Inseguimento a Firenze, il ragazzo investito non ce l'ha fatta
Duccio Dini non ce l'ha fatta, il ragazzo, mentre era in sella al suo scooter, era stato travolto da una delle auto coinvolte in un assurdo inseguimento per le strade di Firenze. I genitori hanno dato il consenso all'espianto degli organi, mentre in città monta la protesta contro il campo rom da cui provenivano le persone coinvolte nell'inseguimento
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Dramma a Firenze
A mezzogiorno era iniziata la procedura per l'accertamento della morte celebrale di Duccio Dini e, dopo sette ore il ragazzo è stato dichiarato clinicamente morto. Questo è il drammatico epilogo di un assurdo inseguimento avvenuto domenica per le strade di Firenze con protagoniste due auto con a bordo tre rom provenienti dal campo nomadi della città toscana. Il ragazzo era fermo in sella al suo scooter quando una delle due auto lo ha centrato a velocità folle sbalzandolo a oltre 20 metri di distanza. Le condizioni di Duccio parse fin da subito gravissime e le speranze di salvarlo ridotte al lumicino.
Per la sua morte i magistrati hanno iscritto nel registro degli indagati tre persone con l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Nell'inchiesta del pm Tommaso Coletta sono coinvolti Debran Mustafa e Remzi Amet, arrestati domenica dai carabinieri, e Antonio Mustafa denunciato a piede libero. I tre dovranno rispondere anche dell'accusa di lesioni nei confronti del quarto uomo di origine macedone inseguito dalle due auto. La dinamica dell'incidente è stata accertata dalla procura con l'ausilio delle dichiarazioni dei presenti, oltre che dalle registrazioni delle telecamere, in un video si vede chiaramente come anche un altro scooterista ha rischiato di essere centrato in pieno dalle auto in contromano, e solo i riflessi del pilota hanno consentito di evitare lo schianto. In via Canova, luogo dello schianto è stato organizzato un sit in di protesta che si è trasformato in un corteo a cui hanno partecipato oltre 500 persone che si sono divise tra cori in ricordo del ragazzo e proteste contro il campo rom da cui provenivano i tre uomini a bordo delle auto. Rabbia che poco dopo si è concretizzata con un distaccamento di 300 persone che si è avvicinata pericolosamente al campo presidiato dalle forze dell'ordine.
Il sindaco Dario Nardella oggi ha ribadito l'invito alla cittadinanza a partecipare "uniti al dolore della famiglia". Mentre ha chiesto alle forze politiche "di non avallare iniziative che incitano alla violenza e all'odio razziale". Ecco la sua dichiarazione: "Duccio non ce l’ha fatta. La sua battaglia per la vita è finita tra le braccia della sua splendida famiglia e degli amici. A loro va il profondo cordoglio di tutta Firenze. Per questo ho deciso di proclamare il lutto cittadino. Il comune si costituirà come parte civile al processo, ma la nostra città non cerca vendetta e non è razzista. Ma vuole legalità e giustizia e se il ministro dell'interno vorrà aiutare per davvero la nostra città ha l'occasione per mettere a disposizione più risorse, più mezzi e più uomini".
A mezzogiorno era iniziata la procedura per l'accertamento della morte celebrale di Duccio Dini e, dopo sette ore il ragazzo è stato dichiarato clinicamente morto. Questo è il drammatico epilogo di un assurdo inseguimento avvenuto domenica per le strade di Firenze con protagoniste due auto con a bordo tre rom provenienti dal campo nomadi della città toscana. Il ragazzo era fermo in sella al suo scooter quando una delle due auto lo ha centrato a velocità folle sbalzandolo a oltre 20 metri di distanza. Le condizioni di Duccio parse fin da subito gravissime e le speranze di salvarlo ridotte al lumicino.
Per la sua morte i magistrati hanno iscritto nel registro degli indagati tre persone con l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Nell'inchiesta del pm Tommaso Coletta sono coinvolti Debran Mustafa e Remzi Amet, arrestati domenica dai carabinieri, e Antonio Mustafa denunciato a piede libero. I tre dovranno rispondere anche dell'accusa di lesioni nei confronti del quarto uomo di origine macedone inseguito dalle due auto. La dinamica dell'incidente è stata accertata dalla procura con l'ausilio delle dichiarazioni dei presenti, oltre che dalle registrazioni delle telecamere, in un video si vede chiaramente come anche un altro scooterista ha rischiato di essere centrato in pieno dalle auto in contromano, e solo i riflessi del pilota hanno consentito di evitare lo schianto. In via Canova, luogo dello schianto è stato organizzato un sit in di protesta che si è trasformato in un corteo a cui hanno partecipato oltre 500 persone che si sono divise tra cori in ricordo del ragazzo e proteste contro il campo rom da cui provenivano i tre uomini a bordo delle auto. Rabbia che poco dopo si è concretizzata con un distaccamento di 300 persone che si è avvicinata pericolosamente al campo presidiato dalle forze dell'ordine.
Il sindaco Dario Nardella oggi ha ribadito l'invito alla cittadinanza a partecipare "uniti al dolore della famiglia". Mentre ha chiesto alle forze politiche "di non avallare iniziative che incitano alla violenza e all'odio razziale". Ecco la sua dichiarazione: "Duccio non ce l’ha fatta. La sua battaglia per la vita è finita tra le braccia della sua splendida famiglia e degli amici. A loro va il profondo cordoglio di tutta Firenze. Per questo ho deciso di proclamare il lutto cittadino. Il comune si costituirà come parte civile al processo, ma la nostra città non cerca vendetta e non è razzista. Ma vuole legalità e giustizia e se il ministro dell'interno vorrà aiutare per davvero la nostra città ha l'occasione per mettere a disposizione più risorse, più mezzi e più uomini".
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