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Benelli riduce gli esuberi ma manca un piano aziendale

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Futuro incerto per la sede pesarese
Dal 2005 l’italiana Benelli, storica azienda pesarese, è stata acquisita dalla multinazionale cinese Qianjiang che l’ha rilevata dalla Fineldo, la finanziaria della famiglia Merloni. Oggi l’azienda conta una settantina di dipendenti: i vertici del gruppo avevano annunciato pochi giorni fa la fuoriuscita di 39 persone, cifra poi ridotta a 24. Ma i dipendenti, per i quali sta per finire il periodo di cassa integrazione, non hanno intenzione di abbandonare la protesta. “Senza un piano industriale”, dice il segretario della Fim Cisl Leonardo Bartolucci, “manca una visione del futuro per la Benelli. L'azienda ha fatto passi avanti sul numero degli esuberi e anche sugli incentivi all'esodo volontario, saliti a 12 mila euro [per chi ha 10 anni di anzianità in azienda, 10 mila per chi ne ha meno di 10 e 8 mila per i part-time], ma l'intervento di riorganizzazione si preannuncia comunque importante: non vorremmo ritrovare lo stabilimento declassato a semplice ponte commerciale per la vendita di scooter prodotti all'estero e non più qui a Pesaro”. Così, nei giorni scorsi, una sessantina di dipendenti hanno organizzato un presidio in via Mameli, di fronte al Registro storico dell’azienda: chiedono un incontro con Lin Hua Zhing, presidente del Gruppo cinese. Eppure, poche settimane fa, l'amministratrice delegata Yan Haimei dichiarava l’intenzione di “restare a Pesaro, dal giorno dell'acquisizione a oggi abbiamo investito oltre 40 milioni di euro, ma la crisi di mercato è senza precedenti. Abbiamo fatto ricorso a tutti gli ammortizzatori sociali, Cig, Cigs, contratti di solidarietà, ma il contratto di solidarietà non ci permette di risolvere il problema alla radice. Dobbiamo creare una struttura più snella e solida che consenta all'azienda di tornare a fare profitti”.
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