Ducati non si vende, fine della storia
Ducati non è più in vendita: nero su bianco, l’amministratore delegato di Audi Rupert Stadler scrive la parola fine ad un capitolo iniziato quasi un anno fa. Tra Eicher Motors, Benetton e Polaris, le offerte non sono mancate, ma i lavoratori, unanimemente schierati per il no, hanno vinto la loro battaglia
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Faccenda chiusa
Con una comunicazione interna diretta al presidente di Ducati Claudio Domenicali, l’ad di Audi Rupert Stadler chiude una volta per tutte la discussione: la controllata italiana non si vende. A renderlo noto il quotidiano il Resto del Carlino che per primo ha pubblicato la notizia, supportata, pare, anche da conferme interne all'azienda.
Di una possibile cessione di Ducati se ne parlava da inizio anno, con numerosi acquirenti già disposti a concludere l’affare: dopo il ritiro di Harley Davidson, s’erano infatti palesate l’indiana Eicher Motors, proprietaria di Royal Enfield, con un’offerta di 1,6 miliardi di euro, la holding di Benetton con una proposta di 1,2 miliardi, le private equity Bain Capital e Pai Partners fino agli americani di Polaris. Niente da fare, però: tanti ringraziamenti e poi i saluti perché Ducati non è (più) in vendita.
Festeggiano i sindacati, con la rappresentante Fiom bolognese Bruna Rossetti che, in qualità di membro del coordinamento sindacale dei delegati Audi e Volkswagen, esulta sui social con un “ce l’abbiamo fatta!”. “Anche quando la vendita sembrava certa - spiega Rossetti - la Fiom ha continuato a lottare, portando a casa la solidarietà dei delegati delle altre fabbriche italiane del gruppo e l’aiuto non scontato dei sindacati di Audi e Volkswagen, che fin da subito hanno dichiarato la loro contrarietà”. Sì, perché fin dalle prime battute di tutta la faccenda, il principale ostacolo alla possibile vendita veniva riconosciuto proprio nella contrarietà manifestata dai lavoratori, forti del Comitato di sorveglianza del gruppo tedesco per metà composto dai loro rappresentanti. Un’altalena, tra offerte e ritiri, durata quasi un anno, che si ferma però oggi con un “sospiro di sollievo” dei dipendenti.
Di una possibile cessione di Ducati se ne parlava da inizio anno, con numerosi acquirenti già disposti a concludere l’affare: dopo il ritiro di Harley Davidson, s’erano infatti palesate l’indiana Eicher Motors, proprietaria di Royal Enfield, con un’offerta di 1,6 miliardi di euro, la holding di Benetton con una proposta di 1,2 miliardi, le private equity Bain Capital e Pai Partners fino agli americani di Polaris. Niente da fare, però: tanti ringraziamenti e poi i saluti perché Ducati non è (più) in vendita.
Festeggiano i sindacati, con la rappresentante Fiom bolognese Bruna Rossetti che, in qualità di membro del coordinamento sindacale dei delegati Audi e Volkswagen, esulta sui social con un “ce l’abbiamo fatta!”. “Anche quando la vendita sembrava certa - spiega Rossetti - la Fiom ha continuato a lottare, portando a casa la solidarietà dei delegati delle altre fabbriche italiane del gruppo e l’aiuto non scontato dei sindacati di Audi e Volkswagen, che fin da subito hanno dichiarato la loro contrarietà”. Sì, perché fin dalle prime battute di tutta la faccenda, il principale ostacolo alla possibile vendita veniva riconosciuto proprio nella contrarietà manifestata dai lavoratori, forti del Comitato di sorveglianza del gruppo tedesco per metà composto dai loro rappresentanti. Un’altalena, tra offerte e ritiri, durata quasi un anno, che si ferma però oggi con un “sospiro di sollievo” dei dipendenti.
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