Dottorcosta: la magia del Natale nel ricordo di un campione
La vita e i ricordi di Claudio Marcello Costa sono tutti legati ai motori, Natale compreso. Dalla sua casa sono passati i più grandi campioni della storia e proprio di uno di loro, il rodesiano Ray Amm, ci parla il medico più famoso della MotoGP nel racconto con il quale augura buon Natale e felice 2015 ai lettori di inSella.it. e a tutti gli appassionati
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Il dono di fare rivivere ciò che si ama
Ci sono nel calendario molti giorni di festa, tra questi, due in particolare, per simbologia e significato: Pasqua e Natale. Due feste divise nell’anno dal tempo e anche dalla consuetudine: Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. Infatti, la tradizione vuole il Natale più raccolto, più intimo, più familiare. Il Natale è sempre stato, e lo è tuttora, la fantasia dei bambini, l’aspettativa del dono, l’arrivo del mistero, un segreto svelato al loro piccolo, ma nello stesso tempo, sconfinato cuore.
Nella mia vita c’è stato un Natale che ricordo con particolare commozione: quello dell’anno 1955. Quando mio padre Checco mi regalò il dono del magico, del soprannaturale. La meraviglia di come fare rivivere ciò che si ama.
Nel giorno di Pasqua di quello stesso anno, alla vigilia della seconda edizione della Coppa d’Oro, la famosa corsa motociclistica inventata ed organizzata da mio padre che si sarebbe svolta sul circuito di Imola da lui creato, mi trovai seduto a cena vicino a un ospite speciale: Ray Amm. Uno dei piloti più forti e ammirati del momento, uno dei più coraggiosi.
Il giorno dopo avrebbe guidato per la prima volta la mitica MV Agusta, dopo aver vinto tante gare con l’altrettanto mitica Norton. Ray Amm era nato in Rodesia e aveva tratto dalle radici di quella terra africana la forza di un coraggio intrepido che gli faceva dire: “Se correndo non provassi il brivido della morte mi ritirerei subito”.
Quella sera mangiò a tavola con noi e io non toccai cibo, anche se squisito, perché non smettevo di guardare Amm. Mi affascinava il suo viso dolce e delicato. Mi emozionavo mentre con gesti misurati portava il cibo alla bocca annuendo col capo. Mi pareva una misura inusuale in chi trascendeva tutti i limiti mentre guidava la moto. All’indomani, curva dopo curva, si presentò all’appuntamento con la Signora vestita di nero che lui chiamava con dolcezza “angelo della morte”. E si fece rapire.
Alla vigilia del Natale successivo mio padre mi disse, accarezzandomi, qualcosa che non ho mai dimenticato: “Vedi, figlio mio, Ray Amm, il pilota morto a Pasqua, inchiodato alla croce di un martirio, tradito dalla sua passione smisurata, non essendo come Gesù non poteva risorgere dopo tre giorni. Ma può succedere che ad ogni Natale egli può rinascere nel tuo cuore come un dono magico. Il ricordo cancella l’oblio e ti regala l’eterno ritorno di chi rimarrà nella tua anima vivo, immortale nella gloria”.
Auguri di vivere il vostro destino!
Sono passati tanti anni, moltissimi. E una volta di più ci avviciniamo alla ricorrenza del Natale, alla sacralità delle parole di mio padre. Ma quest’anno, a differenza del passato quando tenevo tutto dentro di me, ho voglia di scrivere tante storie piene di emozioni e di ricordi. Come questa di Ray Amm e come altre che ho raccontato nel libro che ho scritto con il mio amico Luca Delli Carri (il libro è Magic Marquez, uscito nelle librerie da poco: se non lo trovate potete acquistarlo anche sul sito www.dottorcosta.com).
Con le storie che ho raccontato nel libro voglio inviare un messaggio di speranza, specialmente ai giovani: le avversità si possono battere e nella sofferenza del tormento c’è ciò che può salvare. Si può perfino tentare di battere, con l’astuzia, il diavolo in persona. Sono le imprese degli eroi, e nelle loro imprese c’è il tempo vero, un tempo che è speranza di altro tempo. In una parola: futuro. La mente che progetta futuro è sana, comunque vada a finire, e il libro racconta questo umano tempo: il tempo di vivere il proprio destino.
