Kawasaki ha comprato Bimota?
Secondo voci insistenti la casa giapponese avrebbe da poco rilevato la storica factory Bimota attualmente di proprietà svizzera. Se fosse vero segnerebbe la rinascita di un marchio che ormai da anni non dà più notizie di sé, ma al momento Kawasaki si trincera dietro un diplomatico "no comment"
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Notizie dalla rete
Sogno o realtà?
Se confermata la notizia sarebbe di quelle capaci di animare le discussioni dei bar per settimane. Secondo quanto riporta il sito di yesterbike, community che riunisce dal 2008 numerosi appassionati di moto d’epoca, Kawasaki avrebbe rilevato lo storico marchio Bimota, attualmente di proprietà degli imprenditori svizzeri Marco Chiancianesi e Daniele Longoni. Sempre secondo queste voci, l'acquisizione sarà confermata con una conferenza stampa nelle prossime settimane. Di Bimota si sono perse le tracce da anni, l’ultima apparizione al salone diMilano risale al 2015 con tanti bei progetti ma di concreto si è visto poco o nulla. Di fatto la factory riminese aveva sospeso la produzione da anni chiudendo lo stabilimento.
Bimota era nata nel 1975, soci fondatori Giuseppe Morri e il geniale Massimo Tamburini, giovani romagnoli con l’idea fissa di realizzare sportive all’avanguardia con ciclistiche di qualità superiore a quanto allora offrivano le grandi case (giapponesi soprattutto). Nacquero modelli che hanno segnato la storia, con soluzione tecniche e stilistiche allora all’avanguardia. La prima fu la HB1, un kit per trasformare la Honda CB 750 a cui seguirono modelli sviluppati su motori Honda Kawsaki, Suzuki, Yamaha e Ducati. Tamburini se ne andò nel 1983 per passare al gruppo Cagiva, ma le cose continuarono ad funzionare "bene", le prime difficoltà si ebbero negli anni 90 e poi “definitivamente” nel nuovo millennio con un susseguirsi di proprietà che hanno sempre promesso rilanci mai visti. L’ingresso di Kawasaki cambierebbe decisamente le carte in tavola, potremmo pensare a moto sportive di altissimo livello, ma non ci stupiremmo se col marchio Bimota tornassero anche su strada modelli dal sapore vintage. Sapremo a breve se tutto questo sono solo voci di “sognatori” o solida realtà, per il momento Kawasaki si trincera dietro un diplomatico "no comment", quindi senza smentire né confermare.
Se confermata la notizia sarebbe di quelle capaci di animare le discussioni dei bar per settimane. Secondo quanto riporta il sito di yesterbike, community che riunisce dal 2008 numerosi appassionati di moto d’epoca, Kawasaki avrebbe rilevato lo storico marchio Bimota, attualmente di proprietà degli imprenditori svizzeri Marco Chiancianesi e Daniele Longoni. Sempre secondo queste voci, l'acquisizione sarà confermata con una conferenza stampa nelle prossime settimane. Di Bimota si sono perse le tracce da anni, l’ultima apparizione al salone diMilano risale al 2015 con tanti bei progetti ma di concreto si è visto poco o nulla. Di fatto la factory riminese aveva sospeso la produzione da anni chiudendo lo stabilimento.
Bimota era nata nel 1975, soci fondatori Giuseppe Morri e il geniale Massimo Tamburini, giovani romagnoli con l’idea fissa di realizzare sportive all’avanguardia con ciclistiche di qualità superiore a quanto allora offrivano le grandi case (giapponesi soprattutto). Nacquero modelli che hanno segnato la storia, con soluzione tecniche e stilistiche allora all’avanguardia. La prima fu la HB1, un kit per trasformare la Honda CB 750 a cui seguirono modelli sviluppati su motori Honda Kawsaki, Suzuki, Yamaha e Ducati. Tamburini se ne andò nel 1983 per passare al gruppo Cagiva, ma le cose continuarono ad funzionare "bene", le prime difficoltà si ebbero negli anni 90 e poi “definitivamente” nel nuovo millennio con un susseguirsi di proprietà che hanno sempre promesso rilanci mai visti. L’ingresso di Kawasaki cambierebbe decisamente le carte in tavola, potremmo pensare a moto sportive di altissimo livello, ma non ci stupiremmo se col marchio Bimota tornassero anche su strada modelli dal sapore vintage. Sapremo a breve se tutto questo sono solo voci di “sognatori” o solida realtà, per il momento Kawasaki si trincera dietro un diplomatico "no comment", quindi senza smentire né confermare.
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