I dipendenti Gas Gas e KTM ai ferri corti: "Questa non è casa vostra"
Tensione alle stelle in Casa Gas Gas: dopo l’istanza di fallimento presentata qualche mese fa, l'azienda spagnola ha sperato nell’aiuto “offerto” dal colosso KTM. Aiuto che sembrerebbe in realtà essersi rivelato un’aggressiva strategia austriaca per liberarsi, assimilandola, della concorrenza… Gas Gas non ci sta e con un messaggio shock chiarisce il concetto: “Questa non è casa vostra”
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È guerra?
Già pesante a causa dell’istanza di fallimento presentata lo scorso maggio a causa di un debito di oltre 30 milioni di euro, il clima in casa Gas Gas peggiora e la tensione sale. Come già avevamo raccontato, alla porta del marchio spagnolo aveva bussato KTM, concorrente alla ricerca di una via utile, forse, per “assimilare” l’azienda iberica, eliminando così possibili nemici (anche se meno forti) sul mercato. La politica dell’austriaca è piuttosto chiara: già con Husqvarna le cose, a seguito dell’acquisizione, erano andate in modo abbastanza simile, con l’impianto di produzione italiano chiuso e i dipendenti che ancora non si sa se reintegrati o meno nelle strutture austriache. A Gas Gas, che da sola non è stata in grado di rimettersi in piedi (e nemmeno con gli aiuti forniti dal governo), farsi "salvare" da KTM potrebbe inevitabilmente costare qualcosa…Ma quanto? Troppo secondo i dipendenti spagnoli che hanno scelto di non assecondare alcuna “minaccia”, ma, al contrario, passare alla controffensiva. Il termine bellico non è esagerato: un manichino vestito di arancione, impiccato sulla facciata dell’edifico dell’azienda spagnola e davanti un falò con una bandiera KTM sventolante e una scritta in inglese e tedesco "Questa non è casa vostra".
Un messaggio decisamente “forte” (anche troppo) lanciato da Gas Gas per chiarire bene un concetto importante: salviamoci ma non a certe condizioni. Ben venga il salvataggio, sì, perché, oltre al marchio storico, in gioco ci sono anche tanti posti di lavoro: comprensibile quindi che i lavoratori, spaventati e provati da una situazione difficile che si protrae da tanto tempo, non vedano di buon occhio “l’invasore” austriaco. Le alternative però non sono molte: KTM potrebbe infatti essere (e per il momento lo è stata stata) l’ unica a bussate alle porte -chiuse- di Gas Gas, nonché l’unica, in quanto colosso del settore off-road, realmente in grado di cambiare (in bene o in male, questo non si sa) le sorti della casa spagnola.
Già pesante a causa dell’istanza di fallimento presentata lo scorso maggio a causa di un debito di oltre 30 milioni di euro, il clima in casa Gas Gas peggiora e la tensione sale. Come già avevamo raccontato, alla porta del marchio spagnolo aveva bussato KTM, concorrente alla ricerca di una via utile, forse, per “assimilare” l’azienda iberica, eliminando così possibili nemici (anche se meno forti) sul mercato. La politica dell’austriaca è piuttosto chiara: già con Husqvarna le cose, a seguito dell’acquisizione, erano andate in modo abbastanza simile, con l’impianto di produzione italiano chiuso e i dipendenti che ancora non si sa se reintegrati o meno nelle strutture austriache. A Gas Gas, che da sola non è stata in grado di rimettersi in piedi (e nemmeno con gli aiuti forniti dal governo), farsi "salvare" da KTM potrebbe inevitabilmente costare qualcosa…Ma quanto? Troppo secondo i dipendenti spagnoli che hanno scelto di non assecondare alcuna “minaccia”, ma, al contrario, passare alla controffensiva. Il termine bellico non è esagerato: un manichino vestito di arancione, impiccato sulla facciata dell’edifico dell’azienda spagnola e davanti un falò con una bandiera KTM sventolante e una scritta in inglese e tedesco "Questa non è casa vostra".
Un messaggio decisamente “forte” (anche troppo) lanciato da Gas Gas per chiarire bene un concetto importante: salviamoci ma non a certe condizioni. Ben venga il salvataggio, sì, perché, oltre al marchio storico, in gioco ci sono anche tanti posti di lavoro: comprensibile quindi che i lavoratori, spaventati e provati da una situazione difficile che si protrae da tanto tempo, non vedano di buon occhio “l’invasore” austriaco. Le alternative però non sono molte: KTM potrebbe infatti essere (e per il momento lo è stata stata) l’ unica a bussate alle porte -chiuse- di Gas Gas, nonché l’unica, in quanto colosso del settore off-road, realmente in grado di cambiare (in bene o in male, questo non si sa) le sorti della casa spagnola.
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Bravi dipendenti GasGas.
Visto l'arrganza con cui i dirigenti austriaci hanno aquisito e chiuso la febbrica di
Varese, ben fanno a chiuderli la porta in faccia.
Meglio sapere di cosa si finisce, che farsi mangiare dagli squali di Mattighofen.
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