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Baja 1000: Nicola Dutto terzo

Nicola Dutto, pilota cuneese paraplegico, per il secondo anno ha partecipato alla durissima gara che si corre in Messico ed è riuscito ha concludere con il terzo posto. Un grandissimo risultato, ottenuto grazie a a una forza di volontà incrollabile e una passione per le due ruote che l'ha aiutato a superare tutte le difficoltà che ha incontrato
Che forza!
Nicola Dutto è paraplegico dal 2010 quando in un incidente in moto si lesionò la settima vertebra dorsale, subito aveva detto che avrebbe voluto tornare a correre ad alti livelli ed è stato così. Sua ultima grande impresa il terzo posto alla Baja 1000, un risultato eccellente per qualsiasi pilota, eccezionale per lui. La Baja è una delle gare raid più dure d'America, il percorso di 1600 km  (1000 miglia, da qui il nome Baja 1000) si percorre in 30 ore attraversando il deserto, con partenza e arrivo ad Ensenada, in Messico. Lo stesso pilota ha raccontato: “La Baja 1000 non è solo una gara ma un’avventura lunga 1000 miglia, sia per chi corre che per chi la segue come assistenza. Il mio team era composto da uomini provenienti da nazioni diverse ma accomunati dalla stessa passione e coraggio. Abbiamo raggiunto un risultato incredibile! Con me hanno gareggiato i co-driver Julian Villarrubia, Gianfranco Ronco, Lorenzo Crivello ed inoltre Dave e Matt (miei uomini “ombra”) mentre Stefano Caputo è stato il leader all’assistenza. Io ho corso principalmente di notte percorrendo 300 miglia (le prime 150 e le ultime 150). Sono caduto un paio di volte ma niente di grave. Al rientro sulle montagne attorno ad Ensenada e sotto una pioggia battente si è rotto il cavo del freno posteriore ed ho dovuto correre usando solo l'anteriore, cosa veramente difficile perché io per dare direzione e trazione alla moto uso principalmente il posteriore!”. Il pilota cuneese ha aggiunto: “Ci vuole coraggio ad affrontare una gara come la 1000, seguendo un pilota come me, ci vuole cuore e testa! Questa esperienza ci legherà per tutta la vita, facendoci riassaporare il piacere, l’adrenalina, la tensione, il calore, la gioia la fatica della gara ogni volta che il nostro ricordo affiorerà, sperando di poter rivivere tutto questo quanto prima. Perché la Baja non si può spiegare … si deve vivere. La felicità purtroppo è stata mitigata dal pensiero di Kurt Caselli deceduto tragicamente durante la gara, ora è nelle mani di Dio e spero continui a correre sulla sua moto. Il mio ringraziamento va indistintamente a tutti quelli che continuano a credere in me considerandomi un atleta a tutti gli effetti”. 
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