MotoGP 2020: KTM, manca solo l'ultimo passo
Il costruttore austriaco ha rivoluzionato la propria Rc16, introducendo un nuovo telaio con tubi a sezione ovale. Il motore ora ha avvicinato addirittura Ducati come potenza massima, ma la moto deve crescere ancora in erogazione e gestione elettronica. Il contributo di Pedrosa si è rivelato fondamentale, Binder è un rookie da tenere d'occhio
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Quando KTM è arrivata in MotoGP in molti avevano pronosticato un impatto di successo per la moto austriaca. Dopo quattro anni le vittorie invece non sono ancora arrivate e perfino l'unico podio di Mattighofen è giunto in circostanze davvero eccezionali, sotto il bagnato di Valencia nel 2018. Infine, la crescita nelle prestazioni è arrivata perdendo un po' delle peculiarità della Rc16 in favore di un progetto più in linea con gli avversari. Il motore V4 ha acquisito prima un albero controrotante e una configurazione di scoppio big bang invece che screamer, il telaio in tubi tradizionali ha lasciato spazio a sezioni ovali di grande diametro, che lo rendono più vicino ai deltabox della concorrenza.
La moto
La Rc16 in versione 2020 insomma si è un po' normalizzata e le indicazioni di Dani Pedrosa hanno permesso di seguire una linea di sviluppo dettata da un pilota di esperienza, che sa cosa serve per mettere insieme un giro veloce in pista. Lo spagnolo ha testato parecchio materiale nel corso del 2019, ma soprattutto ha saputo fare selezione tra novità positive e aggiornamenti da scartare. Ora la moto austriaca è molto più veloce – addirittura un secondo rispetto all'anno scorso- e si guida decisamente meglio. Il nuovo motore sembra avere tutti i cavalli di cui la migliore concorrenza dispone e il nuovo telaio permette un inserimento in curva decisamente più efficace rispetto al passato. Non sono tutte rose: le nuove Michelin danno qualche problema anche a Ktm oltre che a Ducati e Honda, con la differenza che a Mattighofen non hanno un Marquez o un Dovizioso in grado di trovare rapidamente la strada tecnica da percorrere per sistemare le cose.
Team ufficiale
Pol Espargaro si è detto entusiasta della nuova moto ed è convinto che anche sul passo gara – la vera pecca della moto 2019- la Rc16 possa essere competitiva, fino a potere puntare con una certa stabilità alla top5. Brad Binder per essere un rookie non ci ha messo molto a farsi trovare pronto. La velocità non è tutto ma è un buon inizio e la Ktm non è una moto facile. D'altronde sono anni che il sudafricano lavora con telai a traliccio e Binder potrebbe essersi adattato ormai stabilmente a un certo comportamento di base della moto.
Team satellite
In casa Tech3 le sensazioni non sono così positivamente dirompenti: Miguel Oliveira non ha ancora recuperato al cento per cento dall'infortunio alla spalla e sembra soffrire abbastanza gli nuovi pneumatici. Iker Lecuona invece ha ben impressionato i tecnici in questa sua prima dozzina di giorni nell'universo MotoGP e per il momento non gli si può chiedere di più. Quattro moto per gli austriaci sono soprattutto l'occasione per mettere a frutto la gran mole di lavoro prodotta, rappresentano la possibilità di raccogliere più dati senza chissà quali ambizioni.
Conclusione
Fare qualche podio sull'asciutto sarebbe giù un bel traguardo per la casa austriaca, anche perché il risultato sarà tutt'altro che semplice da conseguire, vista la concorrenza in campo. Mattighofen vuole mettere le mani su un top rider per il futuro, una missione fallita nel primo disastroso anno di Johann Zarco e che rischia di non andare in porto nemmeno nel prossimo futuro, visto come si è mosso il mercato in questo inverno. Dovizioso è lì, in attesa di decidere se rinnovare con Ducati, smettere o ripartire da nuove sfide. Sicuramente Ktm ha i soldi e un progetto tecnico che possono solleticare la fantasia del forlivese: come sempre però saranno le prestazioni in pista a rendere la Rc16 davvero intrigante, piuttosto che un semplice diversivo nelle trattative contrattuali dell'italiano. L'altra alternativa forte per gli austriaci è rappresentata da Jack Miller, un nome già da tempo sui taccuini arancioni e che era stato sondato già nel corso della passata estate.
La moto
La Rc16 in versione 2020 insomma si è un po' normalizzata e le indicazioni di Dani Pedrosa hanno permesso di seguire una linea di sviluppo dettata da un pilota di esperienza, che sa cosa serve per mettere insieme un giro veloce in pista. Lo spagnolo ha testato parecchio materiale nel corso del 2019, ma soprattutto ha saputo fare selezione tra novità positive e aggiornamenti da scartare. Ora la moto austriaca è molto più veloce – addirittura un secondo rispetto all'anno scorso- e si guida decisamente meglio. Il nuovo motore sembra avere tutti i cavalli di cui la migliore concorrenza dispone e il nuovo telaio permette un inserimento in curva decisamente più efficace rispetto al passato. Non sono tutte rose: le nuove Michelin danno qualche problema anche a Ktm oltre che a Ducati e Honda, con la differenza che a Mattighofen non hanno un Marquez o un Dovizioso in grado di trovare rapidamente la strada tecnica da percorrere per sistemare le cose.
Team ufficiale
Pol Espargaro si è detto entusiasta della nuova moto ed è convinto che anche sul passo gara – la vera pecca della moto 2019- la Rc16 possa essere competitiva, fino a potere puntare con una certa stabilità alla top5. Brad Binder per essere un rookie non ci ha messo molto a farsi trovare pronto. La velocità non è tutto ma è un buon inizio e la Ktm non è una moto facile. D'altronde sono anni che il sudafricano lavora con telai a traliccio e Binder potrebbe essersi adattato ormai stabilmente a un certo comportamento di base della moto.
Team satellite
In casa Tech3 le sensazioni non sono così positivamente dirompenti: Miguel Oliveira non ha ancora recuperato al cento per cento dall'infortunio alla spalla e sembra soffrire abbastanza gli nuovi pneumatici. Iker Lecuona invece ha ben impressionato i tecnici in questa sua prima dozzina di giorni nell'universo MotoGP e per il momento non gli si può chiedere di più. Quattro moto per gli austriaci sono soprattutto l'occasione per mettere a frutto la gran mole di lavoro prodotta, rappresentano la possibilità di raccogliere più dati senza chissà quali ambizioni.
Conclusione
Fare qualche podio sull'asciutto sarebbe giù un bel traguardo per la casa austriaca, anche perché il risultato sarà tutt'altro che semplice da conseguire, vista la concorrenza in campo. Mattighofen vuole mettere le mani su un top rider per il futuro, una missione fallita nel primo disastroso anno di Johann Zarco e che rischia di non andare in porto nemmeno nel prossimo futuro, visto come si è mosso il mercato in questo inverno. Dovizioso è lì, in attesa di decidere se rinnovare con Ducati, smettere o ripartire da nuove sfide. Sicuramente Ktm ha i soldi e un progetto tecnico che possono solleticare la fantasia del forlivese: come sempre però saranno le prestazioni in pista a rendere la Rc16 davvero intrigante, piuttosto che un semplice diversivo nelle trattative contrattuali dell'italiano. L'altra alternativa forte per gli austriaci è rappresentata da Jack Miller, un nome già da tempo sui taccuini arancioni e che era stato sondato già nel corso della passata estate.
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