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Jorge Martin e gli altri giovani talenti: i dieci nomi caldi per la MotoGP

L'accordo dello spagnolo con Ducati restringe il numero di posti in classe regina: i piloti promettenti non mancano, ma serve il riscontro della pista. Tra gli italiani Bastianini, Di Giannantonio, Marini e Arbolino sono i più quotati, ma Dorna vorrebbe lanciare anche americani come Joe Roberts o australiani come Gardner. Dall'est arrivano molti piloti, ma pochi sono quelli capaci di fare bene ai massimi livelli
Ducati sembra aver messo le mani su Jorge Martin, lo spagnolo il prossimo anno dovrebbe prendere il posto di Jack Miller nel team Prmac, se la mossa di mercato può sembrare azzardata, bisogna ricordare che i principali top rider in MotoGP hanno firmato per il biennio 2021-22 e che quindi tutte le trattative per i giovani talenti rischiano di rimanere ferme per quasi un biennio. Come aveva detto lo stesso iridato Moto3 2018 “chi non va in MotoGP l'anno prossimo rischia di non andarci più fino al 2023”. Il suo manager Albert Valera ha confermato al periodico sportivo AS che “l'accordo c'è, manca solo la firma ma sono ottimista”. La fretta di Martin da un lato è comprensibile ma tradisce solo una mezza verità: se è vero che Marquez, Vinales, Quartararo, Rins e Mir hanno rinnovato con dei contratti biennali, Dovizioso, Rossi e Crutchlow potrebbero decidere di prolungare per una sola stagione o non farlo, scompaginando il quadro del mercato. Andiamo a vedere con il nostro Guido Sassi allora quali sono i piloti giovani più quotati.

I dieci nomi hot
Quali sono i talenti più interessanti in ottica futura, quelli che possono spingere i team manager a rischiare un investimento nonostante in questa stagione non si sia ancora iniziato a correre? Martin era il vero prezzo pregiato: campione del mondo 2018 in Moto3 con 7 vittorie, il 22enne iberico ha avuto anche un ottimo 2019 da rookie in Moto2. Jorge è arrivato poco più indietro di Di Giannantonio e Bastianini in classifica generale, ma rispetto ai due debuttanti italiani ha avuto un finale di stagione in crescendo, dopo che la sua Ktm gli aveva dato non pochi grattacapi nelle prime gare. Martin ha vinto la Rookies Cup nel 2014 ed è già stato compagno di squadra proprio di Diggia nel 2018. Ha uno stile di guida coraggioso e con la Ktm ha imparato a guidare “sporco” già in Moto2, lasciando immaginare ai vari team manager una predisposizione per i grossi V4 della MotoGP.

Diggia e il Bestia
Bastianini era un altro nome segnato sui taccuini degli uomini Ducati, ma su Enea al momento il giudizio è sospeso. Il riminese è un classe 1997 ma in passato, nonostante la militanza in squadre di primissimo livello (Gresini, Monlau, Leopard) ha vinto appena 3 gare in 5 anni, mostrando molti alti e bassi e anche qualche difetto caratteriale. Quest'anno ha iniziato bene, con un podio in Qatar. Di Giannantonio ha avuto una crescita più lineare e l'anno scorso ha addirittura sfiorato il successo in Moto2 nell'anno d'esordio: la vittoria gli è stata negata a Misano solo per un'interpretazione piuttosto elastica del regolamento in favore di Augusto Fernandez. Fabio attualmente corre per la Speed Up di Luca Boscoscuro.

Non mi manda Vale
Luca Marini ha alle spalle ormai quattro anni di Moto2. Nelle ultime due stagioni il fratello di Rossi ha corso con lo Sky Racing Team VR46 e non ha demeritato: una vittoria nel 2018, due l'anno scorso in un campionato tribolato per via di una spalla operata che lo ha tormentato fino a metà 2019. Correre con il fratello maggiore probabilmente rimarrà un sogno, ma l'approdo in classe regina potrebbe arrivare presto, meglio se con un titolo in dote. Stesso discorso per Lorenzo Baldassarri: il Balda ormai è un esperto nella categoria di mezzo e per salire di livello dovrà finalmente dimostrare di essere un vincente anche sulla distanza di un campionato.

Stelle, strisce e canguri
Ci sono state nazioni che in passato hanno scritto la storia della classe regina, ma che ora sono in grande sofferenza in quanto a talenti. È parzialmente vero per l'Australia, con Jack Miller che ha l'infausto compito di succedere a Casey Stoner, ma per gli Stati Uniti il piatto piange ormai dai tempi di Hayden e Ben Spies. Qualcosa però si sta muovendo, con Joe Roberts - nessuna parentela con il mitico Kenny- poleman a Losail, pilota benedetto niente meno che da Kevin Schwantz. Sempre più competitivo nelle ultime stagioni è anche Remy Gardner: in questo caso la parentela c'entra, eccome. Il figlio di Wayne ha sicuramente ereditato uno stile di guida aggressivo, ma in carriera ha un solo podio all'attivo e non sembra ancora pronto alla classe regina.

Il vento del Far East
Non sono più tempi di velocissimi giapponesi come Abe, Haga o Kato, ma Tetsuta Nagashima quest'anno ha vinto la gara di apertura in Moto2, Tatsu Suzuki è stato adottato da Paolo Simoncelli che lo ha fatto diventare un pilota di successo in Moto3. Dietro a loro stanno crescendo i vari Ai Ogura e Kaito Toba, che hanno il vantaggio di essere nati dal 2000 in avanti. Honda aspetta un pilota asiatico – non per forza giapponese- per sfondare in classe regina, ma ci vorrà ancora del tempo.

Il millennial più hot
La nuova leva mostra sicuramente alcuni piloti interessanti, uno su tutti lo abbiamo in casa: Tony Arbolino ha avuto un ottimo 2019, una stagione nella quale ha fatto un deciso passo in avanti rispetto all'anno precedente. Il lombardo è rimasto nel team Marinelli Snipers, e anzi forse proprio perché ha cambiato pochissimo: ha triplicato il suo saldo di punti e ha ottenuto le prime due vittorie in carriera, il finale di stagione però non è stato all'altezza degli inizi. Tony vive a Lugano e si allena con Jorge Lorenzo, che sembra prodigo di consigli nei confronti del suo compaesano. Arbolino è veloce e furbo, ha tutte le carte in regola per diventare un vero campione: questo il momento di dare quel qualcosa in più per riuscire a concretizzare il proprio talento.
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