Che cosa c’è di più bello che augurare a tutti di vivere il proprio destino?
Buon Natale a tutti e felice anno nuovo, e che i fuochi d’artificio possano riflettere i frammenti di tutti i sogni dell’umanità.
Vi voglio bene!
Claudio Marcello Costa
Ci sono nel calendario molti giorni di festa, tra questi, due in particolare, per simbologia e significato: Pasqua e Natale. Due feste divise nell’anno dal tempo e anche dalla consuetudine: Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. Infatti, la tradizione vuole il Natale più raccolto, più intimo, più familiare. Il Natale è sempre stato, e lo è tuttora, la fantasia dei bambini, l’aspettativa del dono, l’arrivo del mistero, un segreto svelato al loro piccolo, ma nello stesso tempo, sconfinato cuore.
Nella mia vita c’è stato un Natale che ricordo con particolare commozione: quello dell’anno 1955. Quando mio padre Checco mi regalò il dono del magico, del soprannaturale. La meraviglia di come fare rivivere ciò che si ama.
Nel giorno di Pasqua di quello stesso anno, alla vigilia della seconda edizione della Coppa d’Oro, la famosa corsa motociclistica inventata ed organizzata da mio padre che si sarebbe svolta sul circuito di Imola da lui creato, mi trovai seduto a cena vicino a un ospite speciale: Ray Amm. Uno dei piloti più forti e ammirati del momento, uno dei più coraggiosi.
Il giorno dopo avrebbe guidato per la prima volta la mitica MV Agusta, dopo aver vinto tante gare con l’altrettanto mitica Norton. Ray Amm era nato in Rodesia e aveva tratto dalle radici di quella terra africana la forza di un coraggio intrepido che gli faceva dire: “Se correndo non provassi il brivido della morte mi ritirerei subito”.
Quella sera mangiò a tavola con noi e io non toccai cibo, anche se squisito, perché non smettevo di guardare Amm. Mi affascinava il suo viso dolce e delicato. Mi emozionavo mentre con gesti misurati portava il cibo alla bocca annuendo col capo. Mi pareva una misura inusuale in chi trascendeva tutti i limiti mentre guidava la moto. All’indomani, curva dopo curva, si presentò all’appuntamento con la Signora vestita di nero che lui chiamava con dolcezza “angelo della morte”. E si fece rapire.
Alla vigilia del Natale successivo mio padre mi disse, accarezzandomi, qualcosa che non ho mai dimenticato: “Vedi, figlio mio, Ray Amm, il pilota morto a Pasqua, inchiodato alla croce di un martirio, tradito dalla sua passione smisurata, non essendo come Gesù non poteva risorgere dopo tre giorni. Ma può succedere che ad ogni Natale egli può rinascere nel tuo cuore come un dono magico. Il ricordo cancella l’oblio e ti regala l’eterno ritorno di chi rimarrà nella tua anima vivo, immortale nella gloria”.
Auguri di vivere il vostro destino!
Sono passati tanti anni, moltissimi. E una volta di più ci avviciniamo alla ricorrenza del Natale, alla sacralità delle parole di mio padre. Ma quest’anno, a differenza del passato quando tenevo tutto dentro di me, ho voglia di scrivere tante storie piene di emozioni e di ricordi. Come questa di Ray Amm e come altre che ho raccontato nel libro che ho scritto con il mio amico Luca Delli Carri (il libro è Magic Marquez, uscito nelle librerie da poco: se non lo trovate potete acquistarlo anche sul sito www.dottorcosta.com).
Con le storie che ho raccontato nel libro voglio inviare un messaggio di speranza, specialmente ai giovani: le avversità si possono battere e nella sofferenza del tormento c’è ciò che può salvare. Si può perfino tentare di battere, con l’astuzia, il diavolo in persona. Sono le imprese degli eroi, e nelle loro imprese c’è il tempo vero, un tempo che è speranza di altro tempo. In una parola: futuro. La mente che progetta futuro è sana, comunque vada a finire, e il libro racconta questo umano tempo: il tempo di vivere il proprio destino.
Che cosa c’è di più bello che augurare a tutti di vivere il proprio destino?
Buon Natale a tutti e felice anno nuovo, e che i fuochi d’artificio possano riflettere i frammenti di tutti i sogni dell’umanità.
Vi voglio bene!
Claudio Marcello Costa
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