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Filo d'acciaio contro gli enduristi, un nuovo caso

La cronaca riporta ancora una volta un episodio criminale ai danni di un giovane endurista. In sella sulla riva del fiume Oglio, un ragazzo di 16 anni ha rischiato la vita a causa di un cavo d’acciaio teso tra due alberi: ferma condanna della FMI, mentre il sindaco ricorda ai piloti che quelle sono strade vietate ai motociclisti
E' successo ancora
Matteo, 16 anni compiuti a gennaio, ha rischiato la vita durante una normale giornata di enduro sulle rive del fiume Oglio, a Costa Volpino. Non un incidente o una brutta caduta, ma, ancora una volta, l’atto criminale di ignoti: un filo metallico tra due alberi ad altezza pilota. Fortunatamente, il giovane ha riportato “solo” alcuni lividi su braccia e torace, fortunatamente il cavo non ha colpito il collo. I familiari hanno manifestato l'intenzione di sporgere denuncia contro ignoti, mentre Dario Colossi, Sindaco di Rogno, ha commentato a un quotidiano locale: “Occorre distinguere fra un reato grave e il rispetto delle regole da parte degli enduristi. Spero che chi ha tirato il filo di ferro venga individuato alla svelta e capisca quello che ha fatto. Ma i piloti devono ricordarsi che sugli argini e nei greti dei fiumi, così come nelle strade agrosilvopastorali o nei boschi, con le loro moto non possono circolare”.
Chiara e netta la posizione del Presidente FMI, Giovanni Copioli: “Sebbene il rispetto delle regole sia una delle nostre prerogative, la condanna verso questi veri e propri attentati deve essere chiara e senza esitazioni. Sono sorpreso e sconcertato dall'episodio avvenuto in una delle terre di origine dell'Enduro ed esprimo la mia vicinanza al giovane coinvolto e alla sua famiglia. Sono altresì sconcertato dalle dichiarazioni del Sindaco che dovrebbe avere la tutela dei suoi cittadini come assoluta priorità. Le sue parole possono essere invece male interpretate nei confronti di un vero atto criminale. Da parte nostra, come FMI, ci muoveremo presso le Autorità competenti affinché vengano compiute indagini e che il colpevole non solo “capisca” ma ne paghi le conseguenze. Allo stesso tempo faremo opera di sensibilizzazione presso i Moto Club della zona per mettere in atto azioni di sorveglianza verso questi atti criminali pur nel rispetto delle zone dove è consentita la pratica dell'Enduro”. 
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