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MotoGP Starting Grid: Ducati a caccia del bis, tutti provano a copiare Martin

Lo spagnolo è velocissimo anche nella parte centrale della pista, dove riesce a guidare come Mir e Quartararo. Le due prime guide di Suzuki e Yamaha sono sempre di più i protagonisti del campionato, e i piloti Ducati sono chiamati a occupare tutto il podio per riaprire il mondiale
Una sola settimana dopo la ripresa del campionato, il motomondiale è di nuovo in pista a Spielberg per la seconda gara austriaca, undicesima tappa della stagione. Torniamo allora sulla griglia di partenza con MotoGP Starting Grid e il nostro Guido Sassi.

La novità
Le polemiche sulla sicurezza del Red Bull Ring accompagnano ogni edizione del gran premio sin dalla prima edizione sulla nuova versione del tracciato, che si era tenuta nel 2016. Al tempo fu Casey Stoner il primo a lamentarsi del layout di Spielberg, e in particolare proprio della zona tra curva 2 e curva 3, dove l'anno scorso abbiamo visto il pauroso incidente tra Franco Morbidelli e Johann Zarco. In quel periodo l'australiano era collaudatore Ducati e si ipotizzava una sua wild card, poi sfumata – si dice-  proprio per le questioni legate alla sicurezza. Cinque anni dopo nulla è stato fatto, ma da due anni a questa parte si corrono addirittura due gare sulla stessa pista e non ha fatto male Luca Marini a dire che si sta giocando con il fuoco.
Sul fronte pneumatici, nel frattempo, Michelin ha corretto il tiro rispetto alla prima gara, portando una diversa gomma anteriore dura. È la vecchia simmetrica, che andrà a sostituire la nuova asimmetrica. Il cambio si è reso necessario in via precauzionale, dopo che Oliveira si è dovuto ritirare, con la gomma stracciata, nel corso del gran premio.

Che numeri
Vittoria nella stagione da rookie, come Brad Binder l'anno scorso, ma con un migliore rendimento rispetto al sudafricano: Jorge Martin non solo domenica ha conquistato il primo successo, ma lo ha fatto dopo avere centrato pure la pole position, la seconda del suo campionato, e con un terzo posto già guadagnato alla seconda gara, in Qatar. Il pilota Pramac entra così in un club di fuoriclasse, limitatamente alla precocità della sua affermazione: Marquez, Lorenzo, Pedrosa, Rossi e Biaggi, sono questi i nomi che lo hanno preceduto allo stesso livello nel primo campionato della carriera in classe regina.

La sfida
Fabio Quartararo si è involato a 40 punti di vantaggio su Johann Zarco, ma il distacco vale pure di più se si considera che nel conto delle vittorie siamo 4-0 per il pilota Yamaha. Nemmeno Joan Mir e Pecco Bagnaia, che inseguono a oltre 50 punti di distacco, hanno ancora ottenuto il primo successo, anche se non tutto è perduto nella loro rincorsa. Il campione del mondo in carica, in particolare, sembra avere ritrovato lo smalto, ora che la Suzuki gli ha portato il famoso abbassatore di cui tutti dispongono. Joan ha centrato subito un secondo posto su una pista che già l'anno scorso lo aveva visto protagonista con il medesimo risultato (nella seconda delle due gare). Recuperare la distanza di due vittorie a Fabio non sarà semplice: il francese – al momento- non ha più gli alti e bassi della scorsa stagione, ma mostra una solidità confortante. È vero pure che mancano ben dieci gare con la prossima e in un campionato così lungo il tempo per ribaltare la situazione non manca.
La rivalità tra Mir e Quartararo non ha i contorni spigolosi di quelle tra Rossi e Marquez, o dello stesso campione del mondo con il fenomeno di Cervera. Anzi, i due sembrano “alleati” nell'opporsi a MM93, considerato giustamente da tutti ancora il riferimento della categoria. Lo si è visto anche domenica scorsa: la ferocia con cui Fabio e Joan hanno attaccato Marc testimonia un approccio da veri antagonisti, e non da semplici sparring partner della scena. Quando vedremo Mir e Quartararo fare a sportellate tra di loro? Gli incroci in pista tra di loro non sono semplici: il primo fa spesso gare du rincorsa, il secondo – quando può- prende e scappa. Ma prima o poi succederà, e al momento ci sembra che nel corpo a corpo sia il pilota Suzuki quello più maturo.

Questa è storia
Andrea Dovizioso non prenderà la moto di Lorenzo Savadori in questo weekend. Nonostante l'infortunio del secondo pilota Aprilia abbia lasciato una sella libera nel box di Noale, per il forlivese l'idea di tornare in pista con i colleghi non è da considerarsi. Ironia della sorte, non ci sarebbe potuta essere pista migliore che quella delle tre vittorie di Andrea: nel 2017 e 2019 Dovizioso aveva regolato Marquez all'ultima curva, l'anno scorso aveva ottenuto il successo con una affermazione perentoria. Purtroppo, viste le titubanze di Dovizioso a tornare in gioco, questo tris rimarrà probabilmente storia. Quale manager di MotoGP vorrà infatti affidare una moto ad Andrea in futuro, considerando la sua scarsa propensione all'adattamento?

Hot spot
La curva 10 calamita le attenzioni del pubblico al Red Bull Ring, ma non è certo l'unico punto che merita attenzione da parte degli addetti ai lavori. In questi ultimi anni abbiamo capito che nel settore centrale non solo si fanno i tempi, ma si possono portare anche gli attacchi, in particolare tra curva 6 e curva 7. Domenica per esempio, non appena Marquez è andato un pelo largo, tanto Mir quanto El Diablo sono entrati nella curva a sinistra sul rivale, e lo stesso Jorge Martin ha costruito una buona parte del proprio successo proprio in quel segmento di pista. Lo spagnolo della Ducati è l'unico che riesce a fare girare la Desmosedici come un 4 in linea in quel punto del tracciato, e il risultato è che nessuno ha potuto attaccarlo. Se anche gli altri ducatisti riuscissero a mettere a posto la moto in quel punto e a guidarla come Jorge, probabilmente vedremmo un podio tutto rosso!
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