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Sciopero trasporti Torino – Gtt stop Lunedì 28 ottobre. Orari e fasce di garanzia

Sciopero mezzi Torino – Lunedì i lavoratori di Gtt incroceranno le braccia. La protesta nasce contro la decisione di privatizzare l’azienda. Il fermo sarà di 24 ore con fasce di garanzia garantite
Lunedì di fuoco
Lunedì 28 ottobre i lavoratori di Gtt hanno indetto una protesta di 24 ore. A indire lo sciopero le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti, Faisa Cisal, Ugl, Fast Confsal e Usb. Ecco le fasce garantite per lunedì: Servizio urbano e suburbano della Città di Torino: dalle ore 6.00 alle ore 9.00 e dalle ore 12.00 alle ore 15.00; Metropolitana: dalle ore 6.00 alle ore 9.00 e dalle ore 12.00 alle ore 15.00; Autolinee extraurbane: da inizio servizio alle ore 8.00 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30; sfm1 Pont-Rivarolo-Chieri (ferrovia Canavesana) e sfmA Torino-Aeroporto-Ceres: da inizio servizio alle ore 8.00 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30.
Le motivazioni dello sciopero sono da legare alla protesta per la vendita ai privati di alcune quote della Gtt. Già da un anno si parla di  privatizzazione del Gruppo Torinese Trasporti, una scelta obbligata per consentire alla città di Torino di rientrare nel patto di stabilità. Oltre a quote dei mezzi pubblici la Sala Rossa aveva acconsentito a rinunciare, riuscendoci, a parte di Sagat, la società che gestisce l'aeroporto di Caselle Torinese, Tmr e Amiat. Risultato? 230 milioni nelle casse comunali e la speranza di poter salvare Gtt.“ Ora però si parla di una vendita delle quote pari all’80%, una scelta che di fatto privatizzerebbe del tutto la società:"Se il tutto andasse avanti - dice Leonardo Locci, segretario regionale dell'Usb - i lavoratori Gtt avranno da perdere rispetto alla condizioni attuali, per cui è necessario il massimo della compattezza ed unità di azione tra noi lavoratori. Tutte le sigle sindacali sono unite nella consapevolezza che siamo di fronte ad una grave provocazione del sindaco Fassino, che ha imposto lo spacchettamento e la vendita di Gtt, e siamo di fronte ad una seria e grave minaccia ai posti di lavoro, ai nostri stipendi e al nostro futuro.“
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