Livio Suppo: “Acosta e Marquez? Entrambi talentuosi, ma Pedro ricorda Valentino Rossi”
I primi due GP della stagione hanno mostrato un Marc Marquez che si sta adattando sempre meglio alla Ducati e un Pedro Acosta già davanti e siamo andati a chiedere a Livio Suppo cosa ne pensa
Nei primi due appuntamenti della MotoGP abbiamo già avuto un’idea di quali saranno i valori in pista quest’anno, con una Ducati sempre dominante, un debuttante fenomenale – Pedro Acosta – e un incidente di gara a Portimao tra Francesco Bagnaia e Marc Marquez che ha creato un po' di tensione. Di tutto questo e di altro abbiamo parlato con Livio Suppo, ex manager in Ducati, Suzuki e Honda, oggi impegnato come racing consultant nel team Italtrans, in Moto2.
Come commenti l'incidente tra Marc e Pecco?
È stato un incidente di gara. La responsabilità è al 50 e 50, forse leggermente di più di Pecco. L’incidente in sé ricorda quello che successe l’anno scorso tra lui e Maverick Vinales: quando si trova in quelle situazioni Pecco ha un po’ troppa foga e anziché aspettare un attimo rientra subito e si rischia quello che è successo. Il sorpasso di Marquez mi è sembrato normale, chiaro che, conoscendo Marc, lui rientra appena può. Evidentemente Pecco pensava andasse più largo. Niente di drammatico da parte di entrambi.
Questo come pensi possa alterare gli equilibri in Ducati?
Zero. Che Marc fosse forte dall’inizio lo sapevano tutti, quindi non penso proprio che cambi nulla.
Pensi che Pecco abbia iniziato a soffrire Marc?
Direi di no. Pecco ha fatto un inizio di campionato in cui è andato forte in Qatar, a Portimao è andato forte il sabato. Ha dimostrato ampiamente di saper gestire pressioni sia quando è in vantaggio sia quando deve recuperare. Comunqe in generale è davvero troppo presto per parlare di classifica.
Sono stati disputati solo due GP, ma l’adattamento di Marc con la Ducati sta andando come ti aspettavi?
Oltre al fatto che per undici anni ha guidato una moto diversa, bisogna calcolare che Marc non ha praticamente mai guidato una moto con una aerodinamica evoluta. Questo fa una grossa differenza: ora si sta adattando alla Ducati e ad avere una moto che si comporta in maniera diversa rispetto a una “tradizionale”. In Qatar è arrivato a 3 secondi, a Portimao era davanti, non può lamentarsi direi.
E ora arriva su una sua pista, ad Austin.
È un po’ come se fosse il giardino di casa sua. Tutti si aspettano che vada forte. Vedremo se gli basta una pista “amica” che gira molto a sinistra per completare l’adattamento a questa moto e quindi puntare alla vittoria. Uno come Marc potenzialmente può vincere un po’ tutte le gare, una volta era così. Adesso non è più quel ragazzino di qualche anno fa, ha una moto nuova e ha anche cambiato capotecnico. Gli automatismi che aveva con Santi (Hernandez) non li ha più, un po’ di tempo bisogna darglielo, ma sta andando molto bene.
La sorpresa dei due primi GP è Pedro Acosta?
Per me neanche troppo, poi effettivamente sta andando più di quello che mi potessi aspettare, ma che lui fosse fortissimo non avevo dubbi. Quelli buoni veri vanno forte subito e fanno queste cose: Max Biaggi vinse all’esordio, Marc vinse alla seconda gara in Texas. Una volta Casey Stoner mi disse: “La velocità ce l’hai da subito. Quello che devi imparare il primo anno è gestire”.
Tra l’altro secondo me Pedro ha un grosso vantaggio: è il primo di quelli super talentuosi che impara a guidare una MotoGP con l’aerodinamica. Fa cose che gli altri non fanno. È impressionante.
Come può vivere Jack Miller questa situazione? Dato che ha il contratto in scadenza ed è nel team KTM ufficiale.
Jack è australiano, ha una vita al di fuori dalle gare, con la moglie e la figlia. A prescindere dall’arrivo di Pedro, Jack l’anno scorso ha alternato gare decenti a gare da gambero, questo è un po’ un suo limite e deve lavorarci.
Che paragone fai tra Acosta e Marc?
Come talento sono molto simili, rientrano tra quelli speciali. Pedro ha una capacità di comunicare che è superiore a quella di Marc. Marquez è simpatico, ma ha sempre un po’ quell’aria da furbetto. Pedro è di una spontaneità imbarazzante, mi ricorda Valentino da giovane. Fa delle battute e ha delle trovate che sono geniali. Fa queste uscite che fanno innamorare il pubblico, un po’ come Sinner. Il tennista italiano in questo momento sta diventando un idolo non solo perché vince a raffica, ma anche perché in tutte le interviste dice cose intelligenti che fanno sì che la gente gli voglia bene. Non fa lo "sborone", ha i piedi per terra e questo alla gente normale piace.