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Sabbia e ghiaia sulla strada: quando l’Anas paga i danni al motociclista?

Il numero delle cadute causate dalla scarsa manutenzione delle nostre strade resta purtroppo elevato. Ma quando è davvero possibile chiedere (e ottenere) i danni? Lo ha chiarito una recente sentenza della Cassazione
Né visibile né prevedibile
La Corte di Cassazione (Sezione VI Civile, Ordinanza 7 febbraio 2018, n. 2894) è tornata sul tema delle "insidie" stradali che provocano le cadute dei centauri, e sui casi in cui scatta il diritto al risarcimento dei danni, patrimoniali e non patrimoniali, che si subiscono a causa e in conseguenza del sinistro.
La tendenza giurisprudenziale più recente definisce "trabocchetto o insidia stradale", quella situazione ove sussiste un pericolo nascosto, caratterizzato da due elementi: quello oggettivo, identificato dalla “non visibilità”, e quello soggettivo della “non prevedibilità”, ovvero nell’impossibilità di avvistare in tempo debito il pericolo, al fine di poterlo evitare.
Il fatto esaminato riguardava uno scooterista, che, mentre percorreva una strada statale nei pressi di una curva in salita, aveva perso il controllo del proprio veicolo per la presenza sul manto stradale di sabbia e ghiaia, cadendo e riportando lesioni fisiche e danni al motorino.
I giudici nei tre gradi di giudizio hanno ritenuto sussistente la responsabilità dell’Anas perché, essendo il sinistro capitato in prossimità di una curva in un tratto di strada in salita, risultava di per sé dimostrata la presenza degli elementi relativi alla “non visibilità” ed “non prevedibilità” del pericolo, rappresentato dalla presenza sul manto di materiale sdrucciolevole (sabbia, ghiaia, breccino, ma sarebbe stato lo stesso se ci fossero state buche, dislivelli o rattoppi), peraltro non segnalato. Al contempo l’Anas, per sottrarsi all’obbligo di risarcimento, non è risuscita a dimostrare il contrario.
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