Yamando, l’ibrido vincente
Cosa succede quando un ex pilota professionista si mette a lavorare su una motocicletta vintage con in testa l’idea di vincere un campionato per due ruote classiche e retrò? Il risultato è un incrocio di due mondi, quello europeo e quello giapponese, che lascia a bocca aperta
Image
Fuoriserie
Yamando: Yamaha+Commando
Era prassi assai diffusa tra i rockers degli anni Sessanta quella di mischiare i componenti e le caratteristiche migliori delle motociclette, per dare vita a ibridi imbattibili su strada. Le Triton erano sicuramente le più famose: alla potenza del motore bicilindrico Triumph, accoppiavano il telaio impareggiabile delle Norton, ecco da dove esce il loro bizzarro nome.
Gli accoppiamenti erano pressochè infiniti, TriBSA, Norvin, Tricati, Harton (a voi indovinare di quali incroci si trattava), ma tutti nascevano con l'intento di dare vita al mezzo più veloce sulle strade di Londra.
Più o meno lo stesso concetto è quello che ha utilizzato Toivo Madrus, un ex pilota professionista, quando ha pensato di unire il motore di una Yamaha XS650, al telaio di una Norton Commando per primeggiare nelle gare vintage e Brad Monk, il proprietario e pilota della Yamando spiega così l’ibrido: "La Yamando non è nata in una notte, è piuttosto un’evoluzione continua sia di motore, sia di posizione in sella. Siamo partiti da 65 cavalli e ora il motore ne sviluppa 80. Abbiamo scelto il telaio della Commando perché è leggero, perfetto e poi ha gli agganci isolastic per il motore che sono giusti per il propulsore della XS650. Nel telaio Yamaha le vibrazioni erano esagerate, non si riusciva a guidare. E senza feeling, non si va da nessuna parte. Col telaio inglese la musica è decisamente cambiata".
Ovviamente ce n’è voluto di tempo, si parla di anni, a Toivo per far combaciare il cuore giapponese con lo scheletro anglosassone: sono stati necessari un nuovo telaietto posteriore e la modifica della parte principale nella zona anteriore. Tra l’altro il motore è stato portato a 750 cm3 con nuove valvole inox, nuove cammes, un set di molle Knibblewhite e due carburatori Mikuni da 38 mm.
La ciclistica è stata migliorata con una forcella da 38 mm ex FZR600 all’anteriore e con due ammortizzatori Works Performance dedicati e accoppiati al nuovo forcellone fabbricato da Belleville.
Serbatoio e codone sono stati fabbricati a mano one-off, rispettivamente in alluminio e vetroresina. Il comparto freni prevede un doppio disco all’anteriore e un tamburo CanAm al posteriore.
Tutto è studiato al minimo dettaglio, ingranaggi, frizione, distribuzione primaria fino al nuovo radiatore dell’olio costruito e progettato su misura.
Tra i dettagli meno appariscenti, ma comunque di alto livello, troviamo la strumentazione Scitsu e i semimanubri Vortex o le pedane costruite da Toivo stesso.
Non vi diciamo come si è piazzata nel campionato, ma considerate che spesso i mezzi più belli sono anche i più micidiali. Crediamo di avervi dato un ottimo indizio...
Era prassi assai diffusa tra i rockers degli anni Sessanta quella di mischiare i componenti e le caratteristiche migliori delle motociclette, per dare vita a ibridi imbattibili su strada. Le Triton erano sicuramente le più famose: alla potenza del motore bicilindrico Triumph, accoppiavano il telaio impareggiabile delle Norton, ecco da dove esce il loro bizzarro nome.
Gli accoppiamenti erano pressochè infiniti, TriBSA, Norvin, Tricati, Harton (a voi indovinare di quali incroci si trattava), ma tutti nascevano con l'intento di dare vita al mezzo più veloce sulle strade di Londra.
Più o meno lo stesso concetto è quello che ha utilizzato Toivo Madrus, un ex pilota professionista, quando ha pensato di unire il motore di una Yamaha XS650, al telaio di una Norton Commando per primeggiare nelle gare vintage e Brad Monk, il proprietario e pilota della Yamando spiega così l’ibrido: "La Yamando non è nata in una notte, è piuttosto un’evoluzione continua sia di motore, sia di posizione in sella. Siamo partiti da 65 cavalli e ora il motore ne sviluppa 80. Abbiamo scelto il telaio della Commando perché è leggero, perfetto e poi ha gli agganci isolastic per il motore che sono giusti per il propulsore della XS650. Nel telaio Yamaha le vibrazioni erano esagerate, non si riusciva a guidare. E senza feeling, non si va da nessuna parte. Col telaio inglese la musica è decisamente cambiata".
Ovviamente ce n’è voluto di tempo, si parla di anni, a Toivo per far combaciare il cuore giapponese con lo scheletro anglosassone: sono stati necessari un nuovo telaietto posteriore e la modifica della parte principale nella zona anteriore. Tra l’altro il motore è stato portato a 750 cm3 con nuove valvole inox, nuove cammes, un set di molle Knibblewhite e due carburatori Mikuni da 38 mm.
La ciclistica è stata migliorata con una forcella da 38 mm ex FZR600 all’anteriore e con due ammortizzatori Works Performance dedicati e accoppiati al nuovo forcellone fabbricato da Belleville.
Serbatoio e codone sono stati fabbricati a mano one-off, rispettivamente in alluminio e vetroresina. Il comparto freni prevede un doppio disco all’anteriore e un tamburo CanAm al posteriore.
Tutto è studiato al minimo dettaglio, ingranaggi, frizione, distribuzione primaria fino al nuovo radiatore dell’olio costruito e progettato su misura.
Tra i dettagli meno appariscenti, ma comunque di alto livello, troviamo la strumentazione Scitsu e i semimanubri Vortex o le pedane costruite da Toivo stesso.
Non vi diciamo come si è piazzata nel campionato, ma considerate che spesso i mezzi più belli sono anche i più micidiali. Crediamo di avervi dato un ottimo indizio...
Foto e immagini
Aggiungi un commento