Martin, i risultati non bastano: storia di una carriera in salita
Lo spagnolo è stato strappato a KTM nel 2020 e in Ducati ha vinto già come rookie. Bastianini prima e Marquez poi gli hanno "fregato" la sella ufficiale, e ora Aprilia rappresenta la sua rivincita
La vicenda di mercato legata a Jorge Martin è un “caso scuola” sulle strane dinamiche che si possono innescare nelle trattative e su come la naturale e "presunta" evoluzione delle cose non faccia parte del complesso mondo della MotoGP.
Fino a quindici giorni fa metà del paddock infatti era convinta che lo spagnolo sarebbe finito nel team ufficiale Ducati: lui un po' meno, sia perché aveva capito la direzione che stavano prendendo le cose e sia perché già in passato era rimasto scottato rispetto alle proprie ambizioni e infatti ha traslocato in Aprilia. A ben guardare, l'intera carriera del pilota di Madrid in MotoGP ha seguito un cammino più difficile di quanto i risultati potessero lasciare intendere.
L'annuncio ufficiale, Marquez in Ducati.
Un inizio burrascoso
Nella sua seconda stagione in Moto2 – 2020, anno della pandemia- Martin parte forte, viene trovato positivo al Covid-19 e deve saltare due gare cruciali in una stagione già di per sé corta. Non riesce a vincere il campionato, ma il suo futuro in MotoGP sembra scritto: è infatti sotto contratto con Aki Ajo, che ha un link diretto con Mattighofen e infatti il costruttore austriaco ha una opzione sul giovane talento. Ducati però non si vuole lasciare scappare Martin e si inserisce con una offerta allettante: un biennale nel Team Pramac. È un'entrata, se non a gamba tesa, molto decisa. D'altronde, Borgo Panigale sembra credere davvero in Jorge e necessita di un pilota con cui sostituire Pecco Bagnaia, migrato nel team factory. L'offerta è troppo allettante per Martin, che vede la possibilità di intraprendere un cammino solido e competitivo. Se Bagnaia è riuscito a salire sulla Desmosedici ufficiale dopo due anni di apprendistato, perché lui non dovrebbe essere capace di fare altrettanto?
Subito il meglio
Jorge non delude: pole position e podio alla seconda gara della stagione, prestazioni che da parte di un rookie non si vedevano dai tempi di Marc Marquez. Purtroppo si infortuna nelle libere del Portogallo, salta tre gare e quando torna ce ne mette altrettante per ritrovare la forma, ma in Austria arriva il primo successo: pole e vittoria di autorevolezza, ribadite da un'altra partenza al palo sette giorni più tardi – sempre a Spielberg- e un podio. Il resto della stagione è in calando, Jorge conferma di essere veloce ma altalenante. Da un rookie però ci si può aspettare di più?
Lo strappo del 2022
La strada sembra segnata: al via del campionato successivo, tutti sono convinti che Jorge firmerà per il team factory, per correre al fianco di Bagnaia a partire dal 2023. Bastianini però ci mette lo zampino: vince all'apertura di Losail, concede il bis in Texas e il tris in Francia. La posizione di Martin si fa più complicata, Ducati prende tempo. Le valutazioni sul ballottaggio Bastianini-Martin si trascinano fino alla pausa estiva, l'annuncio della firma del romagnolo arriva addirittura a fine agosto. I risultati danno ragione a Enea, in tutta l'estate Martin non trova né un podio né una pole position. Jorge però sente di non avere avuto la sua possibilità: vuoi per il difficile recupero dall'infortunio, vuoi per un'irruenza che fatica a trovare un modo di essere domata e trasformata in risultati costanti. Rimanere in Pramac non è poi così male: nel 2023 avrà una moto full factory e potrà puntare a una rivincita piena.
Quasi campione
Il 2023 sappiamo tutti come è andato: Jorge rimane in lotta per il mondiale fino all'ultima gara, è fin troppo veloce e rischia di portare via il titolo al team ufficiale. In Ducati ragionano soprattutto su questo aspetto e decidono che se Jorge diventerà campione, gli faranno spazio - a danno di Bastianini- nel team Lenovo. Lo scenario non si avvera, Martin incassa da vero campione e si rimette al lavoro per il 2024. Purtroppo però questa volta è Marquez che dimostra di essere velocissimo con la Desmosedici, ingolosendo sponsor e spaventando i tecnici. “Cosa succederebbe se lo perdessimo, se andasse in Aprilia o KTM nel 2025?”. Deve essere stato questo il ragionamento dei manager, che alla fine hanno preferito sacrificare Jorge.
Un futuro tutto da scrivere
Martin nelle settimane scorse è apparso legittimamente demotivato. “Cosa devo fare ancora per dimostrare il mio valore?” è stato il suo sfogo alla stampa. D'altronde è in testa al mondiale, ha vinto 2 gare e 3 Sprint, ha quasi sempre tenuto a bada Marquez, anche nell'ultimo gp al Mugello.
La firma con Aprilia non è però una sconfitta: le possibilità di portare il #1 sulla carena della RS-GP non sono poche, e valgono sicuramente una extra motivazione. Ducati ha scelto di correre il rischio minore per il futuro, ma nel presente non avrà una situazione semplice da affrontare. Anche perché pure Campinoti è in rotta con Borgo Panigale: si ritrova senza top rider per il 2025, e la tentazione di andare in Yamaha si fa concreta. L'estate – in pista e sul mercato- sarà davvero molto calda.