Mercato MotoGP: il Coronavirus cambia tutto
Rossi voleva decidere entro metà stagione, ora l'orizzonte temporale si sposta avanti. Dovizioso e la variabile tecnica: con il congelamento dello sviluppo, che Ducati sarà da qua a fine 2021? I team attendono per rinegoziare: gli ingaggi si sgonfieranno come i budget a disposizione
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Se il mercato della MotoGP per il biennio 2021-22 è partito in deciso anticipo, con Vinales, Quartararo e Marc Marquez che hanno firmato addirittura durante lo scorso inverno, ora la pandemia di Coronavirus ha messo in quarantena le restanti trattative: al momento attuale si sarebbero già dovuti correre i primi tre gran premi stagionali e i team manager sarebbero al lavoro per chiudere gli accordi più importanti entro metà stagione, ma ovviamente ora lo scenario è cambiato. Le difficoltà a firmare sono di tripla natura: “scolastica”, economica e tecnica. Vediamole insieme al nostro Guido Sassi
La variabile tempo
Iniziamo dalla prima considerazione: per le squadre banalmente è impossibile valutare le prestazioni dei propri piloti, mancando le gare. Ma è impossibile anche fare delle previsioni. Al rientro la pausa potrebbe avere influito in negativo maggiormente su alcuni piloti piuttosto che altri. Bisognerà avere pazienza. E i rookie? Alex Marquez per esempio ha solo un anno di contratto: come possono in Hrc pensare di farsi un idea su di lui se non aspettando almeno la fine del 2020? Ci sono poi piloti come Nakagami, Oliveira e Crutchlow che non erano in perfette condizioni fisiche, reduci da infortuni con recuperi complicati, e che ora possono finalmente rimettere il fisico a posto senza sottoporlo allo stress delle gare: per loro lo stop avrà risvolti anche positivi.
Comunque, le condizioni necessarie per valutare non difettano solo alle squadre: alcuni piloti avrebbero voluto capire in pista il loro grado di competitività o di motivazione per un'eventuale prosieguo della carriera. Tre nomi su tutti: Rossi, Dovizioso e Crutchlow. Il Dottore si era posto come limite per decidere su un'eventuale ritiro il traguardo di metà stagione. Forse sarebbero bastate le prime sei gare (fino al Mugello), forse il limite sarebbe stato spostato alla pausa estiva, ma Valentino aveva in mente di tornare dalle vacanze con la risposta sulla propria competitività. La scelta di proseguire o meno con Petronas anche nel 2021 sarebbe arrivata di conseguenza. Ora lo scenario cambia, ma non si sa ancora come: se si riprendesse a luglio, a fine agosto Rossi potrebbe avere un bagaglio di quattro o cinque gare per trarre le proprie conclusioni, ma se la stagione ricominciasse a settembre, il 46 avrebbe meno tempo a disposizione per valutare. Valentino comunque è in una posizione tutto sommato tranquilla: Yamaha ha già detto che aspetterà le decisioni del nove volte campione del mondo. Dovizioso è in una condizione più delicata: con Ducati si dovrebbe giocare il mondiale, e correre meno gare potrebbe anche essere un vantaggio nella lotta con Marquez. Storicamente il vantaggio dello spagnolo è andato quasi sempre aumentando nel corso dell'anno. Se si corressero solo 8-10 gp sarebbe come arrivare con i punti di metà stagione agli ultimi appuntamenti, e magari un distacco non eccessivo dal 93 potrebbe permettere al ducatista di giocarsi il titolo all'ultima gara. È pensabile decidere il futuro prima? Infine Crutchlow: l'inglese si era detto stanco di non poter fare una vita normale, a casa con la famiglia. Ora che ha tutto il tempo per stare con moglie e figlia avrà nostalgia delle moto o gli passerà completamente la voglia di tornare a correre?
Pochi, maledetti e non subito?
La questione economica inizia a pesare sulla MotoGP. Lo stop forzato mette sotto stress i budget e gli ingaggi dei piloti andranno giocoforza rivisti. I team privati, ma anche quelli ufficiali, dovranno spendere di meno in futuro, e chi non ha ancora firmato il contratto dovrà tornare al tavolo delle trattative e riprendere quasi da zero. Rins e Mir cosa faranno? Erano dati in chiusura con Suzuki, ma ora come ora chi ha fretta di mettere nero su bianco? Non è detto poi che una revisione degli accordi non tocchi anche a chi ha già firmato per il futuro: di fronte a circostante eccezionali sarebbe inutile forzare la mano ai team e vivere da separati in casa facendo leva su quanto deciso lo scorso inverno, che fa parte ormai di un'altra epoca.
Che MotoGP sarà?
