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Kawasaki Z1 900, la vendetta di Akashi

"Bruciata" dalla CB 750 di Honda, Kawasaki si prese una bella rivincita quando, davanti ad un pubblico incredulo ed ammaliato, svelò al Salone di Colonia la Z1 900 

Nome in codice “New York steak”

Tutto cominciò sul finire degli anni Sessanta quando in Kawasaki, forte di una squadra composta dagli ex tecnici della Maguro e da alcuni ingegneri della divisione areonautica, si decise di progettare una quattro cilindri frontemarcia 4 tempi in grado di surclassare la concorrenza.  Quello della Z1 fu un progetto ambizioso (cripticamente battezzato News York Steak, cioè “bistecca alla newyorkese”) che, in aperta rivalità con la CB della collega nipponica, regalò a Kawasaki successi memorabili. Ma l'inizio fu difficile...

Un ritardo che diede i suoi frutti...

Sebbene il progetto del quattro cilindri nel 1968 fosse già in una fase avanzata, la casa di Akashi fu battuta da Honda che presentò (al 14° Tokyo Motor Show del 1968) la CB 750 Four, la prima moto al mondo di serie con motore 4 cilindri. Kawasaki non voleva arrivare seconda e per questo decise di accantonare il progetto rimandandone il debutto per concentrarsi sulle sportive 3 cilindri 2 tempi. Così nell’aprile del 1969, cominciarono i primi collaudi di una versione maggiorata a 900 cm3 capace di 95 CV di potenza ed una velocità massima vicina ai 230 km/h. Il motore della Z1 si dimostrò però fragile ed inaffidabile, ritardando ulteriormente il lancio del nuovo modello. La rivincita su Honda però, che nel frattempo spopolava tra le maxi quattro cilindri, era ormai dietro l’angolo…

Eccola, finalmente!

Trascorsi ancora un paio d’anni, la Z1 900 fu finalmente pronta al suo debutto in società. Prendendosi ciò che le era stato sottratto ai tempi del Motor Show del’68, la Z1 rubò letteralmente la scena alla CB 750 che, a confronto, pareva piccola ed ormai superata. Al contrario, la Z1 si mostrò fresca e slanciata nelle linee, aggressiva e, sopratutto, potentissima grazie al motore 4 cilindri con distribuzione bialbero (la CB era "solo" monoalbero) che aveva 13 CV in più della Honda e 23 più della Trident di Triumph. Velocità massima: ben oltre i 200 km/h. Una vera bomba!

Come sbaragliare la concorrenza

Il successo fu immediato. La Z1 900 era veloce ma comoda, il motore potente ma robusto ed affidabile, adatto agli strapazzi della pista ed al turismo in coppia, anche a lungo raggio. Sì, aveva anche lei qualche piccolo difetto, come le sospensioni troppo morbide, gli scarichi un po’ troppo bassi, che toccavano in piega, ed una frenata (correggibile con l’aggiunta del secondo dico anteriore) non abbastanza incisiva. Inezie se confrontate con i tanti pregi che la Z1 ed il suo poderoso quattro cilindri potevano vantare sulla concorrenza, nipponica ed europea. 

"La cosa che colpiva di più della Z1 ancor prima di accenderla era il motore - raccontava un tester dell'epoca- . Noi europei ci eravamo abituati all’idea delle maxi 4 cilindri grazie alla Honda CB750 ed ecco che la Kawasaki lasciava tutti a bocca aperta con la Z1. È vero che lo schema del motore non era più un novità, ma quello della Z1 era di ben 900 cm3 e aveva la distribuzione bialbero, praticamente il massimo. La Kawasaki era sicuramente la moto più performante disponibile sul mercato, superava con facilità i 200 km/h e l’unica che le si avvicinava era la Laverda 1000, ma la Z1 era nettamente più confortevole e silenziosa, a proprio agio in autostrada come in città. Nonostante il peso non proprio contenuto e sostanzialmente analogo a quello della CB, si guidava con estrema facilità. L’unico neo era quello delle sospensioni, un po’ troppo morbide di taratura, che causavano qualche oscillazione nei curvoni veloci, ma era roba di poco conto perché bastava tenere il gas ben aperto ed il problema spariva…”. 

Altre tre differenti versioni

Battezzata “testa nera”per via della colorazione del motore, la prima serie fu ben presto seguita da altre tre versioni caratterizzate da piccoli interventi estetici e meccanici. Arrivata nel 1976, l’ultima versione fu quella a vantare il maggior numero di modifiche e correzioni: carburatori più piccoli, da 26 anzichè da 28 (scelta obbligata per il rispetto delle normative antinquinamento USA), doppio disco anteriore e rapporto di trasmissione allungato. La produzione delle Z 900 s’interruppe quell’anno con l’arrivo della Z1000.

Tecnica della Z 900

Come già accennato, la Z 900 introdusse numerose innovazioni che le permisero di sbaragliare la concorrenza, sia dal punto di vista del motore che della ciclistica in generale.

Motore, cambio e trasmissione

Un 4 cilindri frontemarcia, 4 tempi raffreddato ad aria con testa e cilindri in lega leggera e canne in ghisa. Distribuzione bialbero in testa e 2 valvole per cilindro. La trasmissione primaria era a ingranaggi, il cambio a 5 rapporti e la frizione multidisco in bagno d’olio con comando a cavo. Il tutto per una potenza di 83 CV a 8.500 giri ed una velocità massima di quasi 220 km/h. 

Telaio, sospensioni, freni e ruote

Al telaio, un doppia culla chiusa in tubi d’acciaio, era abbinata una forcella teleidraulica all’anteriore ed un forcellone oscillante con 2 ammortizzatori regolabili su 5 posizioni al posteriore. Il comparto frenante si componeva invece di un disco singolo da 296mm con pinza a singolo pistoncino (il modello del ’76 ne montava due) e di un più semplice tamburo monocamma da 200 mm. Infine le ruote, con cerchi a raggi e calzate da pneumatici nelle dimensioni 3,5x19” e 4.00x18”. Il tutto per un peso sulla bilancia fermo a 230 kg, a cui si aggiungevano i 18 litri (di cui 4 di riserva) del capiente serbatoio. Non certo un peso piuma ma non lontana dalle altre maxi nipponiche dell’epoca. 

Quotazioni

In base a quanto detto sopra, abbandonate l’idea (o la speranza) di mettervene una in garage spendendo poco. Di Z1 ne furono realizzati circa 115.000 esemplari (la CB 750, tanto epr fare un paragone, sfondò il tetto dei 500.000), di cui soli 7.423 venduti in Italia. Non sono molti. Ovvio quindi che trovarne in vendita - soprattuto  a buon prezzo - non sia cosa facile. Per farsi un’idea, vi basti sapere che 15.000 euro potrebbero essere una buona base di partenza.

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Fausto
Lun, 31/03/2025 - 12:21
Ho avuto la 900 poi la 1000, e` vero che quando oscillava bastava tenere il gas aperto, ma in autostrada a 200Kmh quando era ora di rallentare, sembrava un serpente e il cuore prendeva piu` giri del motore.