le solite porcate all'italiana. Se chiude saranno contenti gli ecologisti...
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Marco400
Sab, 28/04/2012 - 08:15
Certo che è proprio una struttua piccola, impossibile non vederla e accorgersi che non è nel catasto...lasciamo perdere....
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zembike
Dom, 29/04/2012 - 11:47
tutte le certificazioni ed i permessi sono stati ottenuti all'italiana cioè con accordi sottobanco e bustarelle ad amici e amici di amici, ora che lo stato e soprattutto i comuni sono falliti e stanno raschiando il fondo del barile sltano fuori tutte le magagne.
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Ninja
Lun, 30/04/2012 - 10:47
L'ACI, ossia lo stato italiano, si conferma ancora una volta cattivo pagatore quando è debitore (i suicidi di imprenditori rovinati per l'inadempienza dello stato nei loro confronti stanno a testimoniarlo) e inflessibile aguzzino quando deve riscuotere