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Carbonio auto-riparante: dagli aerei alle moto?

Studiata in campo aeronautico, la nuova tecnologia messa a punto dai ricercatori dell’Università di Bristol potrebbe, in futuro, trovare applicazione in altri settori. Le microsfere contenute nel composto, rompendosi in caso di impatto,  rilasciano un agente riparatore liquido che penetra nella fessura riparandola. In futuro avremo carene autoriparanti?
Addio carrozziere?
I ricercatori dell’Università di Bristol, nel Regno Unito, hanno condotto una ricerca durata tre anni con l’intento di mettere a punto una tecnologia capace di riparare fratture e tagli in diversi tipi di materiali. Un po’ come il sangue nel corpo, che, coagulandosi, “guarisce” la ferita, il composto studiato dagli scienziati potrebbe risultare un’enorme passo avanti nel campo della tecnologia degli oggetti che si “auto-riparano”. Nata prevalentemente per utilizzo in campo aeronautico e, in particolare, sviluppata per le ali degli aerei, la tecnologia prevede, per il momento, l'impegno sulla fibra di carbonio, alla quale sono state aggiunte microsfere cave tanto piccole da sembrare polvere. In caso di impatto o sollecitazioni capaci di danneggiare il materiale, le microsfere si rompono rilasciando un agente riparante liquido che penetra nelle fessure provocate dal danno, riempiendole. “Coagulandosi”, il liquido permette quindi una riparazione solida, resistente e quasi impercettibile. Benché impiegata per un’infinità di scopi, la fibra di carbonio potrebbe però non essere l’unico materiale adattabile a una simile tecnologia: gli scienziati stessi hanno infatti lasciato aperta ogni porta per la sperimentazione in diversi settori, come per esempio di tablet e smartphone. Se potenzialmente illimitate, tra le varie applicazioni, è lecito pensarlo, potrebbe esserci anche quella relativa al campo motoristico e, in particolare, delle due ruote. Pensate che bella una carena che, colpita da un sasso “magicamente” rimargini la ferita: addio crepe e addio carrozziere!
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