Le auto a guida autonoma uccideranno le due ruote?
Se è vero che la mobilità del futuro sarà tutta automatizzata, altrettanto vero è che in tal contesto le due ruote potrebbero uscirne pesantemente penalizzate. La minaccia è relativa all'incompatibilità tra veicoli autonomi e moto circolanti. Un report ne spiega le ragioni
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Guida autonoma e due ruote
Se relativo alle 4 ruote, il concetto di guida autonoma è oggi molto vicino al potersi dire reale: le auto che si guidano da sole - e le Google car non sono più le uniche - non sono certo fantascienza ma, al contrario, una realtà destinata a farsi sempre più concreta. Studi, test e sperimentazioni sono all’ordine del giorno e, guardando alla mobilità del futuro, sono in molti a credere nell’automazione. Tuttavia c’è anche chi ne sottolinea i lati negativi, come per esempio impossibilità (o la difficoltà) di comunicare con gli altri utenti della strada, ciclisti e motociclisti in primis.
Ci riferiamo qui al recente rapporto stilato dall’ex External Relations Manager di Indian Motorcycle Robert Panda insieme ad un gruppo di “luminari del settore” chiamatosi Give a Shift. “Esiste il rischio reale - spiegano gli esperti - che il motociclismo venga completamente escluso dalla conversazione tra i futuri sistemi di infrastruttura e i veicoli. Con l'aumento della tecnologia, le motociclette contemporanee scaleranno ulteriormente le categorie di rischio più elevato, almeno agli occhi delle compagnie assicurative, degli urbanisti e dei produttori di veicoli autonomi, i soli che attualmente dettano le regole e le modalità di sviluppo”. “Siamo fermamente convinti - aggiungono - che l'unica grande minaccia per il motociclismo in generale (in particolare negli ambienti urbani e ad alta densità) sarà l'incompatibilità tra i veicoli autonomi e le moto circolanti”.
Un problema che non riguarda solo gli Stati Uniti: la Comunità europea ha sospeso temporaneamente tutti i test relativi ai veicoli a guida autonoma dopo che un motociclista è stato investito da una Tesla S automatizzata in fase di test sulle strade della Norvegia e il rappresentante del Consiglio motociclistico australiano Guy Stanford ha invitato le autorità a rallentare i test e l'introduzione di veicoli autonomi. Il problema, in sostanza, è che moto e biciclette, considerandone anche i movimenti più “disordinati” nel traffico cittadino, potrebbero non essere correttamente rilevate dai sofisticati sensori delle auto a guida autonoma. Difficile trovare una soluzione, almeno nell’immediato, ma tutto, d’altra parte, è ancora in fase di sviluppo: le due ruote, spiegano gli esperti di Give a Shift, devono in questo quadro essere considerate non parte del problema ma, al contrario, un utile alleato per risolverlo. In un contesto di crescita della popolazione - e quindi di aumento della densità nei centri urbani e metropolitani con conseguente congestione del traffico e aumento delle emissioni - le moto non potranno e non dovranno essere sostituite dalle automobili, sia pure se a guida autonoma. È necessario un rilancio della categoria - concludono oltre oceano - che ponga un freno alla diminuzione d’interesse da parte del pubblico e, anzi, ne stimolino l’acquisto. Le soluzioni riguarderebbero una diminuzione sia dei prezzi che delle cilindrate, capace cioè di attirare nuovi clienti, bisognerebbe promuovere maggiormente il motociclismo come attività per tutti e fare degli sportivi e dei campioni veri e propri ambasciatori di una nuova mobilità urbana.
Ci riferiamo qui al recente rapporto stilato dall’ex External Relations Manager di Indian Motorcycle Robert Panda insieme ad un gruppo di “luminari del settore” chiamatosi Give a Shift. “Esiste il rischio reale - spiegano gli esperti - che il motociclismo venga completamente escluso dalla conversazione tra i futuri sistemi di infrastruttura e i veicoli. Con l'aumento della tecnologia, le motociclette contemporanee scaleranno ulteriormente le categorie di rischio più elevato, almeno agli occhi delle compagnie assicurative, degli urbanisti e dei produttori di veicoli autonomi, i soli che attualmente dettano le regole e le modalità di sviluppo”. “Siamo fermamente convinti - aggiungono - che l'unica grande minaccia per il motociclismo in generale (in particolare negli ambienti urbani e ad alta densità) sarà l'incompatibilità tra i veicoli autonomi e le moto circolanti”.
Un problema che non riguarda solo gli Stati Uniti: la Comunità europea ha sospeso temporaneamente tutti i test relativi ai veicoli a guida autonoma dopo che un motociclista è stato investito da una Tesla S automatizzata in fase di test sulle strade della Norvegia e il rappresentante del Consiglio motociclistico australiano Guy Stanford ha invitato le autorità a rallentare i test e l'introduzione di veicoli autonomi. Il problema, in sostanza, è che moto e biciclette, considerandone anche i movimenti più “disordinati” nel traffico cittadino, potrebbero non essere correttamente rilevate dai sofisticati sensori delle auto a guida autonoma. Difficile trovare una soluzione, almeno nell’immediato, ma tutto, d’altra parte, è ancora in fase di sviluppo: le due ruote, spiegano gli esperti di Give a Shift, devono in questo quadro essere considerate non parte del problema ma, al contrario, un utile alleato per risolverlo. In un contesto di crescita della popolazione - e quindi di aumento della densità nei centri urbani e metropolitani con conseguente congestione del traffico e aumento delle emissioni - le moto non potranno e non dovranno essere sostituite dalle automobili, sia pure se a guida autonoma. È necessario un rilancio della categoria - concludono oltre oceano - che ponga un freno alla diminuzione d’interesse da parte del pubblico e, anzi, ne stimolino l’acquisto. Le soluzioni riguarderebbero una diminuzione sia dei prezzi che delle cilindrate, capace cioè di attirare nuovi clienti, bisognerebbe promuovere maggiormente il motociclismo come attività per tutti e fare degli sportivi e dei campioni veri e propri ambasciatori di una nuova mobilità urbana.
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