Apre la portiera e urta un ciclista che viene poi investito da una moto: scatta l’omicidio colposo
Condannato per omicidio colposo un automobilista che, aprendo all'improvviso la portiera della sua automobile, ha urtato un ciclista, travolto poi da un ciclomotore che sopraggiungeva in quello stesso momento
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Portiera assassina
La Cassazione (IV Sezione penale, n. 33602/2016) ha confermato la condanna per omicidio colposo a carico di una donna, riconoscendo la violazione dell’art. 157 del Codice della Strada. La condannata, aprendo lo sportello della propria autovettura, aveva urtato una bicicletta condotta dalla vittima, a seguito di questo impatto il ciclista aveva perso l'equilibrio cadendo al suolo, dove era stato travolto da un ciclomotore che sopraggiungeva in quel momento. Infatti il conducente del ciclomotore, anche se viaggiava rispettando tutte le norme stradali, non aveva potuto evitare l’impatto col ciclista.
I giudici non hanno considerato la tesi prospettata dalla difesa dell’imputata, secondo la quale l'incidente era da addebitare in via esclusiva alla vittima, poiché la bicicletta circolava a ridosso delle autovetture parcheggiate, al di là della linea gialla che delimitava l'area di sosta per lo scarico/carico delle merci, avendo, in tal modo, reso inevitabile l'impatto con lo sportello aperto dall’imputata. Durante le indagini ed il processo è infatti emerso che l’autovettura si trovava in posizione obliqua rispetto all'asse stradale, con il retrotreno avanzato, rispetto all'avantreno, di una ventina di centimetri. I testimoni avevano confermato che la vittima transitava a bordo della propria bicicletta, tenendo la destra, come prevede la legge, ed era stata colpita violentemente dallo sportello dell'autovettura, spalancato “con furia” dall'imputata, che non si era accertata, attraverso gli specchi retrovisori, se sopraggiungevano altri veicoli o pedoni.
La Cassazione (IV Sezione penale, n. 33602/2016) ha confermato la condanna per omicidio colposo a carico di una donna, riconoscendo la violazione dell’art. 157 del Codice della Strada. La condannata, aprendo lo sportello della propria autovettura, aveva urtato una bicicletta condotta dalla vittima, a seguito di questo impatto il ciclista aveva perso l'equilibrio cadendo al suolo, dove era stato travolto da un ciclomotore che sopraggiungeva in quel momento. Infatti il conducente del ciclomotore, anche se viaggiava rispettando tutte le norme stradali, non aveva potuto evitare l’impatto col ciclista.
I giudici non hanno considerato la tesi prospettata dalla difesa dell’imputata, secondo la quale l'incidente era da addebitare in via esclusiva alla vittima, poiché la bicicletta circolava a ridosso delle autovetture parcheggiate, al di là della linea gialla che delimitava l'area di sosta per lo scarico/carico delle merci, avendo, in tal modo, reso inevitabile l'impatto con lo sportello aperto dall’imputata. Durante le indagini ed il processo è infatti emerso che l’autovettura si trovava in posizione obliqua rispetto all'asse stradale, con il retrotreno avanzato, rispetto all'avantreno, di una ventina di centimetri. I testimoni avevano confermato che la vittima transitava a bordo della propria bicicletta, tenendo la destra, come prevede la legge, ed era stata colpita violentemente dallo sportello dell'autovettura, spalancato “con furia” dall'imputata, che non si era accertata, attraverso gli specchi retrovisori, se sopraggiungevano altri veicoli o pedoni.
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Più di una volta mi è capitato di schivare porte di automezzi aperte all'improvviso. Ma non me ne vogliano le donne, loro le porte invece di aprirle con cautela o almeno piano, le lanciano proprio. Basta vedere i danni alle portiere nei parcheggi dei centri commerciali. Prima di scendere dall'auto guardare gli specchi retrovisori e non il telefonino
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