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Massimo Tamburini: le sue 10 moto più belle

Massimo Tamburini ci ha lasciato dieci anni fa, ma le sue creazioni ci accompagnano ancora. Abbiamo provato a fare una classifica delle più belle che ha disegnato

La Ducati 916 è la migliore
Massimo Tamburini è scomparso il 6 aprile di dieci anni fa, è stata una delle figure più importanti del nostro mondo, a lui si devono alcune delle moto più belle degli ultimi quaranta anni. Abbiamo provato a fare una classifica delle sue dieci "opere" più riuscite. 

Bimota HB1

Il nome è l'acronimo delle prime due lettere dei tre cognomi dei soci fondatori Bianchi, Morri e, appunto, Tamburini. Al decimo posto una delle sue prime opere, la Bimota HB1, prodotta dal 1973 al 1980 in 10 esemplari, con il potente motore della Honda CB750 oggi vale una fortuna. 
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Bimota YB1

Al nono gradino troviamo la Bimota YB1 del 1974-75, costruita sulla base della Yamaha TZ350, una moto da gara che ottenne ottimi risultati. Conquistando il titolo mondiale 350 nel 1975 con Jonny Cecotto. 
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Bimota SB2

All'ottavo posto la Bimota SB2, nata nel 1977 con motore della Suzuki GS 750. Il prototipo aveva il serbatoio sotto al motore e i tubi di scarico alti che uscivano soto la sella. Queste due soluzioni non furono messe in produzione per problemi alla pompa del carburante che doveva alimentare i carburatori e per l'eccessivo calore sprigionato dagli scarichi, che avrebbe "cotto" carburatori, batteria, scocca e pilota. Ma gli scarichi alti rimasero una fissa di Tamburini, che poi li realizzò con la Ducati 916.
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Ducati Paso

Al settimo posto troviamo la Ducati Paso del 1986, la prima moto prodotta dalla Ducati dopo l'acquisizione del marchio da parte del gruppo Cagiva che introdusse per la prima volta la carena sigillata, una soluzione ripresa poi dai giapponesi (ricordate le prime CBR 600/1000 F e le Suzuki GSX 600/750 F?). 

Bimota HB/SB

Al sesto posto ci sono le Bimota HB2, HB3, SB4, SB5 e KB2: cinque moto dei primi anni 80 che erano sostanzialmente lo stesso modello, con un telaio in acciaio perimetrale e un elemento in alluminio (forcellone). I motori arrivavano dalle Honda CB900 (HB2) e CB1100 (HB3), dalla Suzuki GSX1100 (SB4 e SB5) e dalla Kawasaki Z1000 (KB3). 
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Husqvarna STR

Al quinto posto troviamo l’Husqvarna STR650 del 2006, uno dei pochi concept di Tamburini che preferiva arrivare alla produzione con i suoi progetti: ancora una volta abbiamo un telaio innovativo che combina acciaio ed elementi in alluminio e il motore monocilindrico bialbero Husqvarna. Avrebbe dovuto arrivare sul mercato a un prezzo di 8.000 euro. Ma non s ene fece nulla.
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Cagiva C589

Medaglia di legno per la Cagiva C589: la passione per le corse di Tamburini è stata riversata nella Cagiva C589 guidata da Randy Mamola nel campionato 500 cc del 1989. Ma non ebbe molta fortuna, era complicata da guidare e il campione USA si classificò a fine anno solo al 18° posto.
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MV Agusta Brutale

Terzo gradino per la prima generazione della MV Agusta Brutale, la 750 del 2001, derivata dalla F4 del 1998 (anche se non era certo una F4 spogliata): il suo faro allungato è stato copiato infinite volte (a sua volta era ispirato al fanale anteriore della Porsche 911-996 che aveva il Patron Castiglioni). A più di un decennio dalla nascita, il design della prima generazione della Brutale è ancora attualissima. 
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MV Agusta F4

Al secondo posto la F4, realizzata al suo primo anno con MV Agusta nel 1997: era una meraviglia allora e lo è ancora oggi. Qui la storia completa.
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Ducati 916

Infine, la vetta è occupata dalla Ducati 916, il più famoso di tutti i progetti di Tamburini, e probabilmente la più celebre moto sportiva dei tempi moderni. Basta mettere la 916, con i suoi come i fari affiancati e gli scarichi sottosella, a fianco delle altre moto del 1993 per capire quanto avanti fosse Tamburini nella progettazione.
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