Decreto Genova: Autostrade responsabile, si attende il Commissario
Arriva il decreto Genova: Autostrade, ritenuta responsabile dell’accaduto, dovrà pagare tutte le spese di ricostruzione e ripristino del sistema viario. “Garantisce” lo Stato, attingendo al Fondo per il finanziamento degli investimenti per un massimo di 30 milioni annui fino al 2029. A nominare gli operatori a cui affidare la ricostruzione ci penserà un Commissario straordinario
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Politica e trasporti
Alla fine chi pagherà?
Il Decreto Genova si concentra, com’è ovvio, sulla recente tragedia del ponte. In particolare, nelle 41 pagine di documento, viene riconosciuta ad Autostrade la responsabilità dell’evento, con obbligo di pagare per la sua ricostruzione entro 30 giorni. Si legge: “il concessionario del tratto autostradale alla data dell’evento, tenuto, in quanto responsabile del mantenimento in assoluta sicurezza e funzionalità dell’infrastruttura concessa ovvero in quanto responsabile dell’evento, a far fronte alle spese di ricostruzione dell’infrastruttura e di ripristino del connesso sistema viario, entro trenta giorni dalla richiesta del Commissario straordinario, versa sulla contabilità speciale di cui al comma 8 le somme necessarie al predetto ripristino ed alle altre attività connesse di cui al comma 5 […]”. Nel caso in cui Autostrade non pagasse o ritardasse le spese di ricostruzione del ponte - precisa comunque il documento - sarà lo Stato ad anticiparle, attingendo al Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale per un massimo di 30 milioni annui dal 2018 al 2029.
Autostrade paga (o quanto meno dovrebbe pagare), ma non partecipa alla ricostruzione: il decreto conferma infatti l'arrivo di un commissario straordinario con ampi poteri in carica 12 mesi (rinnovabili per non oltre un triennio) nominato dal presidente del consiglio dei ministri entro 10 giorni dall’entrata in vigore del decreto, il quale, a sua volta, affiderà la ricostruzione del ponte a “uno o più operatori economici” che non abbiano però alcuna partecipazione diretta o indiretta in concessionarie di strade a pedaggio o siano da esse controllate o collegate. A prescindere dalle spese di cui sopra, vengono “aggiornati” - decisamente in negativo - le risorse economiche e di personale destinate alla città.
I risarcimenti previsti per il porto scendono infatti a 30 milioni, un terzo cioè rispetto a quanto previsto in prima stesura. Una cifra irrisoria se si considerano i 500 milioni di perdite l’anno stimate dalla categorie portuali. Altrettanto colpita dal crollo del ponte Morandi è però la categoria dell’autotrasporto, che già segna un - 30% del suo fatturato; anche in questo caso, rispetto alla bozza del 21 settembre, i milioni “cancellati” sono tanti: 80 per il 2019 e altri 80 per il 2020. Dimezzate anche le assunzioni: per far fronte alle necessità conseguenti al crollo del ponte, Regione Liguria, Città metropolitana di Genova e Comune di Genova potranno assumere per gli anni 2018 e 2019 un massimo di 250 persone, 250 in meno cioè di quanto previsto dalla prima stesura del dl.
Tirando le somme, il decreto porterà a Genova poco più di 250 milioni: 107 più i 33 dall'ordinanza della Protezione civile nel 2018 e 112 milioni nel 2019. Una distanza enorme rispetto ai 4 miliardi di Pil che, secondo alcuni economisti, Genova perderà nel 2019.
Autostrade paga (o quanto meno dovrebbe pagare), ma non partecipa alla ricostruzione: il decreto conferma infatti l'arrivo di un commissario straordinario con ampi poteri in carica 12 mesi (rinnovabili per non oltre un triennio) nominato dal presidente del consiglio dei ministri entro 10 giorni dall’entrata in vigore del decreto, il quale, a sua volta, affiderà la ricostruzione del ponte a “uno o più operatori economici” che non abbiano però alcuna partecipazione diretta o indiretta in concessionarie di strade a pedaggio o siano da esse controllate o collegate. A prescindere dalle spese di cui sopra, vengono “aggiornati” - decisamente in negativo - le risorse economiche e di personale destinate alla città.
I risarcimenti previsti per il porto scendono infatti a 30 milioni, un terzo cioè rispetto a quanto previsto in prima stesura. Una cifra irrisoria se si considerano i 500 milioni di perdite l’anno stimate dalla categorie portuali. Altrettanto colpita dal crollo del ponte Morandi è però la categoria dell’autotrasporto, che già segna un - 30% del suo fatturato; anche in questo caso, rispetto alla bozza del 21 settembre, i milioni “cancellati” sono tanti: 80 per il 2019 e altri 80 per il 2020. Dimezzate anche le assunzioni: per far fronte alle necessità conseguenti al crollo del ponte, Regione Liguria, Città metropolitana di Genova e Comune di Genova potranno assumere per gli anni 2018 e 2019 un massimo di 250 persone, 250 in meno cioè di quanto previsto dalla prima stesura del dl.
Tirando le somme, il decreto porterà a Genova poco più di 250 milioni: 107 più i 33 dall'ordinanza della Protezione civile nel 2018 e 112 milioni nel 2019. Una distanza enorme rispetto ai 4 miliardi di Pil che, secondo alcuni economisti, Genova perderà nel 2019.
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