SBK - James Toseland: "In Ducati non volevano che vincessi"
Il due volte campione britannico si racconta al sito del mondiale superbike: "Puntavano su Laconi, che era importante per il mercato francese. Con Honda le cose andarono meglio, Bayliss era il mio avversario più tenace"

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Il campionato del mondo superbike inizierà solo tra due mesi; nel frattempo, a parte i pochi test in programma, c'è tempo per rivedere le vecchie gare e ascoltare le interviste ai grandi campioni dell'epoca. Uno dei più grandi è senza dubbio James Toseland, che al sito ufficiale della sbk ha raccontato la propria carriera. Eccone i passaggi principali.
Gli inizi
Toseland ricorda gli inizi, piuttosto rocamboleschi, con un episodio accaduto a Dongton Park. “Neil Hodgson aveva vinto il BSB mentre io ero stato vittima di una brutta caduta nel corso di alcuni test sulla pista di Cadwell Park. Ricevetti un messaggio da Colin Wright, il team manager del GSE Racing, che mi chiedeva di andare al camion del team. Ero in stampelle ma le lasciai nella hospitality perché pensavo di non potermi presentare in stampelle a una possibile offerta per il mondiale. Mi ricorderò che entrai, salutai e trenta secondi dopo avevo un foglio di carta ed era un contratto biennale per correre come compagno di squadra di Neil Hodgson nel WorldSBK. Dissi che avrei corso anche gratis”.
La dura gavetta
Dal 2001 al 2003 JT faticò e solo nella terza stagione iniziò a ingranare, con un terzo posto finale: “Nel 2001 ci furono momenti in cui Troy Bayliss, Colin Edwards e perfino Neil Hodgson mi superavano e dopo tre curve li perdevo. Se poi diventai il campione del mondo più giovane è stato soprattutto grazie a quelle tre stagioni”.
Il retroscena
“Nel 2004 cambiarono altri fattori: dopo tre anni con le Dunlop passammo alle Pirelli. Nel 2004 non avevo il pacchetto completo ma avevo a disposizione la Ducati ufficiale, la più veloce”. Ad Assen ci fu anche una sorpresa davvero inaspettata per James: “Avevo utilizzato tutti i motori a disposizione o li avevo rotti e quindi stavo usando quelli del mio compagno di box, Regis Laconi. Erano migliori. Non ero la scelta preferita da parte di Ducati, Regis era importante per il mercato francese. Non ci furono festeggiamenti quando vinsi”. Dopo il titolo del 2004 le cose non migliorarono per Toseland, che nel 2005 visse una stagione complicata e a fine anno non fu confermato: “Nel corso di quei due anni non provai mai realmente la sensazione di essere il volto giusto per quel contesto”.
I successi in Honda
“Con Ten Kate conquistai dei risultati eccellenti a differenza di quanto successo con Ducati con cui rendevo meno di quanto potessi. Il mio avversario principale si trovava ancora su una Ducati, in pratica per me era come un drappo rosso per un toro. Troy Bayliss aveva una tenacia incredibile”.
La MotoGP
Toseland si tolse anche alcuni momenti di soddisfazione nel motomondiale: “Pramac Ducati non era competitiva come adesso. Per nove volte arrivai tra i primi sei, non male alla fine per essere in MotoGP. Le cose sarebbero potute andare diversamente se avessi avuto a mia disposizione un team ufficiale e una moto da 1000cc”.
Il presente
Nel 2020 Toseland e sua moglie, la cantautrice Katie Melua, si sono separati e ora James vorrebbe ripartire facendosi una sua famiglia: “È un obiettivo in agenda. I miei ‘trenta’ sono stati complicati, ora voglio più sorrisi”.
Gli inizi
Toseland ricorda gli inizi, piuttosto rocamboleschi, con un episodio accaduto a Dongton Park. “Neil Hodgson aveva vinto il BSB mentre io ero stato vittima di una brutta caduta nel corso di alcuni test sulla pista di Cadwell Park. Ricevetti un messaggio da Colin Wright, il team manager del GSE Racing, che mi chiedeva di andare al camion del team. Ero in stampelle ma le lasciai nella hospitality perché pensavo di non potermi presentare in stampelle a una possibile offerta per il mondiale. Mi ricorderò che entrai, salutai e trenta secondi dopo avevo un foglio di carta ed era un contratto biennale per correre come compagno di squadra di Neil Hodgson nel WorldSBK. Dissi che avrei corso anche gratis”.
La dura gavetta
Dal 2001 al 2003 JT faticò e solo nella terza stagione iniziò a ingranare, con un terzo posto finale: “Nel 2001 ci furono momenti in cui Troy Bayliss, Colin Edwards e perfino Neil Hodgson mi superavano e dopo tre curve li perdevo. Se poi diventai il campione del mondo più giovane è stato soprattutto grazie a quelle tre stagioni”.
Il retroscena
“Nel 2004 cambiarono altri fattori: dopo tre anni con le Dunlop passammo alle Pirelli. Nel 2004 non avevo il pacchetto completo ma avevo a disposizione la Ducati ufficiale, la più veloce”. Ad Assen ci fu anche una sorpresa davvero inaspettata per James: “Avevo utilizzato tutti i motori a disposizione o li avevo rotti e quindi stavo usando quelli del mio compagno di box, Regis Laconi. Erano migliori. Non ero la scelta preferita da parte di Ducati, Regis era importante per il mercato francese. Non ci furono festeggiamenti quando vinsi”. Dopo il titolo del 2004 le cose non migliorarono per Toseland, che nel 2005 visse una stagione complicata e a fine anno non fu confermato: “Nel corso di quei due anni non provai mai realmente la sensazione di essere il volto giusto per quel contesto”.
I successi in Honda
“Con Ten Kate conquistai dei risultati eccellenti a differenza di quanto successo con Ducati con cui rendevo meno di quanto potessi. Il mio avversario principale si trovava ancora su una Ducati, in pratica per me era come un drappo rosso per un toro. Troy Bayliss aveva una tenacia incredibile”.
La MotoGP
Toseland si tolse anche alcuni momenti di soddisfazione nel motomondiale: “Pramac Ducati non era competitiva come adesso. Per nove volte arrivai tra i primi sei, non male alla fine per essere in MotoGP. Le cose sarebbero potute andare diversamente se avessi avuto a mia disposizione un team ufficiale e una moto da 1000cc”.
Il presente
Nel 2020 Toseland e sua moglie, la cantautrice Katie Melua, si sono separati e ora James vorrebbe ripartire facendosi una sua famiglia: “È un obiettivo in agenda. I miei ‘trenta’ sono stati complicati, ora voglio più sorrisi”.
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