“Lija e i motociclisti della Bosnia”, i bikers che fanno del bene
Il documentario francese “Lija e i motociclisti della Bosnia” racconta la storia del moto club bosniaco, capitanati da Lija, che ha un regolamento interno molto chiaro: fare del bene e essere un esempio di rispetto della legge
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Moto club solidale
Le moto hanno il potere di avvicinare tra loro persone che nutrono questa stessa passione, ma non solo: possono essere un esempio di correttezza e solidarietà. Questo è il caso del motoclub bosniaco protagonista del documentario “Lija e i motociclisti della Bosnia”, un motoclub attivo in varie città dello stato con l'obiettivo di aiutare le popolazioni disagiate. Lija è il leader del “branco” (il loro stemma è un lupo, stampato sul retro dei loro gilet) ed è il primo a dare l'esempio avendo redatto un codice etico a cui tutti i membri devono attenersi: le regole sono tante, prima ditutto è necessario rispettare in maniera certosina il codice della strada, chi venisse "pizzicato" a comportarsi male viene immediatamente escluso dal gruppo. In più, ogni membro del gruppo è tenuto a compiere delle buone azioni e a tal proposito, ogni iscritto è un donatore di sangue. Tra le storie toccanti del documentario c'è quella che lega i Lupi di Lija a una mandria di cavalli nei pressi di Livno. Questi equini, gestiti da un amico di Lija e veterano di guerra, sono stati riportati allo stato selvaggio e vivono liberi sull'altopiano di Livno. A proteggerli, da bracconieri e altri pericoli ci sono proprio i Lupi di Lijna che si occupano di loro e del loro sostentamento. "Lija e i motociclisti della Bosnia", insomma, è un documentario molto interessante che pone l'immagine del biker agli antipodi dall'iconografia che siamo abituati a vedere. In più, Lija è un bel personaggio carismatico ed è lodevole il suo impegno a favore dei suoi connazionali, ancora piegati da una guerra ormai distante 20 anni ma i cui drammi (disoccupazione, povertà) sono ancora lontani dall'essere risolti. Qui sotto il documentario (senza però i sottotitoli), buona visione!
Le moto hanno il potere di avvicinare tra loro persone che nutrono questa stessa passione, ma non solo: possono essere un esempio di correttezza e solidarietà. Questo è il caso del motoclub bosniaco protagonista del documentario “Lija e i motociclisti della Bosnia”, un motoclub attivo in varie città dello stato con l'obiettivo di aiutare le popolazioni disagiate. Lija è il leader del “branco” (il loro stemma è un lupo, stampato sul retro dei loro gilet) ed è il primo a dare l'esempio avendo redatto un codice etico a cui tutti i membri devono attenersi: le regole sono tante, prima ditutto è necessario rispettare in maniera certosina il codice della strada, chi venisse "pizzicato" a comportarsi male viene immediatamente escluso dal gruppo. In più, ogni membro del gruppo è tenuto a compiere delle buone azioni e a tal proposito, ogni iscritto è un donatore di sangue. Tra le storie toccanti del documentario c'è quella che lega i Lupi di Lija a una mandria di cavalli nei pressi di Livno. Questi equini, gestiti da un amico di Lija e veterano di guerra, sono stati riportati allo stato selvaggio e vivono liberi sull'altopiano di Livno. A proteggerli, da bracconieri e altri pericoli ci sono proprio i Lupi di Lijna che si occupano di loro e del loro sostentamento. "Lija e i motociclisti della Bosnia", insomma, è un documentario molto interessante che pone l'immagine del biker agli antipodi dall'iconografia che siamo abituati a vedere. In più, Lija è un bel personaggio carismatico ed è lodevole il suo impegno a favore dei suoi connazionali, ancora piegati da una guerra ormai distante 20 anni ma i cui drammi (disoccupazione, povertà) sono ancora lontani dall'essere risolti. Qui sotto il documentario (senza però i sottotitoli), buona visione!
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