MotoGP: quando l’impennata è il nemico
I costruttori del Motomondiale sono sempre alla ricerca di maggiori accelerazioni in rettilineo, ma devono vedersela con un nemico difficile da sconfiggere: l'impennata
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Monoruota indesiderato
Avete presente quando i piloti del Motomondiale fanno i rettilinei con la ruota anteriore sollevata da terra? Per quanto spettacolare sia, questo fenomeno è una perdita di tempo, che le case cercano continuamente di eliminare. L’obiettivo principale è quello di avere moto sempre più potenti capaci di accelerazioni più fulminee. Ma avere una moto che accelera più forte, significa anche scontrarsi con il problema dell’impennata. La moto, a causa della distribuzione dei pesi, è infatti portata per sua natura ad opporsi alle forti accelerazioni con un momento angolare che si manifesta in un monoruota, ossia la ruota anteriore si stacca da terra e si sposta sempre più verso l’alto. Questo fenomeno costituisce il limite della massima accelerazione raggiungibile, e causa una mancanza di direzionalità della moto (la ruota anteriore non fa più “forza” sull’asfalto).
Come risolvere il problema?
La prima soluzione è quella di aumentare il carico sull’anteriore, spostando il corpo in avanti, ma questo non basta viste le potenze in gioco. I team della MotoGP sono quindi costretti a tagliare con un apposito controllo elettronico (anti-wheelie) la potenza della moto in fase di accelerazione – soprattutto in uscita dalle curve più lente – così da ridurre l’impennata, ma in questo modo si riduce anche la velocità della moto. Le famose ali aerodinamiche, bandite dall’ultimo regolamento, erano state introdotte per limitare le impennate e per questo erano montate il più vicino possibile alla ruota anteriore.
Un’altra possibile soluzione è quella di allungare l’interasse della moto per ridurre la coppia impennante. Esiste però un limite dettato dalla capacità di curvare della moto: più aumenta l’interasse, più lenta diventa la fase di impostazione delle curve. Bisogna quindi trovare il giusto compromesso tra i due effetti. Tra le soluzioni più originali che si sono pensate negli scorsi anni, anche quella di inserire un volano per contrastare la coppia impennante, ma questa soluzione porta a un indesiderato aumento di peso della moto.
Nella pratica, quindi, non resta che affidarsi all’intelligenza del sistema elettronico di anti-wheelie e all’abilità del singolo pilota di sfruttare ogni singolo cavallo del motore.
Avete presente quando i piloti del Motomondiale fanno i rettilinei con la ruota anteriore sollevata da terra? Per quanto spettacolare sia, questo fenomeno è una perdita di tempo, che le case cercano continuamente di eliminare. L’obiettivo principale è quello di avere moto sempre più potenti capaci di accelerazioni più fulminee. Ma avere una moto che accelera più forte, significa anche scontrarsi con il problema dell’impennata. La moto, a causa della distribuzione dei pesi, è infatti portata per sua natura ad opporsi alle forti accelerazioni con un momento angolare che si manifesta in un monoruota, ossia la ruota anteriore si stacca da terra e si sposta sempre più verso l’alto. Questo fenomeno costituisce il limite della massima accelerazione raggiungibile, e causa una mancanza di direzionalità della moto (la ruota anteriore non fa più “forza” sull’asfalto).
Come risolvere il problema?
La prima soluzione è quella di aumentare il carico sull’anteriore, spostando il corpo in avanti, ma questo non basta viste le potenze in gioco. I team della MotoGP sono quindi costretti a tagliare con un apposito controllo elettronico (anti-wheelie) la potenza della moto in fase di accelerazione – soprattutto in uscita dalle curve più lente – così da ridurre l’impennata, ma in questo modo si riduce anche la velocità della moto. Le famose ali aerodinamiche, bandite dall’ultimo regolamento, erano state introdotte per limitare le impennate e per questo erano montate il più vicino possibile alla ruota anteriore.
Un’altra possibile soluzione è quella di allungare l’interasse della moto per ridurre la coppia impennante. Esiste però un limite dettato dalla capacità di curvare della moto: più aumenta l’interasse, più lenta diventa la fase di impostazione delle curve. Bisogna quindi trovare il giusto compromesso tra i due effetti. Tra le soluzioni più originali che si sono pensate negli scorsi anni, anche quella di inserire un volano per contrastare la coppia impennante, ma questa soluzione porta a un indesiderato aumento di peso della moto.
Nella pratica, quindi, non resta che affidarsi all’intelligenza del sistema elettronico di anti-wheelie e all’abilità del singolo pilota di sfruttare ogni singolo cavallo del motore.
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