Krugger SR400, la piccoletta dall'anima sovralimentata
Essere eclettici è una dote rara ma che fa la differenza tra i customizzatori. Fred “Krugger” Bertrand ha questa caratteristica, che si somma a un’altra: quella di costruire moto pazzesche. L’ultima è un tributo a uno dei meccanici storici di Valentino Rossi
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Fuoriserie
Valentino, Mamola, Doohan e tutti gli altri
Nell’elenco dei vincitori del campionato del mondo per custom e dei best in show negli appuntamenti che contano, il nome del belga Fred “Krugger” Bertrand ricorre spesso. Tutte le volte che questo preparatore quarantaseienne mette in bacheca un trofeo nuovo, lo fa grazie a dei mezzi che lasciano a bocca aperta. L’ultimo in ordine di tempo è un titolo mondiale arrivato grazie alla Nurb’s, che sembra arrivare da un cyber-futuro e ha come base l’ipertecnologica BMW K1600 a sei cilindri.
Per la sua ultima creazione Krugger è passato dalla casa di Monaco a un altro marchio molto attivo nel settore delle special, Yamaha. Questa volta però nessuna moto sofisticata, la base scelta è la piccola monocilindrica vintage della casa di Iwata, l’inossidabile SR400.
La location scelta per la presentazione è stata il Wheels and Waves di Biarritz. "Ho scelto la SR400 per un ritorno alle origini, alle radici della motocicletta" ha spiegato il preparatore che ha realizzata questa cafè racer rigorosa e corsaiola in omaggio a Bernard Ansiau, meccanico belga di spicco del Motomondiale, uno che per intenderci ha fatto la fortuna di piloti del calibro di Wayne Rainey e Mick Doohan e che attualmente fa parte della crew di fiducia di tal Rossi Valentino. Di fondo c’è la volontà di sottolineare il lavoro nell’ombra che i meccanici fanno per la vittoria dei piloti: il tributo a questi sacrifici ha le forme che ricordano molto le vecchie TZ degli anni Settanta, moto tra l’altro su cui lo stesso Ansiau ha messo le mani.
Ma c’è dell’altro, o meglio, c’è un dettaglio preoccupante che modifica molto l’aura paciosa di questa piccola motocicletta, Fred infatti ha installato un compressore volumetrico Aisin 300 alla faccia di più blasonati mostri di Akashi, mentre per renderla più old school, è stata tolta l’iniezione elettronica, sostituita da un carburatore S&S da 48 millimetri, e per farla cantare meglio, anche lo scarico originale ha fatto posto a un terminale artigianale.
Oltre a questi miglioramenti meccanici, molti altri lavori sono stati effettuati sulla motocicletta che di suo si presta a molteplici interpretazioni.
Mister Krugger ha rimodellato il serbatoio originale, accoppiandoloo con un bel codino monoposto: come di solito succede, il terzo elemento per questo genere di moto è un cupolino, che, in questo caso, ospita la strumentazione Motogadget.
La ciclistica anteriore è rimasta stock, mentre per la coppia di ammortizzatori posteriori sono stati scelti dei Fox che rimpiazzano quelli di serie.
Per il freno anteriore e la frizione idraulica Bertrand s’è rivolto a Beringer e per le gomme a Dunlop con una coppia di K81; fatti in casa invece i semimanubri e le pedane.
Compressore a parte, un altro dettaglio veramente interessante è la verniciatura, che va vista da vicino: se a uno sguardo distratto potrebbe sembrare il classico tema speed block tanto caro a chi costruisce Yamaha ispirate al passato, osservando con più attenzione si possono leggere all’interno delle zone colorate in blu i nomi dei piloti con cui Ansiau ha collaborato. Tutti cognomi molto importanti per una sorta di album di ricordi: averlo su due ruote non è da tutti. Sovralimentato poi...
Nell’elenco dei vincitori del campionato del mondo per custom e dei best in show negli appuntamenti che contano, il nome del belga Fred “Krugger” Bertrand ricorre spesso. Tutte le volte che questo preparatore quarantaseienne mette in bacheca un trofeo nuovo, lo fa grazie a dei mezzi che lasciano a bocca aperta. L’ultimo in ordine di tempo è un titolo mondiale arrivato grazie alla Nurb’s, che sembra arrivare da un cyber-futuro e ha come base l’ipertecnologica BMW K1600 a sei cilindri.
Per la sua ultima creazione Krugger è passato dalla casa di Monaco a un altro marchio molto attivo nel settore delle special, Yamaha. Questa volta però nessuna moto sofisticata, la base scelta è la piccola monocilindrica vintage della casa di Iwata, l’inossidabile SR400.
La location scelta per la presentazione è stata il Wheels and Waves di Biarritz. "Ho scelto la SR400 per un ritorno alle origini, alle radici della motocicletta" ha spiegato il preparatore che ha realizzata questa cafè racer rigorosa e corsaiola in omaggio a Bernard Ansiau, meccanico belga di spicco del Motomondiale, uno che per intenderci ha fatto la fortuna di piloti del calibro di Wayne Rainey e Mick Doohan e che attualmente fa parte della crew di fiducia di tal Rossi Valentino. Di fondo c’è la volontà di sottolineare il lavoro nell’ombra che i meccanici fanno per la vittoria dei piloti: il tributo a questi sacrifici ha le forme che ricordano molto le vecchie TZ degli anni Settanta, moto tra l’altro su cui lo stesso Ansiau ha messo le mani.
Ma c’è dell’altro, o meglio, c’è un dettaglio preoccupante che modifica molto l’aura paciosa di questa piccola motocicletta, Fred infatti ha installato un compressore volumetrico Aisin 300 alla faccia di più blasonati mostri di Akashi, mentre per renderla più old school, è stata tolta l’iniezione elettronica, sostituita da un carburatore S&S da 48 millimetri, e per farla cantare meglio, anche lo scarico originale ha fatto posto a un terminale artigianale.
Oltre a questi miglioramenti meccanici, molti altri lavori sono stati effettuati sulla motocicletta che di suo si presta a molteplici interpretazioni.
Mister Krugger ha rimodellato il serbatoio originale, accoppiandoloo con un bel codino monoposto: come di solito succede, il terzo elemento per questo genere di moto è un cupolino, che, in questo caso, ospita la strumentazione Motogadget.
La ciclistica anteriore è rimasta stock, mentre per la coppia di ammortizzatori posteriori sono stati scelti dei Fox che rimpiazzano quelli di serie.
Per il freno anteriore e la frizione idraulica Bertrand s’è rivolto a Beringer e per le gomme a Dunlop con una coppia di K81; fatti in casa invece i semimanubri e le pedane.
Compressore a parte, un altro dettaglio veramente interessante è la verniciatura, che va vista da vicino: se a uno sguardo distratto potrebbe sembrare il classico tema speed block tanto caro a chi costruisce Yamaha ispirate al passato, osservando con più attenzione si possono leggere all’interno delle zone colorate in blu i nomi dei piloti con cui Ansiau ha collaborato. Tutti cognomi molto importanti per una sorta di album di ricordi: averlo su due ruote non è da tutti. Sovralimentato poi...
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