Dalla Honda Gold Wing alla Kenzo: è la special di Death Machines of London
Nasce da una vecchia Gold Wing del 1977 la nuova special creata dal laboratorio britannico: pur avendo un’aria futuristica, s’ispira all'armatura dei samurai. È ancora in vendita: bastano solo 65mila euro...
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Fuoriserie
Corazza a strati
L’ultima nata nell’officina della britannica Death Machines of London si chiama Kenzo e s’ispira alla cultura dei samurai, gli antichi cavalieri giapponesi, e in particolar modo alla loro armatura in uso nel XVI secolo, fatta da elementi sovrapposti. Tutto nasce da una Honda Gold Wing del 1977: la cruiser nipponica era allora alla prima generazione, montava un 4 cilindri di circa 1100 cm3 e non aveva ancora l’aspetto da incrociatore della strada che ha oggi. Il nome della special è un omaggio a Kenzo Tada, primo giapponese a correre nel TT dell'Isola di Man nel 1930, dopo aver affrontato ben 40 giorni di in treno e nave. La prima versione della Kenzo è stata presentata al Bike Shed Show di Londra nel 2018: quella però era una moto assemblata di corsa, come ammette il suo progettista James Hilton, fondatore e capo di Death Machines of London. Insoddisfatto del suo operato (incapace di circolare su strada), Hilton ha deciso di mettere mano alla Kenzo arrivano al risultato finale che proponiamo qui; "la moto più estrema che abbiamo mai fatto", ha detto Hilton della sua Kenzo. Il cuore della Gold Wing – il 4 cilindri orizzontali contrapposti – era sanissimo ed sono bastati solo alcuni aggiornamenti per rimetterlo in sesto; i carburatori sono stati rivisti per meglio lavorare con i terminali Slash Cut, con finitura in nero satinato. L'impianto elettrico è stato rifatto con un cablaggio più semplice, realizzato internamente, insieme a una M-Unit di Motogadget. Il telaio è stato rifinito in nero satinato e ha subito importanti modifiche per migliorare stabilità e maneggevolezza, ma anche per imporre una posizione di guida più aggressiva e proiettata sulla forcella Öhlins anodizzata in nero; dietro troviamo un doppio ammortizzatore ACOU 60 di Öhlins, con molle realizzate ad hoc da Hagon. Il freno anteriore vede ora pinze radiali forgiate Brembo M4, mentre il posteriore è rimasto in gran parte quello originale, ma con una pompa freno Brembo. Opera di Death Machines of London sono poi il telaietto, la sella in pelle goffrata (ricorda gli abiti a strati indossati dai samurai sotto l'armatura), il tappo del serbatoio, i badge e le manopole, che ricordano le impugnature delle katane. La Honda "Kenzo" di Death Machines of London è ancora in vendita: costa 56mila sterline, poco più di 65mila euro.
L’ultima nata nell’officina della britannica Death Machines of London si chiama Kenzo e s’ispira alla cultura dei samurai, gli antichi cavalieri giapponesi, e in particolar modo alla loro armatura in uso nel XVI secolo, fatta da elementi sovrapposti. Tutto nasce da una Honda Gold Wing del 1977: la cruiser nipponica era allora alla prima generazione, montava un 4 cilindri di circa 1100 cm3 e non aveva ancora l’aspetto da incrociatore della strada che ha oggi. Il nome della special è un omaggio a Kenzo Tada, primo giapponese a correre nel TT dell'Isola di Man nel 1930, dopo aver affrontato ben 40 giorni di in treno e nave. La prima versione della Kenzo è stata presentata al Bike Shed Show di Londra nel 2018: quella però era una moto assemblata di corsa, come ammette il suo progettista James Hilton, fondatore e capo di Death Machines of London. Insoddisfatto del suo operato (incapace di circolare su strada), Hilton ha deciso di mettere mano alla Kenzo arrivano al risultato finale che proponiamo qui; "la moto più estrema che abbiamo mai fatto", ha detto Hilton della sua Kenzo. Il cuore della Gold Wing – il 4 cilindri orizzontali contrapposti – era sanissimo ed sono bastati solo alcuni aggiornamenti per rimetterlo in sesto; i carburatori sono stati rivisti per meglio lavorare con i terminali Slash Cut, con finitura in nero satinato. L'impianto elettrico è stato rifatto con un cablaggio più semplice, realizzato internamente, insieme a una M-Unit di Motogadget. Il telaio è stato rifinito in nero satinato e ha subito importanti modifiche per migliorare stabilità e maneggevolezza, ma anche per imporre una posizione di guida più aggressiva e proiettata sulla forcella Öhlins anodizzata in nero; dietro troviamo un doppio ammortizzatore ACOU 60 di Öhlins, con molle realizzate ad hoc da Hagon. Il freno anteriore vede ora pinze radiali forgiate Brembo M4, mentre il posteriore è rimasto in gran parte quello originale, ma con una pompa freno Brembo. Opera di Death Machines of London sono poi il telaietto, la sella in pelle goffrata (ricorda gli abiti a strati indossati dai samurai sotto l'armatura), il tappo del serbatoio, i badge e le manopole, che ricordano le impugnature delle katane. La Honda "Kenzo" di Death Machines of London è ancora in vendita: costa 56mila sterline, poco più di 65mila euro.
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