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Clamoroso a Suzuka: accolto il ricorso Kawasaki, vittoria per Rea e Haslam

Per la EWC non c'è obbligo di riportare la moto al parco chiuso in un determinato intervallo temporale, basta tagliare il traguardo al giro precedente l'esposizione della bandiera rossa. Rea riporta così la Kawasaki al successo: nella 8 ore mancava dal 1993, l'anno dell'unica vittoria firmata da Russell e Slight.
La 8 ore di Suzuka è già una endurance piuttosto lunga, ma quest'anno lo spettacolo è durato un altro paio di giri di lancette, perché la vittoria è stata assegnata definitivamente solo a notte (giapponese) inoltrata. Dopo la caduta di Rea e l'esposizione della bandiera rossa la direzione gara infatti aveva assegnato il successo al team Yamaha Factory, salvo poi doversi ricredere in seguito all'appello presentato da Krt Kawasaki. La Fim ha così assegnato il successo al team di Johnny Rea e Leon Haslam, e il Cannibale ha potuto celebrare il proprio personale secondo successo nella classica endurance del Sol Levante, il primo in Kawasaki. Per la casa giapponese si tratta inoltre del secondo successo in assoluto a Suzuka, dopo la vittoria del 1993 di Scott Russell e Aaron Slight.

La norma controversa
Se Rea e la Verdona erano già stati considerati da molti addetti ai lavori e appassionati i vincitori morali di questa edizione 2019, alla fine anche i commissari hanno dovuto adeguarsi. L'equivoco era nato da una differenza nell'applicazione del regolamento tra Superbike e EWC, l'organizzazione che gestisce il mondiale endurance. Quando viene esposta una bandiera rossa infatti, per le derivate di serie la classifica è determinata sì al termine del giro precedente, ma i piloti hanno l'obbligo di portare le moto in parco chiuso entro una determinata finestra temporale (5 minuti). Tale regolamento si applica però in maniera diversa nell'endurance, dove permane l'obbligo del rientro al parc ferme, ma non in un intervallo predeterminato.

Diamo a Johnny quel che è di Johnny
Per Rea ed Haslam (ma anche Ragzatlioglu, che era riserva), l'accoglimento del ricorso restituisce di fatto pieno merito per una vittoria che nei fatti era stata conquistata sul campo e che solo una infida macchia d'olio aveva tolto ai due piloti di Akashi. Rea in particolare aveva corso una gara d'attacco, risultando nettamente più veloce di tutti (compagno compreso) e meritando ben più della metà degli elogi. Proprio il figlio di Rocket Ron era stato il primo a congratularsi con Johnny quando il ricorso non era ancora stato accolto: "Non ho parole. Ho sofferto così tanto per il polso mentre Johnny riusciva a fare la differenza. Mi brucia non avere vinto ma sono orgoglioso della mia squadra". La risposta di Rea non aveva tardato ad arrivare: "Ti adoro amico mio, abbiamo fatto una gara perfetta". Ora i due hanno un motivo in più per festeggiare, anche se la decisione degli steward al momento è ufficiale ma non definitiva. Lo sarà solamente domani, mattina, quando sarà ratificata.
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