MotoGP Starting Grid: la pioggia di Le Mans non spaventa la Ducati
In Francia tutti si aspettano la pioggia e per gli uomini di Borgo Panigale non è un problema: la Desmosedici ha un buon grip sul bagnato, l'anno scorso Petrucci si piazzò primo. Miller è uno specialista con le rain e Bagnaia arriva al circuito Bugatti da leader della classifica

News
Il motomondiale sbarca in Francia per la quinta tappa del campionato. Alla viglia di un weekend che promette pioggia ed emozioni, andiamo a vedere le novità sulla griglia del gran premio insieme al nostro Guido Sassi e a MotoGP Starting Grid.
La novità
Mentre la carovana del mondiale si spostava a Le Mans, Andrea Dovizioso è tornato in pista al Mugello, per un secondo test sulla RS-GP dopo quello di Jerez. Il meteo non era dei migliori, tanto in Italia quanto al di là delle Alpi, I giri non sono stati moltissimi, non abbastanza da sciogliere le riserve su un suo futuro impegno con la moto di Noale. È impensabile una wild card nel corso di questa stagione? Se ci si basa sul carattere meticoloso di Andrea probabilmente sì, oltre al fatto che l'ex ducatista continua a ribadire che il suo obiettivo è un rientro alle gare nel 2022. Massimo Rivola dal canto suo spera che almeno i test Dovizioso continui a farli, e già si parla di vederlo in pista anche a Misano.
Che numeri
Intanto a Le Mans imperverasa il brutto tempo: la notizia non dovrebbe dare però troppo fastidio a Francesco Bagnaia, attuale leader del mondiale con 66 punti, 2 in più rispetto a Fabio Quartararo. Le Ducati sono moto con un ottimo grip meccanico, anche se Pecco non ha la stazza di Danilo Petrucci, che sul bagnato riesce con il peso a trovare quell'aderenza in più che sull'asciutto invece si tramuta in un abbondante consumo di gomma. L'anno scorso il ternano ha vinto regalando l'unico successo per Borgo Panigale su questo tracciato: il vero “Napoleone” qui è Jorge Lorenzo, vincitore di 5 edizioni in 8 anni, con Valentino Rossi invece numero uno per podi, ben 13.
A ogni modo Le Mans dice bene a Yamaha, anche se El Diablo è fresco reduce dall'operazione al braccio destro per sindrome compartimentale e non è un mago della pioggia, così come il suo compagno di squadra Maverick Vinales. Sarà l'occasione buona per Franco Morbidelli? Una vittoria ci starebbe a pennello, dopo il podio di Jerez e con 33 punti da recuperare su Bagnaia.
La sfida
Per il resto la sfida, più che tra Fabio e Pecco, è proprio tra i francesi e un gran premio di casa che rimane un tabù in classe regina fin dal 1954: Pierre Monneret e il circuito di Reims al giorno d'oggi non evocano nessun ricordo se non agli archivisti, ma una settantina di anni dopo la Francia dei motori ha in Quartararo e Zarco le sue carte migliori di sempre per puntare al successo. Certo le statistiche non sorridono ai due: El Diablo non è nemmeno mai entrato in top 5 nella sua carriera a Le Mans, Zarco non ha mai vinto sul Bugatti, anche se ha conquistato due podi. L'ultima volta Johann ci è salito nel 2017, con un bel secondo posto ai tempi della Yamaha Tech3.
Questa è storia
Tra i duelli degni di nota in anni recenti a Le Mans si ricorda quello tra Rossi e Vinales nell'edizione del 2017: prima la potente staccata con sorpasso alla prima chicane, un'operazione chirurgica vanificata solo dal lungo del nove volte campione del mondo alla Garage Vert nel corso dell'ultimo giro. Per via di quell'errore lo spagnolo andò a vincere la terza gara su cinque di quel memorabile inizio di stagione, salvo poi compromettere il campionato con una seconda parte tutta a gambero. Quel gp di fatto segnò la fine di un lungo periodo felice per Yamaha: senza la caduta di Rossi, le M1 sul podio di Le Mans sarebbero state ben tre, ma dopo quella gara l'unico successo stagionale fu quello di Rossi ad Assen, un paio di mesi più tardi. Una vittoria che rimane anche l'ultima del Dottore, limitato prima dalla crisi di Yamaha, e ora da un rebus tecnico che il nove volte campione del mondo spera di avere risolto negli ultimi test di Jerez.
Hot Spot
La pista di Le Mans ha layout davvero tosto: frenate decise, curve impegnative, variazioni altimetriche. Uno dei punti più interessanti, soprattutto in ottica sorpasso, è la chicane Dunlop, che arriva dopo il velocissimo primo curvone: le MotoGP in questo tratto di pista che piega a destra sfiorano i 300 all'ora. Lo sa bene Alberto Puig, che nel 1995 scampò alla tragedia per un niente: lo spagnolo perse il controllo della sua Honda NSR e andò a impattare contro le barriere. La chicane della curva 3 arriva quando i piloti hanno appena fatto in tempo a raddrizzare le moto, chi prende l'interno se ha un assetto stabile e non esagera a ritardare la frenata riesce anche a tenere la posizione in uscita. Certo il giro è lungo, e prima di tagliare la linea del traguardo ci sono almeno altri tre punti dove chi è stato superato può prendersi la rivincita: l'ultimo arriva proprio negli ultimi metri, con la sequenza di curve 13-14. È un sinistra-destra vietato ai deboli di cuore, che non di rado ha cambiato la classifica appena prima della bandiera a scacchi.
