Assicurazioni moto, il risarcimento diretto danneggia le due ruote
Da uno studio commissionato da ANCMA all'università Luiss, è risultato che il sistema di risarcimento diretto è una "fregatura" per i motociclisti. In Italia nell'ultimo biennio questa pratica ha gravato per circa 56 milioni, ovviamente “caricati” sui premi assicurativi
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Politica e trasporti
Un meccanismo che non funziona
Il meccanismo alla base del risarcimento diretto, introdotto nel 2007 con le "liberalizzazioni" di Bersani, è molto semplice: chi subisce un incidente non viene risarcito dalla compagnia del responsabile, ma dalla propria; quest’ultima viene rimborsata con un complicato sistema a forfait, che attribuisce un valore "fisso" ai diversi tipi di sinistro. Secondo una ricerca realizzata dall'università Luiss, su commissione di ANCMA, è risultato che questo sistema distorce il reale andamento dei costi quando vede coinvolti veicoli appartenenti a categorie differenti, cosa che accade nella maggior parte dei sinistri che vedono coinvolte le motociclette. Secondo i dati analizzati negli ultimi due anni, gli incidenti delle due ruote sono costati alle compagnie 56 milioni di euro in più rispetto a quanto sarebbe accaduto utilizzando il "vecchio" sistema di risarcimento. Soldi che ovviamente sono andati a gravare sui premi assicurativi dei motociclisti. Corrado Capelli di ANCMA è stato lapidario, questa normativa, introdotta nel 2007 va modificata: “Chiediamo al Governo di intervenire tempestivamente sul problema del risarcimento diretto, attraverso una modifica della normativa, che consentirebbe di eliminare alla radice un sistema iniquo, che aggrava la già delicata situazione dei costi assicurativi, principale barriera all’acquisto dei veicoli prodotti dalle nostre aziende. La ripresa del settore è ancora fragile ed è necessario sostenerla attraverso iniziative che tutelino gli utilizzatori ed incoraggino i potenziali acquirenti”.
Il meccanismo alla base del risarcimento diretto, introdotto nel 2007 con le "liberalizzazioni" di Bersani, è molto semplice: chi subisce un incidente non viene risarcito dalla compagnia del responsabile, ma dalla propria; quest’ultima viene rimborsata con un complicato sistema a forfait, che attribuisce un valore "fisso" ai diversi tipi di sinistro. Secondo una ricerca realizzata dall'università Luiss, su commissione di ANCMA, è risultato che questo sistema distorce il reale andamento dei costi quando vede coinvolti veicoli appartenenti a categorie differenti, cosa che accade nella maggior parte dei sinistri che vedono coinvolte le motociclette. Secondo i dati analizzati negli ultimi due anni, gli incidenti delle due ruote sono costati alle compagnie 56 milioni di euro in più rispetto a quanto sarebbe accaduto utilizzando il "vecchio" sistema di risarcimento. Soldi che ovviamente sono andati a gravare sui premi assicurativi dei motociclisti. Corrado Capelli di ANCMA è stato lapidario, questa normativa, introdotta nel 2007 va modificata: “Chiediamo al Governo di intervenire tempestivamente sul problema del risarcimento diretto, attraverso una modifica della normativa, che consentirebbe di eliminare alla radice un sistema iniquo, che aggrava la già delicata situazione dei costi assicurativi, principale barriera all’acquisto dei veicoli prodotti dalle nostre aziende. La ripresa del settore è ancora fragile ed è necessario sostenerla attraverso iniziative che tutelino gli utilizzatori ed incoraggino i potenziali acquirenti”.
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che una norma introdatta da Bersani potesse essere una boiata utile solo a fregare soldi alla gente e fare arricchire le lobby.
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