Sla, l'Ice Bucket Challenge raccoglie 115 milioni: scoperto nuovo gene alla base della malattia
All’ Ice Bucket Challenge hanno partecipato oltre 17 milioni di persone ed innumerevoli vip tra i quali, ce lo ricordiamo tutti, anche Valentino Rossi. La ALS Association - promotrice della campagna - ha annunciato di aver raccolto 115 milioni di dollari, grazie ai quali sono stati finanziati due importanti progetti che fanno ben sperare per la lotta contro la malattia neurodegenerativa
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La doccia gelata
Nata e sviluppatasi sui social nel 2014 con un obbiettivo nobile e positivo, la campagna “a colpi di secchi d’acqua gelata” è stata lanciata dalla ALS Association, l’associazione statunitense contro la Sla, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla Sla e stimolare le donazioni per la ricerca. Una sorta di catena di Sant’Antonio, che ha visto la partecipazione di circa 17 milioni di persone e innumerevoli vip, da Tom Cruise a Barack Obama, passando per Mark Zuckerberg, Matteo Renzi, Belen Rodriguez e Valentino Rossi…Il breve video del vip o dello sportivo di turno che, spendendo più o meno parole sulla necessità di recuperare fondi e sensibilizzare il mondo circa la malattia neurodegenerativa, si rovesciava una secchiata d’acqua gelata in testa sembra aver già dato non pochi frutti. La stessa ALS Association ha infatti annunciato di aver raccolto ben 115 milioni di dollari grazie ai quali sono stati finanziati due distinti ed estremamente utili progetti di ricerca.
Utilizzando 1.022 casi familiari e 7.315 controlli sani, i ricercatori hanno, da una parte, identificato il gene NEK1 quale significativamente associato alla patologia e dall’altra identificato altri loti (il C21orf2 sul cromosoma 21, il MOBP sul cromosoma 3 e l’SCFD1 sul cromosoma 14).
“Questo nuovo importante risultato raggiunto per la ricerca scientifica sulla Sla conferma l’eccellenza del lavoro dei ricercatori italiani: un prezioso operato che la nostra Fondazione è impegnata a sostenere quotidianamente, con l’obiettivo di individuare al più presto una terapia per questa malattia. – commenta Giulio Pompilio, direttore scientifico di Arisla - Certamente queste ultime scoperte contribuiscono a compiere un ulteriore passo in avanti in tale direzione aprendo nuove prospettive in termini terapeutici”.
Utilizzando 1.022 casi familiari e 7.315 controlli sani, i ricercatori hanno, da una parte, identificato il gene NEK1 quale significativamente associato alla patologia e dall’altra identificato altri loti (il C21orf2 sul cromosoma 21, il MOBP sul cromosoma 3 e l’SCFD1 sul cromosoma 14).
“Questo nuovo importante risultato raggiunto per la ricerca scientifica sulla Sla conferma l’eccellenza del lavoro dei ricercatori italiani: un prezioso operato che la nostra Fondazione è impegnata a sostenere quotidianamente, con l’obiettivo di individuare al più presto una terapia per questa malattia. – commenta Giulio Pompilio, direttore scientifico di Arisla - Certamente queste ultime scoperte contribuiscono a compiere un ulteriore passo in avanti in tale direzione aprendo nuove prospettive in termini terapeutici”.
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