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Le regine della 500: Yamaha YZR, il primo trionfo del due tempi

Nel 1975 Giacomo Agostini conquista il mondiale nella mezzo litro grazie al suo talento unito a uno mezzo al top dello sviluppo. La casa di Iwata aveva già dato avvisaglie di grandezza con Saarinen, ma la corsa al successo era stata interrotta dalla tragedia di Monza. Il motore quadro della YZR di Ago erogava oltre 100 cavalli, la moto pesava ormai poco più di 130 chili e raramente si rompeva
Nel 1975 la presenza dei giapponesi nel motomondiale è ormai stata ampiamente assimilata da addetti ai lavori e avversari: 14 anni dopo il primo campionato vinto – con Mike Hailwood in 250 su Honda-, Suzuki, Yamaha e Honda si impongono regolarmente nelle classi minori. I primi due costruttori mietono successi con le 2 tempi, la casa di Tokyo con tradizionali 4 tempi. Ma ormai è solo questione di tempo per una vittoria anche in classe regina: tutti ormai hanno capito che a soffiare è un vento che porta odore di miscela. Andiamo allora a ripercorrere con il nostro Guido Sassi la prima affermazione mondiale di un motore 2 tempi in classe 500.

Un successo rinviato
I primi giapponesi a vincere un mondiale nella mezzo litro sono gli uomini di Soichiro Honda, che nel 1966 si aggiudicano il titolo costruttori. Ma quello piloti, si sa, è il più ambito, e in questo caso il dominio della MV Agusta è ancora lontano dal tramontare. Yamaha manda le prime avvisaglie di tempi ormai maturi a inizio 1973. All'apertura della stagione in Francia, Andersson e Saarinen vincono in 125 e 250, ma la notizia è un'altra: al debutto in 500 la YZR 500 ufficiale sbanca il tavolo con il finlandese e completa il podio con Kanaya. La 0W20 ottiene anche la pole position e il giro più veloce. La stagione sembra prendere la piega giusta per Jarno, che si impone anche in Austria, il compagno di squadra è addirittura secondo. Le Yamaha insomma volano, ma poi arriva la tragica gara di Monza, che si porta via sia il talento del nord che Renzo Pasolini. La casa dei tre diapason si ritira dal mondiale per la stagione in corso, ma si tratta solo di una pausa: Iwata riparte con maggiore slancio a fine anno, ingaggiando niente meno che il campionissimo, Giacomo Agostini.

Potente e più leggera
Yamaha convince Ago: lo paga bene e gli fornisce una moto competitiva. Il campione di Lovere era già stato contattato nel 1971, ma i due tempi erano ancora acerbi per le grosse cilindrate: troppi grippaggi, troppi rischi. Tre anni dopo invece la YZR è stata ben affinata: il motore è un 4 cilindri in linea, originato dall'unione di due propulsori 250. La 500 è raffreddata a liquido, la carburazione è affidata a 4 Mikuni da 34mm con valvole a lamelle (non in origine). Le misure di alesaggio e corsa sono 54mm, la cilindrata di 494,69 cm³ e la potenza di ben 95CV già a 9.500 giri/min. Il telaio è un doppia culla chiusa in tubi d'acciaio, la sospensione posteriore, che precedentemente consisteva in un forcellone oscillante con due ammortizzatori regolabili, riceve un mono ammortizzatore di derivazione cross. La moto, che pesava 150 chilogrammi, viene sottoposta a una sostanziosa cura dimagrante e si mostra capace di velocità di punta tra le più elevate.

Un anno di assestamento
Nel 1974 però Agostini incappa in qualche errore (al gp delle Nazioni a Imola finisce tutta la benzina con una condotta di gara super aggressiva) e la YZR – sigla 0W23- si rompe ancora troppo. Mino finisce il mondiale quarto, peggio anche del compagno di squadra (Lansivuori) e soprattutto a vincere il titolo è l'acerrimo rivale Phil Read. E dire che l'annata si era aperta con l'entusiasmante successo di Ago alla 200 miglia di Daytona, dove aveva battuto niente meno che King Kenny Roberts a casa sua, guadagnandosi l'appellativo di eroe dei due mondi. Il 1974 va comunque in archivio con il settimo titolo consecutivo nella 350: una bella consolazione.

Il coronamento di un sogno
Dopo un inverno di riflessione, Agostini ricomincia nel 1975 con il giusto piglio, conquista tre delle prime quattro gare e può permettersi di gestire il resto della stagione. La YZR ormai è al top dello sviluppo, eroga oltre 100 cavalli e per Phil Read non c'è niente da fare: nonostante la vittoria dell'inglese al gp della Cecoslovacchia, a Brno Agostini si può permettere di lasciare il successo all'avversario, classificandosi secondo. Il quindicesimo titolo è di Ago, che lo ricorda come il più bello. Nonostante il successo, a fine anno Giacomo lascia la Yamaha per imbarcarsi in una avventura che ha il sapore della nostalgia: rileva il materiale tecnico della MV Agusta, che lascia le competizioni, e decide di correre nel 1976 con un suo team privato. Eppure, nonostante una vittoria nel gp conclusivo della stagione, la scelta di Agostini non è al passo con i tempi. Con i due tempi, perché oltre alla Yamaha, nel firmamento del mondiale è sorta un'altra stella: la Suzuki RG. Barry Sheene, che già nel 1975 aveva dato avvisaglie di grandezza fregando Agostini all'ultima curva di Assen, l'anno successivo si laurea campione, e da il via a una nuova stagione motociclistica.
 
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