Pedaggi Autostrade: paghiamo gli aumenti, ma senza sapere il perché
Anche quest’anno è arrivato il consueto aumento dei pedaggi autostradali: per il 2018 il rincaro medio è del 2,74%. Gli italiani pagano, ma il “rapporto” tra concedente, quindi Ministero dei Trasporti e concessionarie - tra cui Autostrade per l’Italia - rimane coperto da segreto di Stato
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Politica e trasporti
Segreto di Stato
Praticamente ogni anno, a gennaio, gli italiani fanno il conto con il consueto aumento dei pedaggi. Per il 2018, Autostrade per l’Italia ha annunciato un rincaro medio per l’intera rete autostradale pari al 2,74%. “L'aggiornamento annuale delle tariffe deriva dall'applicazione di quanto contrattualmente previsto dalle Convenzioni Uniche stipulate dal 2007 in attuazione della legge di riforma del settore n. 296/2006 unitamente alle Delibere Cipe del 2007 e del 2013 che hanno stabilito le formule tariffarie e criteri di calcolo”. Così comunica Autostrade per l’Italia, aggiungendo alcuni numeri riferiti agli investimenti sostenuti dalle società nel periodo compreso tra il 1 ottobre 2016 ed il 30 settembre 2017 e pari a 755,916 milioni di euro, di cui 487,691 milioni riconosciuti ai fini della remunerazione: “la differenza, pari a 268,225 milioni di euro non genera alcun incremento ai sensi delle vigenti pattuizioni convenzionali. Sulla base del quadro regolamentare vigente, ed a seguito delle verifiche istruttorie poste in essere, sono stati firmati, quindi, i Decreti Interministeriali di concerto tra il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministro dell'Economia e delle Finanze".
Sui contratti di concessione, invece, niente: sono coperti dal segreto di Stato e, quindi, semplicemente inaccessibili ai cittadini che, zitti, sottostanno agli aumenti e ai rincari. In un’ottica di maggior trasparenza, l’Authority dei Trasporti aveva chiaramente e più volte espresso la necessità di renderli pubblici - come per esempio avviene in Francia, pubblicati sul sito del Ministero - senza però ottenere alcun risultato se non la risposta da parte del Ministero relativa ai “segreti industriali” delle società. Eppure, i contratti di concessione sono proprio quelli che regolano il rapporto tra i concessionari - tra cui Autostrade per l’Italia e Gavio - e il concedente, cioè il Ministero guidato da Del Rio.
Stipulati alla fine degli anni 90 e rinnovati tra il 2008 e il 2010, i contratti furono “rivisti” dal Ministero nel 2014 nel tentativo di bloccare i continui aumenti o, perlomeno, parametrarli in base all’inflazione. Aggrappandosi a contratti particolarmente vincolanti, i ricorsi operati dalle stesse società hanno avuto però gioco facile. Morale: le concessionarie continuano con i rincari e la politica si rifiuta di rendere pubblici i contatti di concessione.
Praticamente ogni anno, a gennaio, gli italiani fanno il conto con il consueto aumento dei pedaggi. Per il 2018, Autostrade per l’Italia ha annunciato un rincaro medio per l’intera rete autostradale pari al 2,74%. “L'aggiornamento annuale delle tariffe deriva dall'applicazione di quanto contrattualmente previsto dalle Convenzioni Uniche stipulate dal 2007 in attuazione della legge di riforma del settore n. 296/2006 unitamente alle Delibere Cipe del 2007 e del 2013 che hanno stabilito le formule tariffarie e criteri di calcolo”. Così comunica Autostrade per l’Italia, aggiungendo alcuni numeri riferiti agli investimenti sostenuti dalle società nel periodo compreso tra il 1 ottobre 2016 ed il 30 settembre 2017 e pari a 755,916 milioni di euro, di cui 487,691 milioni riconosciuti ai fini della remunerazione: “la differenza, pari a 268,225 milioni di euro non genera alcun incremento ai sensi delle vigenti pattuizioni convenzionali. Sulla base del quadro regolamentare vigente, ed a seguito delle verifiche istruttorie poste in essere, sono stati firmati, quindi, i Decreti Interministeriali di concerto tra il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministro dell'Economia e delle Finanze".
Sui contratti di concessione, invece, niente: sono coperti dal segreto di Stato e, quindi, semplicemente inaccessibili ai cittadini che, zitti, sottostanno agli aumenti e ai rincari. In un’ottica di maggior trasparenza, l’Authority dei Trasporti aveva chiaramente e più volte espresso la necessità di renderli pubblici - come per esempio avviene in Francia, pubblicati sul sito del Ministero - senza però ottenere alcun risultato se non la risposta da parte del Ministero relativa ai “segreti industriali” delle società. Eppure, i contratti di concessione sono proprio quelli che regolano il rapporto tra i concessionari - tra cui Autostrade per l’Italia e Gavio - e il concedente, cioè il Ministero guidato da Del Rio.
Stipulati alla fine degli anni 90 e rinnovati tra il 2008 e il 2010, i contratti furono “rivisti” dal Ministero nel 2014 nel tentativo di bloccare i continui aumenti o, perlomeno, parametrarli in base all’inflazione. Aggrappandosi a contratti particolarmente vincolanti, i ricorsi operati dalle stesse società hanno avuto però gioco facile. Morale: le concessionarie continuano con i rincari e la politica si rifiuta di rendere pubblici i contatti di concessione.
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