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Roma, buche stradali: svolta indagini morte di Elena Aubry

La testimonianza dell’ultimo teste e la ricostruzione in 3D del tratto di strada nei pressi del Cineland di Ostia sembrerebbero confermare l’ipotesi del manto stradale sconnesso. Indagati tre funzionari del Campidoglio addetti alla manutenzione del tratto di strada
Buche stradali
La procura di Roma ha annunciato una svolta nelle indagini sulla scomparsa di Elena Aubry, 26enne morta il 7 maggio 2018 dopo una caduta in moto lungo via Ostiense. La Procura ha iscritto nel registro degli indagati tre funzionari del Campidoglio addetti alla manutenzione del tratto di strada. Nei giorni scorsi, è stato infatti rintracciato anche l'ultimo testimone, l'infermiera che aveva assistito all'incidente e che si era fermata per prestare aiuto. Il pm Laura Condemi ha quindi disposto un nuovo sopralluogo nel tratto di strada dell’incidente, verificatosi nei pressi del Cineland di Ostia. Il sopralluogo ha consentito di rilevare un "discreta convergenza" tra le conclusioni dei teste e del consulente della Procura, che già aveva predisposto i rilevamenti. La dinamica dell'incidente è stata infatti ricostruita in 3D, consentendo alla Procura stessa di constatare le pessime condizioni dell’asfalto, ancora più dissestato di quanto non si percepisse a occhio nudo. Quella del manto sconnesso e della presenza di buche e radici - va ricordato - è stata fin dal principio l’ipotesi più accreditata. Secondo i testimoni, la ragazza non aveva effettuato alcuna manovra pericolosa e, al contrario, procedeva a bassa velocità. Improvvisamente, almeno secondo le prime testimonianze,  Elena fu sbalzata dalla moto, una Hornet 600, urtando violentemente contro il guard rail e morendo sul colpo. La madre della studentessa denunciò fin da subito le “buche maledette” di cui via Ostiense è costellata. Un fatto noto e più volte denunciato dai cittadini della Capitale.
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