La novità
Mentre la carovana del mondiale si spostava a Le Mans, Andrea Dovizioso è tornato in pista al Mugello, per un secondo test sulla RS-GP dopo quello di Jerez. Il meteo non era dei migliori, tanto in Italia quanto al di là delle Alpi, I giri non sono stati moltissimi, non abbastanza da sciogliere le riserve su un suo futuro impegno con la moto di Noale. È impensabile una wild card nel corso di questa stagione? Se ci si basa sul carattere meticoloso di Andrea probabilmente sì, oltre al fatto che l'ex ducatista continua a ribadire che il suo obiettivo è un rientro alle gare nel 2022. Massimo Rivola dal canto suo spera che almeno i test Dovizioso continui a farli, e già si parla di vederlo in pista anche a Misano.
Che numeri
Intanto a Le Mans imperverasa il brutto tempo: la notizia non dovrebbe dare però troppo fastidio a Francesco Bagnaia, attuale leader del mondiale con 66 punti, 2 in più rispetto a Fabio Quartararo. Le Ducati sono moto con un ottimo grip meccanico, anche se Pecco non ha la stazza di Danilo Petrucci, che sul bagnato riesce con il peso a trovare quell'aderenza in più che sull'asciutto invece si tramuta in un abbondante consumo di gomma. L'anno scorso il ternano ha vinto regalando l'unico successo per Borgo Panigale su questo tracciato: il vero “Napoleone” qui è Jorge Lorenzo, vincitore di 5 edizioni in 8 anni, con Valentino Rossi invece numero uno per podi, ben 13.
A ogni modo Le Mans dice bene a Yamaha, anche se El Diablo è fresco reduce dall'operazione al braccio destro per sindrome compartimentale e non è un mago della pioggia, così come il suo compagno di squadra Maverick Vinales. Sarà l'occasione buona per Franco Morbidelli? Una vittoria ci starebbe a pennello, dopo il podio di Jerez e con 33 punti da recuperare su Bagnaia.
La sfida
Per il resto la sfida, più che tra Fabio e Pecco, è proprio tra i francesi e un gran premio di casa che rimane un tabù in classe regina fin dal 1954: Pierre Monneret e il circuito di Reims al giorno d'oggi non evocano nessun ricordo se non agli archivisti, ma una settantina di anni dopo la Francia dei motori ha in Quartararo e Zarco le sue carte migliori di sempre per puntare al successo. Certo le statistiche non sorridono ai due: El Diablo non è nemmeno mai entrato in top 5 nella sua carriera a Le Mans, Zarco non ha mai vinto sul Bugatti, anche se ha conquistato due podi. L'ultima volta Johann ci è salito nel 2017, con un bel secondo posto ai tempi della Yamaha Tech3.
Questa è storia
Tra i duelli degni di nota in anni recenti a Le Mans si ricorda quello tra Rossi e Vinales nell'edizione del 2017: prima la potente staccata con sorpasso alla prima chicane, un'operazione chirurgica vanificata solo dal lungo del nove volte campione del mondo alla Garage Vert nel corso dell'ultimo giro. Per via di quell'errore lo spagnolo andò a vincere la terza gara su cinque di quel memorabile inizio di stagione, salvo poi compromettere il campionato con una seconda parte tutta a gambero. Quel gp di fatto segnò la fine di un lungo periodo felice per Yamaha: senza la caduta di Rossi, le M1 sul podio di Le Mans sarebbero state ben tre, ma dopo quella gara l'unico successo stagionale fu quello di Rossi ad Assen, un paio di mesi più tardi. Una vittoria che rimane anche l'ultima del Dottore, limitato prima dalla crisi di Yamaha, e ora da un rebus tecnico che il nove volte campione del mondo spera di avere risolto negli ultimi test di Jerez.
Hot Spot
La pista di Le Mans ha layout davvero tosto: frenate decise, curve impegnative, variazioni altimetriche. Uno dei punti più interessanti, soprattutto in ottica sorpasso, è la chicane Dunlop, che arriva dopo il velocissimo primo curvone: le MotoGP in questo tratto di pista che piega a destra sfiorano i 300 all'ora. Lo sa bene Alberto Puig, che nel 1995 scampò alla tragedia per un niente: lo spagnolo perse il controllo della sua Honda NSR e andò a impattare contro le barriere. La chicane della curva 3 arriva quando i piloti hanno appena fatto in tempo a raddrizzare le moto, chi prende l'interno se ha un assetto stabile e non esagera a ritardare la frenata riesce anche a tenere la posizione in uscita. Certo il giro è lungo, e prima di tagliare la linea del traguardo ci sono almeno altri tre punti dove chi è stato superato può prendersi la rivincita: l'ultimo arriva proprio negli ultimi metri, con la sequenza di curve 13-14. È un sinistra-destra vietato ai deboli di cuore, che non di rado ha cambiato la classifica appena prima della bandiera a scacchi.
Aggiungi un commento