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Marquez-Honda: una storia irripetibile

Il pilota spagnolo con HRC ha vinto più di chiunque altro: esplosivo già al debutto, prima del 2020 ha sbagliato solo una stagione, il famigerato campionato del 2015. Nelle ultime tre stagioni e mezza ha raccolto poco: 3 vittorie, saltando ben 32 gare

La carriera di Marc Marquez in Honda va ben al di là di quanto i freddi numeri possano dire, nonostante le statistiche siano quanto meno impressionanti: 11 stagioni, 6 campionati, 59 gare, 101 podi e 64 pole position conquistati. Difficilmente in futuro qualcuno potrà ripetere quanto fatto dal Fenomeno di Cervera, un pilota che in HRC ha trovato la squadra dove consacrare il suo talento. Ma andiamo a rivivere il percorso di Marquez.

Un inizio sorprendente

Marquez era arrivato in Honda nel 2013, in un momento particolare per l'Ala Dorata. Casey Stoner aveva annunciato il ritiro a sorpresa, Marco Simoncelli – già pilota di Gresini- purtroppo non era più con noi. Marc era la scelta voluta e in un certo senso obbligata per HRC; gli organizzatori del campionato modificarono addirittura la regola che imponeva ai rookie un anno in un team satellite, per fare spazio al giovane Cabroncito. Marquez aveva già mostrato le proprie qualità vincendo un titolo in Moto3 e dominando in Moto2, una superiorità che aveva prodotto gare spettacolari, rimonte impossibili e anche qualche incidente non senza conseguenze (Sepang 2011 aveva provocato a Marc il primo caso di diplopia).

L'inizio di Marquez in MotoGP fu travolgente: podio all'esordio, pole position e vittoria alla seconda gara in Texas, titolo mondiale a fine campionato, all'età di 20 anni. L'anno seguente fu ancora meglio: bis iridato con 10 vittorie consecutive, il binomio con il capotecnico Santi Hernandez ricostruito.

Anni d'oro

Il 2015 era impronosticabile: le premesse erano tutte per un'altra stagione da dominatore, invece un Valentino stellare mandò in crisi Marc, anche se alla fine fu Jorge Lorenzo a godere della rivalità tra i due. Il passaggio dalle Bridgestone alla Michelin e l'avvento dell'elettronica unificata non influirono nel 2016 sulle prestazioni di Marquez, che anzi conquistò il titolo con buon anticipo: in Giappone, proprio a casa Honda. Il 2017 segnò un cambio di rivale: a contendere il titolo a Marc non fu più Rossi su Yamaha, ma Dovizioso su Ducati. Epiche le battaglie a Spielberg e Motegi, vinte da DesmoDovi, anche se a Valencia fu Marc a festeggiare.

Il 2018 fu un altro anno a senso unico, il 2019 fu addirittura imbarazzante per gli avversari: 12 vittorie e 6 secondi posti su 19 gare, con un solo ritiro, tra l'altro per inconveniente tecnico.

La caduta

Quello che è successo dal 2020 in poi lo ricordiamo bene, anche se alla luce degli ultimissimi fatti suona davvero improvvido il rinnovo di 4 anni con Honda firmato prima dell'inizio del campionato. Un accordo stilato prima della rottura dell'omero, che avrebbe dovuto consacrare Marc pilota HRC a vita. E invece non sono bastati 50 milioni di euro a blindare Marquez, come non è bastato il fatto che Honda abbia atteso Marc per tre stagioni e mezza, nelle quali ha saltato 32 gare e si è ritirato altre 11 volte, vincendone solo 3.

Marquez ha pagato carissimo il rientro anticipato del 2020, le quattro operazioni all'omero, i problemi alla spalla, la diplopia e la frattura al primo metacarpo della mano destra, ma ora è perfettamente integro e ha deciso di proseguire altrove la propria carriera. Honda ha avuto poco tempo per convincerlo del contrario, o forse non ha avuto proprio possibilità: è bastato sbagliare la moto del 2023 (quelle precedenti non sono nemmeno state sviluppate insieme) e si è trovata fuori gioco.

Il futuro

La posta in gioco ora è alta: Marc ha fatto una scommessa, ma va a correre in un team che gli dà solide garanzie di competitività, mentre per Honda c'è una montagna da scalare. Si tratta di ripartire da zero, con una moto da reinventare e soprattutto senza un top rider a guidarla. A meno che non riescano a rompere dei contratti esistenti, o a convincere Marquez a tornare, già nel 2025...

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