Johnny Rea: "Aprilia mi aveva cercato, ma non mi interessava"
Il 5 volte campione del mondo superbike parla delle opportunità per passare in MotoGP: "Con Honda c'era una possibilità con Aspar, ma quella moto non era competitiva. E quando invece Dani si è ritirato, ormai c'era Lorenzo in ballo". Sulla ripresa della stagione SBK: "Mi piacerebbe partire a Donington, ma mi sembra difficile"
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Jonathan Rea sta trascorrendo la quarantena nella sua casa di campagna, in Irlanda del Nord. Con due bimbi piccoli il cinque volte campione del mondo superbike ha parecchio da fare, ma ha trovato anche il tempo di divertirsi realizzando un divertente video, nel quale lo si può vedere all'opera con una piccola moto da cross girare in casa. Tra una partita con i figli e le faccende domestiche, Johnny ha scambiato anche quattro chiacchiere con Neil Hodgson e Gavin Emmett, parlando di Superbike e MotoGP.
La quarantena
Johnny si gode la famiglia: “È un territorio nuovo questo per me, che sono sempre in giro. I bambini sono attivi, non è semplice stare dietro a loro tutto il giorno. Poi ho la palestra, gli allenamenti. Mi piacerebbe ripartire in luglio a Donington – anche se non penso che succederà- e mi manca la squadra, mi mancano i ragazzi, gli scherzi la sera. Mi mancano quanto pilotare. Ho fatto quel video con la moto: una cosa divertente, ma mia moglie non era tanto dell'idea...”.
Il primo round
Rea vede il bicchiere mezzo pieno: “Bisognerà ricominciare proprio da zero, Phillip Island è una specie di shakedown...come siamo andati? Mi dispiace per l'incidente in gara uno, è stata una cosa strana. Stavo rimontando, ho provato a passare in un punto non proprio indicato, troppo all'esterno. In gara due poi Alex è scappato subito in testa, sono contento per lui. Anche se non sono felice di essere stato battuto, so cosa vuol dire arrivare in un team nuovo e vincere, conosco quella sensazione”.
Gli inizi in sbk
Johnny parla anche degli inizi nel campionato del mondo: dell'atmosfera e della moto. “La prima volta che sono arrivato in sbk c'erano un paio di sponsor che erano marchi di alcolici - una era Corona tra l'altro- e c'era ancora l'abitudine di farsi una birra nel paddock alla domenica, finito tutto. C'era una bella atmosfera”. Rea ripensa ai propri risultati con la Honda e gli dà valore: “Il lavoro di Ten Kate è stato ampiamente sottovalutato, sono stati capaci di fare ottime cose con il materiale a disposizione. E poi c'erano piloti come Biaggi e Haslam che andavano forte nel campionato. Il livello era buono perché c'erano piloti forti che venivano dalla MotoGP e la mia moto non faceva mai passi in avanti come sviluppo".
La motoGP
Rea ricorda un paio di contatti su tutti per quanto riguarda l'eterno mancato passaggio tra i prototipi. “Al tempo avevo parlato con il team Aspar, ma la moto non era competitiva, quella Honda valeva un terzo dell'altra (era la versione Open della RCV, ndr), è difficile convincersi a passare di categoria con quel materiale tecnico. Più recentemente c'era dell'interesse quando Dani Pedrosa si è ritirato, ma la trattativa con Lorenzo era già in corso, e non se ne è fatto niente. Anche Aprilia mi aveva cercato, ma non mi interessava, a dire il vero. Ho sentito quel che ha detto Scott (Redding, ndr, in una precedente intervista), eh sì, più o meno il timore era quello, di trovarmi in una situazione dove mi sarei potuto sentire non a mio agio. In MotoGP fai la vita da star, ci sono le ragazze, ma io amo mia moglie e con 13 gare l'anno ho tempo per la mia famiglia”.
