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Schwantz sui giovani: "Si fanno troppi problemi, io correvo dovunque e con qualsiasi moto"

Il mitico 34 parla dei nuovi talenti: "Ai miei tempi se dovevo gareggiare dicevo di sì anche nel weekend di Pasqua su una vecchia moto". Kevin elogia Joe Roberts: "È bravo, già qualche anno fa si vedeva che era veloce". "Le rivalità di oggi? Bella quella tra Marquez e Dovi, ma ai nostri tempi si andava a mangiare tutti insieme"
Quando si parla dei piloti più grandi di tutti i tempi non può mancare il nome di Kevin Schwantz. Il 34 è stato l'icona di una generazione, il mito di molti appassionati e l'ispirazione di alcuni piloti che corrono oggi. Il Campione del mondo della 500 nel 1993 ha parlato con motogp.com delle grandi rivalità di oggi e del passato, ha detto la sua sui nuovi talenti e i “grandi vecchi” della classe regina.

Stima reciproca
Schwantz si dice onorato di godere dell'ammirazione di Valentino: “Sapere che ero il suo idolo da ragazzo mi fa molto piacere, e ho sentito che ultimamente ha detto che gli piacerebbe fare una gara contro di me se potesse correre il gran premio dei suoi sogni. Ma anche Dovizioso mi ha offerto il suo tributo e so bene che corre con lo 04 invece che con il 34 solo perché il mio numero è stato ritirato. Comunque anche Rins ha detto che vorrebbe correre contro di me...insomma fa piacere far parte delle chiacchiere delle nuove generazioni”.

I duelli
“Le rivalità sono il sale di questo sport, quella tra me e Rainey lo prova. Anche oggi abbiamo il confronto tra Marquez e Dovi, anche se l'equilibrio pende piuttosto in favore di Marquez in quanto a titoli e vittorie. Ma la vera differenza è la mancanza totale di interazione che c'è nel motociclismo moderno. Per noi era diverso: io mi ricordo che ad Assen il sabato, sera, dopo la gara (quando ancora al TT non si correva di domenica, ndr), ci sedevamo insieme a bere una birra. Non è che non ci fossero delle discussioni tra i noi, lo ammetto, ma poi si andava anche a mangiare insieme. Rimane memorabile la battaglia con il cibo in un ristorante di Jerez, dopo la vittoria di Lawson nel 1989”.

Le nuove leve
Schwantz parla anche dei nuovi talenti americani, tornati in auge dopo la pole position e il quarto posto di Joe Roberts al gp del Qatar in Moto2, nel round di apertura: “Non credo che negli Usa ci sia meno talento che ai nostri tempi, ma mancano le gare e l'impegno delle Case, anche se ora Rainey sta facendo un gran lavoro con il MotoAmerica. Ma è anche una questione di disponibilità dei piloti stessi. Ai miei tempi se mi chiedevano di andare a correre, non faceva differenza se si trattava di andare a correre una garetta in Inghilterra nel weekend di Pasqua. Rispondevo sempre sì, mentre adesso tutti vogliono sapere dove e come, con che moto. Io mi ricordo che nel 1986 andai alle Match Races in Inghilterra correndo con una moto di Tony Rutter, che aveva fatto il TT dell'anno precedente. Oggi i ragazzi si fanno scrupoli ma io credo che ogni occasione vada colta. Posso assicurare che i team manager hanno comunque l'occhio per capire se uno è bravo o meno, a prescindere dalla moto che usa”.

Joe Roberts
"Sinceramente pensavo che il suo talento sarebbe emerso prima: è bravo, qualche anno fa l'ho portato alla 8 Ore di Suzuka e fece una gran lavoro in una di quelle squadre a cui stavo dietro con Kagayama. Fin dalle prove si capiva che era veloce".
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