Decreto Trasparenza, i benzinai non mollano: si va verso lo sciopero
Il decreto trasparenza pubblicato in Gazzetta Ufficiale ha scontentato i benzinai, che oggi si riuniranno per votare il sì allo sciopero indetto per il 25 e 26 gennaio prossimi. Nel frattempo, l'Antitrust ha dato il via alle ispezioni alle sedi di alcuni dei principali gruppi petroliferi
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Sciopero benzinai
A poche ore dal tavolo tecnico organizzato dal Governo per martedì 17 gennaio, i benzinai tornano sul piede di guerra: nella mattinata di oggi le associazioni dei gestori che rappresentano 22.500 stazioni di servizio (Faib-Confesercenti, Fegica e Figisc Confcommercio) si riuniranno per votare il sì alla protesta proclamata la scorsa settimana contro il decreto trasparenza, poi “congelata” a seguito del primo incontro col Governo dello scorso venerdì.
Sotto accusa il decreto trasparenza pubblicato poche ore fa in Gazzetta Ufficiale: “Andiamo avanti - spiegano le associazioni - dal decreto ci aspettavamo delle aperture che non ci sono state e sanzioni così alte per una misura che non serve a nulla sono inaccettabili". "Ci hanno dato retta sulla media dei prezzi calcolata su base regionale e sullo stop alle comunicazioni quotidiane”, ha detto Bruno Bearzi della Figisc commentando il decreto. “Siamo però delusi ed arrabbiati - ha aggiunto - per le parti del decreto che continuano ad individuare nei gestori i responsabili delle storture del sistema attribuendoci ulteriori oneri e soprattutto ulteriori pesanti sanzioni, per questo è molto probabile che si vada verso la conferma dello sciopero”.
“Ondata di fango” e multe
Lo sciopero, va ricordato, era stato indetto dai sindacati a seguito della decisione presa dal Governo Meloni di mostrare, accanto al prezzo praticato dal distributore, anche quello medio nazionale con lo scopo di limitare le “speculazioni” da parte dei gestori delle stazioni di servizio, presi di fatto come capro espiatorio per l’aumento dei prezzi dei carburanti. Sotto accusa anche la sospensione dell’attività, prevista dopo la terza violazione, definita dagli stessi benzinai come un provvedimento che rischia di trasformarsi in “chiusura definitiva” con conseguenze a cascata anche per le imprese con cui i gestori hanno i contratti di fornitura.
Antitrust e GdF: via ai controlli
Nel frattempo, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha dato il via libera per l’ispezione alle sedi di alcuni dei principali fornitori, tra cui Eni, Esso Italiana, Italiana Petroli, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil Italia, per un totale di oltre mille pompe di benzina coinvolte
Da ciò che si apprende, l’Antitrust avrebbe avviato le istruttorie a seguito della omessa diligenza sui controlli rispetto alla rete dei distributori, in violazione dell’art. 20 del Codice del Consumo. “Spesso - ha spiegato l’Autorità - è risultata difformità tra il prezzo pubblicizzato e quello più alto in realtà applicato; in altri è stata riscontrata l’omessa esposizione del prezzo praticato, ovvero l’omessa comunicazione al portale “Osservaprezzi Carburanti”, utile al consumatore per trovare la pompa con il prezzo più basso".