Le rivalità
“La rivalità tra me e Tom Sykes è stata più una cosa costruita dai media e basata sulla rivalità dei meccanici, cose legate allo sviluppo della moto. Chaz è stato il mio avversario forse più difficile, abbiamo avuto carriere similari fin dal BSB".
Il futuro
A 33 anni Jonathan Rea non sta ancora pensando a quel che sarà il domani, e ripete il solito mantra che recita da qualche anno ormai “Faccio ancora un paio di stagioni...e poi forse ci ripenserò!”.
La quarantena
Johnny si gode la famiglia: “È un territorio nuovo questo per me, che sono sempre in giro. I bambini sono attivi, non è semplice stare dietro a loro tutto il giorno. Poi ho la palestra, gli allenamenti. Mi piacerebbe ripartire in luglio a Donington – anche se non penso che succederà- e mi manca la squadra, mi mancano i ragazzi, gli scherzi la sera. Mi mancano quanto pilotare. Ho fatto quel video con la moto: una cosa divertente, ma mia moglie non era tanto dell'idea...”.
Il primo round
Rea vede il bicchiere mezzo pieno: “Bisognerà ricominciare proprio da zero, Phillip Island è una specie di shakedown...come siamo andati? Mi dispiace per l'incidente in gara uno, è stata una cosa strana. Stavo rimontando, ho provato a passare in un punto non proprio indicato, troppo all'esterno. In gara due poi Alex è scappato subito in testa, sono contento per lui. Anche se non sono felice di essere stato battuto, so cosa vuol dire arrivare in un team nuovo e vincere, conosco quella sensazione”.
Gli inizi in sbk
Johnny parla anche degli inizi nel campionato del mondo: dell'atmosfera e della moto. “La prima volta che sono arrivato in sbk c'erano un paio di sponsor che erano marchi di alcolici - una era Corona tra l'altro- e c'era ancora l'abitudine di farsi una birra nel paddock alla domenica, finito tutto. C'era una bella atmosfera”. Rea ripensa ai propri risultati con la Honda e gli dà valore: “Il lavoro di Ten Kate è stato ampiamente sottovalutato, sono stati capaci di fare ottime cose con il materiale a disposizione. E poi c'erano piloti come Biaggi e Haslam che andavano forte nel campionato. Il livello era buono perché c'erano piloti forti che venivano dalla MotoGP e la mia moto non faceva mai passi in avanti come sviluppo".
La motoGP
Rea ricorda un paio di contatti su tutti per quanto riguarda l'eterno mancato passaggio tra i prototipi. “Al tempo avevo parlato con il team Aspar, ma la moto non era competitiva, quella Honda valeva un terzo dell'altra (era la versione Open della RCV, ndr), è difficile convincersi a passare di categoria con quel materiale tecnico. Più recentemente c'era dell'interesse quando Dani Pedrosa si è ritirato, ma la trattativa con Lorenzo era già in corso, e non se ne è fatto niente. Anche Aprilia mi aveva cercato, ma non mi interessava, a dire il vero. Ho sentito quel che ha detto Scott (Redding, ndr, in una precedente intervista), eh sì, più o meno il timore era quello, di trovarmi in una situazione dove mi sarei potuto sentire non a mio agio. In MotoGP fai la vita da star, ci sono le ragazze, ma io amo mia moglie e con 13 gare l'anno ho tempo per la mia famiglia”.
Le rivalità
“La rivalità tra me e Tom Sykes è stata più una cosa costruita dai media e basata sulla rivalità dei meccanici, cose legate allo sviluppo della moto. Chaz è stato il mio avversario forse più difficile, abbiamo avuto carriere similari fin dal BSB".
Il futuro
A 33 anni Jonathan Rea non sta ancora pensando a quel che sarà il domani, e ripete il solito mantra che recita da qualche anno ormai “Faccio ancora un paio di stagioni...e poi forse ci ripenserò!”.
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