C'è infine un terzo aspetto non trascurabile. Il probabile congelamento tecnico dello sviluppo per la prossima stagione di fatto trasformerà il 2020 in una specie di lunga pre-season. Ci si potrà fare una buona idea dei valori in campo, che però potrebbero mutare solo marginalmente nei successivi 18 mesi. Proseguendo per esempi: se la Ducati si rivelasse particolarmente competitiva, Dovizioso potrebbe essere il primo a cercare di mantenere il proprio posto nel box, ma se invece si concretizzassero più problemi che soddisfazioni, la tentazione di cambiare potrebbe farsi più concreta.
La variabile tempo
Iniziamo dalla prima considerazione: per le squadre banalmente è impossibile valutare le prestazioni dei propri piloti, mancando le gare. Ma è impossibile anche fare delle previsioni. Al rientro la pausa potrebbe avere influito in negativo maggiormente su alcuni piloti piuttosto che altri. Bisognerà avere pazienza. E i rookie? Alex Marquez per esempio ha solo un anno di contratto: come possono in Hrc pensare di farsi un idea su di lui se non aspettando almeno la fine del 2020? Ci sono poi piloti come Nakagami, Oliveira e Crutchlow che non erano in perfette condizioni fisiche, reduci da infortuni con recuperi complicati, e che ora possono finalmente rimettere il fisico a posto senza sottoporlo allo stress delle gare: per loro lo stop avrà risvolti anche positivi.
Comunque, le condizioni necessarie per valutare non difettano solo alle squadre: alcuni piloti avrebbero voluto capire in pista il loro grado di competitività o di motivazione per un'eventuale prosieguo della carriera. Tre nomi su tutti: Rossi, Dovizioso e Crutchlow. Il Dottore si era posto come limite per decidere su un'eventuale ritiro il traguardo di metà stagione. Forse sarebbero bastate le prime sei gare (fino al Mugello), forse il limite sarebbe stato spostato alla pausa estiva, ma Valentino aveva in mente di tornare dalle vacanze con la risposta sulla propria competitività. La scelta di proseguire o meno con Petronas anche nel 2021 sarebbe arrivata di conseguenza. Ora lo scenario cambia, ma non si sa ancora come: se si riprendesse a luglio, a fine agosto Rossi potrebbe avere un bagaglio di quattro o cinque gare per trarre le proprie conclusioni, ma se la stagione ricominciasse a settembre, il 46 avrebbe meno tempo a disposizione per valutare. Valentino comunque è in una posizione tutto sommato tranquilla: Yamaha ha già detto che aspetterà le decisioni del nove volte campione del mondo. Dovizioso è in una condizione più delicata: con Ducati si dovrebbe giocare il mondiale, e correre meno gare potrebbe anche essere un vantaggio nella lotta con Marquez. Storicamente il vantaggio dello spagnolo è andato quasi sempre aumentando nel corso dell'anno. Se si corressero solo 8-10 gp sarebbe come arrivare con i punti di metà stagione agli ultimi appuntamenti, e magari un distacco non eccessivo dal 93 potrebbe permettere al ducatista di giocarsi il titolo all'ultima gara. È pensabile decidere il futuro prima? Infine Crutchlow: l'inglese si era detto stanco di non poter fare una vita normale, a casa con la famiglia. Ora che ha tutto il tempo per stare con moglie e figlia avrà nostalgia delle moto o gli passerà completamente la voglia di tornare a correre?
Pochi, maledetti e non subito?
La questione economica inizia a pesare sulla MotoGP. Lo stop forzato mette sotto stress i budget e gli ingaggi dei piloti andranno giocoforza rivisti. I team privati, ma anche quelli ufficiali, dovranno spendere di meno in futuro, e chi non ha ancora firmato il contratto dovrà tornare al tavolo delle trattative e riprendere quasi da zero. Rins e Mir cosa faranno? Erano dati in chiusura con Suzuki, ma ora come ora chi ha fretta di mettere nero su bianco? Non è detto poi che una revisione degli accordi non tocchi anche a chi ha già firmato per il futuro: di fronte a circostante eccezionali sarebbe inutile forzare la mano ai team e vivere da separati in casa facendo leva su quanto deciso lo scorso inverno, che fa parte ormai di un'altra epoca.
Che MotoGP sarà?
C'è infine un terzo aspetto non trascurabile. Il probabile congelamento tecnico dello sviluppo per la prossima stagione di fatto trasformerà il 2020 in una specie di lunga pre-season. Ci si potrà fare una buona idea dei valori in campo, che però potrebbero mutare solo marginalmente nei successivi 18 mesi. Proseguendo per esempi: se la Ducati si rivelasse particolarmente competitiva, Dovizioso potrebbe essere il primo a cercare di mantenere il proprio posto nel box, ma se invece si concretizzassero più problemi che soddisfazioni, la tentazione di cambiare potrebbe farsi più concreta.
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