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Le superbici elettriche di KGB

Sono un omaggio alle Harley-Davidson e alle Indian dei primi decenni del ‘900 le due bici elettriche della Kustom Garage Bicycles, un marchio di biciclette artigianali nato nel cuore della Brianza. Si tratta di modelli costruiti a mano con materiali di recupero e completati con sistemi elettrici “fuori legge”, ossia con motori con potenza superiore ai 250 W
Otto mesi per un’e-bike
Il nome potrebbe inquietare, ma il KGB del marchio non si riferisce ai temibili servizi segreti russi, ma è il più rassicurante acronimo di Kustom Garage Bicycles con il quale sono firmati i cicli di Godri Robert, in arte Mr Goro. Arrivato dalla Transilvania nel 2003, si è stabilito a Biassono, paesino della Brianza a ridosso dell’Autodromo di Monza, facendo diversi lavori, ma con un’unica passione nel cuore: le biciclette. Un amore sfociato qualche anno fa in un secondo lavoro, grazie anche all’incontro con Cranksters B.C., un club italiano di bici custom. Da allora, Mr Goro ha iniziato a costruire nella sua mini officina casalinga cicli dallo stile retrò creati per lo più con materiali di recupero, tanto che qualcuno inizia a ribattezzare i suoi lavori come RotamArt. Realizzate in modo artigianale, le KGB riscuotono un buon successo per le forme insolite e l’originalità delle soluzioni adottate.  Apprezzamenti che inducono Mr Goro a sperimentare ancora e addentrarsi nel mondo delle bici elettriche con due progetti che sono un omaggio alle moto del passato, quello dei pionieri delle due ruote. La prima è un tributo alla prima Harley Davidson realizzata nel 1903, che per altro era una bicicletta motorizzata. L’interpretazione di Mr Goro ha richiesto 8 mesi di lavorazione e ne riprende lo stile, ma con un “cuore” più in linea con le moderne tecnologie: un motore elettrico da 1.000 W alimentato da batterie nascoste nel “serbatoio” dalla capacità non dichiarata. Una scelta, quella dell’unità di oltre 250 W, che dovrebbe garantire prestazioni di rilievo che costringe all’immatricolazione come ciclomotore, con tanto di obbligo di targa e assicurazione. La seconda superbici è dedicata a un altro mito, la Indian Racer del 1914 che nella variante a pedali di KGB conserva il design con il caratteristico bicilindrico a “V”. A muoverla, pero, è sempre un motore elettrico, questa volta di 750 W per una velocità dichiarata di circa 50 km/h, quindi con obbligo di immatricolazione. Un modello che ha richiesto quasi un anno di lavoro e, come l’Harley e i cicli tradizionali, è costruito con pezzi recuperati dai rottamai e lavorando a mano metallo, plastica, legno e vetroresina fino a definire le forme volute. Se il telaio è “creativo”, altre componenti sono nuove per garantire adeguata affidabilità e sicurezza. In particolare, motore, batterie e altre parti elettriche sono di prima mano, così come ruote, copertoni e componenti dell’impianto frenante. Perché, come dichiara Mr Goro, “oltre i dettagli la qualità conta”.
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