Inghilterra, moto da fuoristrada tracciate per colpire chi non rispetta le regole
Per contrastare furti e, soprattutto, gli enduristi che violano le norme sulla circolazione off road, in Inghilterra c'è chi propone l’obbligo di tracciamento e geolocalizzazione di queste moto. La proposta è stata bocciata da più parti perché inutile, discriminatoria e lesiva della privacy
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Notizie dalla rete
Moto “tracciate”
Obbligare le moto off road a montare dispostivi elettronici di geolocalizzazione. Questa la “proposta” ventilata dal commissario della Polizia criminale inglese della Contea di Northumbria Kim McGuinness per contrastare i furti, ma specialmente “l'uso improprio delle moto e i comportamenti antisociali nella regione”.
Una proposta che ha fatto parecchio discutere: da una parte c’è chi guarda alla possibilità di combattere le violazioni del Codice - “Sto parlando di piantagrane - ha specificato il commissario - spesso giovani che guidano moto che non potrebbero circolare su strada e che a volte sono rubate”, ma che dall’altra mina in maniera piuttosto palese la privacy dei motociclisti in regola e rispettosi della legge.
Anche in Inghilterra quello dei furti moto è un problema serio e in crescita, ma altrettanto vero è che un semplice dispositivo di geolocalizzazione istallato dalla concessionaria potrebbe essere manomesso con estrema facilità, rendendo così la soluzione del tutto inutile contro i ladri e i "soliti" furbi, mentre resterebbe lesiva dei diritti dei proprietari corretti: “Questo provvedimento è concepito male, non rispetta la privacy personale e rischia di avere uno scarso impatto sui trasgressori che potrebbero semplicemente disattivare o rimuovere il dispositivo – ha spiegato Craig Carey Clinch del National Motorcycle Council, sottolineando al contempo come “tutti i motociclisti rispettosi della legge” sarebbero in tal caso “sottoposti a controlli come se fossero dei criminali”.
L'idea alla base di questo provvedimento non piace nemmeno alla federazione motociclistica britannica, il cui presidente Jim Freeman oltre ad insistere sull’inutilità di “tracciare” le sole moto da off road, ha dichiarato: “Ci opponiamo a questa ingiusta e sinistra proposta. L'uso obbligatorio dei tracker è plausibile solo dopo una condanna inflitta dai tribunali con verdetti di colpevolezza. La proposta equivale a una punizione collettiva che colpisce centinaia di migliaia di motociclisti, che non hanno fatto nulla per essere trattati come dei criminali, insieme a una piccola minoranza di colpevoli”.
Obbligare le moto off road a montare dispostivi elettronici di geolocalizzazione. Questa la “proposta” ventilata dal commissario della Polizia criminale inglese della Contea di Northumbria Kim McGuinness per contrastare i furti, ma specialmente “l'uso improprio delle moto e i comportamenti antisociali nella regione”.
Una proposta che ha fatto parecchio discutere: da una parte c’è chi guarda alla possibilità di combattere le violazioni del Codice - “Sto parlando di piantagrane - ha specificato il commissario - spesso giovani che guidano moto che non potrebbero circolare su strada e che a volte sono rubate”, ma che dall’altra mina in maniera piuttosto palese la privacy dei motociclisti in regola e rispettosi della legge.
Anche in Inghilterra quello dei furti moto è un problema serio e in crescita, ma altrettanto vero è che un semplice dispositivo di geolocalizzazione istallato dalla concessionaria potrebbe essere manomesso con estrema facilità, rendendo così la soluzione del tutto inutile contro i ladri e i "soliti" furbi, mentre resterebbe lesiva dei diritti dei proprietari corretti: “Questo provvedimento è concepito male, non rispetta la privacy personale e rischia di avere uno scarso impatto sui trasgressori che potrebbero semplicemente disattivare o rimuovere il dispositivo – ha spiegato Craig Carey Clinch del National Motorcycle Council, sottolineando al contempo come “tutti i motociclisti rispettosi della legge” sarebbero in tal caso “sottoposti a controlli come se fossero dei criminali”.
L'idea alla base di questo provvedimento non piace nemmeno alla federazione motociclistica britannica, il cui presidente Jim Freeman oltre ad insistere sull’inutilità di “tracciare” le sole moto da off road, ha dichiarato: “Ci opponiamo a questa ingiusta e sinistra proposta. L'uso obbligatorio dei tracker è plausibile solo dopo una condanna inflitta dai tribunali con verdetti di colpevolezza. La proposta equivale a una punizione collettiva che colpisce centinaia di migliaia di motociclisti, che non hanno fatto nulla per essere trattati come dei criminali, insieme a una piccola minoranza di colpevoli”.
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