Malaguti Fifty, il Re dei "tuboni" e i suoi discepoli
Vivacità, semplicità e praticità hanno contribuito al grande successo dei tuboni, primo tra tutti il mitico Malaguti Fifty. Ecco i 5 modelli più interessanti che hanno contribuito a scrivere l'era d'oro dei ciclomotori
L'era dei cinquantini è stata tra le più variegate nella storia delle due ruote (qui i 6 modelli più gettonati): dalle moto da regolarità, ai mitici trial, dalle mini-bike agli stesini passando dagli intramontabili tuboni, così chiamati per il telaio composto da un tubo che fungeva anche da serbatoio. Non sono stati i 50ini più stilosi mai costruiti, e neanche quelli più veloci, eppure con il loro aspetto vivace e al grande praticità di utilizzo sono diventate delle vere e proprie icone. Primo tra tutti il Malaguti Fifty che, oltre ad aver contribuito al successo del marchio italiano, ha ispirato tanti altri costruttori.
Ancora una volta ingolositi dalla lettura "Cinquantini... due ruote in libertà" di Alberto Pasi e Vittorio Crippa, scopriamo i 5 tuboni più interessanti.
Malaguti Fifty
Dal 1974 al 1997 sono stati costruiti ben 250.000 Fifty, un successo incredibile che ha permesso a Malaguti di evolvere profondamente il progetto nel corso degli anni. Pensate che le ultime versioni erano equipaggiate con monoammortizzatore, raffreddamento a liquido e ammissione lamellare. La primissima generazione non si discostava dalla concorrenza, ma brillava per cura del dettaglio, stile e solidità. Nel '76 arriva il Fifty HF, disponibile sia con freno anteriore a tamburo che a disco, aveva i parafanghi in plastica, ammortizzatori inclinati e sella in microfibra. Questa particolare serie culmina nel 1979 con una versione speciale che rende omaggio alla scuderia Lotus di Formula 1: la Black Fifty Special (BFS, che vedete in foto).
Demm Rotary
Nei primi anni '70, la Demm lancia sul mercato il suo modaiolo tubone, il Rotary. Questo modello si faceva notare per le colorazioni metallizzate, la sella comodissima, il manubrio a corna di bue, una generosa gomma posteriore e il serbatoio integrato nella trave centrale. Il motore era a quattro marce e offriva prestazioni interessanti e buona affidabilità. Con 9 anni di attività e svariate evoluzioni tecniche, il Rotary viene sostituito dal Panther XL, più moderno e dinamico.
Garelli Cyclone
Il primo tubone di Garelli debutta nel 1975 al Salone di Milano. Un mix di colori e cromature abbinate a rifiniture eccellenti e tanta solidità. Questo modello non presenta grandi particolarità ma, grazie all'estesa rete di concessionari della casa italiana, riesce comunque ad ottenere buoni numeri di vendita. Il motore monocilindrico aveva il cambio a quattro rapporti, ma nel 1977 arriva anche una versione automatica a due velocità, addirittura più economica. Il suo successo è costante, tanto che il progetto viene aggiornato con il freno a disco e il cambio a 5 marce.
Gilera CB1
Il marchio di Arcore decide di seguire la moda dei tuboni e nel '75 presenta il CB1. Questo modello si distingueva dalla concorrenza per il particolare telaio a doppio tubo (anziché singolo), con le due travi parzialmente coperte da una superficie in plastica. Robusto e brillante il motore a quattro marce, che viene sostituito nella seconda generazione del 1978.
Aprilia Selvaggio
Questo modello di Noale nasce come ciclomotore "mini chopper", che però non ha così tanto appeal tra i giovani appassionati. Il progetto non viene totalmente abbandonato ma riconvertito in tubone, che negli anni successivi stavano spopolando. Il rinato Selvaggio ha lo stesso telaio che questa volta funge anche da serbatoio, motore F. Morini a quattro marce e scarico cromato che guarda il cielo. Lo stile non gli manca, ma non è abbastanza per farsi riconoscere tra gli agguerriti concorrenti.
Informazioni e immagini: "Cinquantini... due ruote in libertà" di Alberto Pasi e Vittorio Crippa