Buche stradali: per mettere tutto a posto servono 42 miliardi di euro
L’associazione dei produttori di asfalto ha calcolato che per rimettere in sesto le disastrate strade italiane servirebbero ben 42 miliardi di euro. Purtroppo, complice anche il rincaro delle materie prime del 25%, gli investimenti scendono
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Politica e trasporti
Lavori in... calo
Roma è la capofila, ma anche le altre città italiane, grandi e piccole, non sono messe poi tanto meglio dal punto di vista del manto stradale, abbandonato a se stesso dopo anni di mancati lavori di manutenzione. Il 2017 ha visto i consumi di asfalto (conglomerato bituminoso) toccare il minimo storico: 23 milioni di tonnellate contro i 45 milioni del 2006. E, nei primi 5 mesi del 2018, le cose sono andate ancora peggio: si è calcolata una diminuzione ulteriore dell’11,8%. Le più colpite sono le arterie comunali e le amministrazioni locali rimediano moltiplicando le limitazioni alla circolazione e della velocità. E dire che il consumo di conglomerato bituminoso nel 2017 aveva leggermente invertito la tendenza con un +0,6%, valore che faceva ben sperare per il 2018 che però si sta rivelando ancor più disastroso, considerando anche che siamo nel pieno del periodo più favorevole per i lavori di sistemazione stradale (d’estate si concentra il 60% dei lavori). Ma le brutte sorprese non finiscono qui. Le imprese del settore hanno dovuto subire un’altra batosta: la crescita del prezzo del petrolio che, stabile da anni intorno ai 50-60 dollari al barile, ha visto salire i valori a 80 dollari, insieme con un parallelo deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro. La conseguenza è stata un notevole aumento (20-25%) del prezzo del bitume che inferto un brutto colpo alle imprese vincitrici di appalti di lavori stradali pluriennali. Esse infatti non possono contare sull’adeguamento dei costi perché negli appalti di opere pubbliche la “revisione prezzi” è abrogata dal 1993. L’associazione dei produttori di asfalto ha calcolato che, per via del fermo prolungato dei lavori di manutenzione, oggi servirebbero oltre 42 miliardi di euro per rimettere in sesto le nostre strade, molte delle quali necessitano del ripristino degli strati più profondi della sovrastruttura stradale. È un valore elevato ma indispensabile per conservare il valore della nostra rete, che è stimato in 5mila miliardi di euro.
Roma è la capofila, ma anche le altre città italiane, grandi e piccole, non sono messe poi tanto meglio dal punto di vista del manto stradale, abbandonato a se stesso dopo anni di mancati lavori di manutenzione. Il 2017 ha visto i consumi di asfalto (conglomerato bituminoso) toccare il minimo storico: 23 milioni di tonnellate contro i 45 milioni del 2006. E, nei primi 5 mesi del 2018, le cose sono andate ancora peggio: si è calcolata una diminuzione ulteriore dell’11,8%. Le più colpite sono le arterie comunali e le amministrazioni locali rimediano moltiplicando le limitazioni alla circolazione e della velocità. E dire che il consumo di conglomerato bituminoso nel 2017 aveva leggermente invertito la tendenza con un +0,6%, valore che faceva ben sperare per il 2018 che però si sta rivelando ancor più disastroso, considerando anche che siamo nel pieno del periodo più favorevole per i lavori di sistemazione stradale (d’estate si concentra il 60% dei lavori). Ma le brutte sorprese non finiscono qui. Le imprese del settore hanno dovuto subire un’altra batosta: la crescita del prezzo del petrolio che, stabile da anni intorno ai 50-60 dollari al barile, ha visto salire i valori a 80 dollari, insieme con un parallelo deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro. La conseguenza è stata un notevole aumento (20-25%) del prezzo del bitume che inferto un brutto colpo alle imprese vincitrici di appalti di lavori stradali pluriennali. Esse infatti non possono contare sull’adeguamento dei costi perché negli appalti di opere pubbliche la “revisione prezzi” è abrogata dal 1993. L’associazione dei produttori di asfalto ha calcolato che, per via del fermo prolungato dei lavori di manutenzione, oggi servirebbero oltre 42 miliardi di euro per rimettere in sesto le nostre strade, molte delle quali necessitano del ripristino degli strati più profondi della sovrastruttura stradale. È un valore elevato ma indispensabile per conservare il valore della nostra rete, che è stimato in 5mila miliardi di euro.
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