Lockdown e riapertura, fase 2: l'appello di ANCMA
Lockdown agli sgoccioli, si pensa alla Fase 2. Necessaria alla tenuta economica dell’intero Paese, la ripartenza risulta vitale anche per il settore delle due ruote. L’appello arriva direttamente da ANCMA, che al Governo chiede una “riapertura immediata delle imprese del settore”
Image
Industria e finanza
Riaprire per ripartire
Le aziende si preparano alla Fase 2: dopo settimane di stop, la ripartenza risulta oggi indispensabile alla tenuta economica dell’intero Paese.
Un passo “vitale” anche per il settore delle due ruote, duramente danneggiato e “a rischio”. Il grido d’allarme arriva direttamente della filiera nazionale delle due ruote che, per voce del presidente di Confindustria ANCMA Paolo Magri, chiede al Governo e a Vittorio Colao, il manager che guida la task force per la ripartenza, una “riapertura immediata delle imprese del settore”.
Per riprendere le attività bisognerà comunque attenersi ai rigidi protocolli di sicurezza. Impensabile riaprire come se nulla fosse accaduto: al contrario, si renderanno necessarie apposite misure decise per tutelare tutti i lavoratori e, quindi, l’intero settore.
“I nostri associati – ha sottolineato Magri in una nota – sono pronti a riprendere già oggi e a farlo con responsabilità, adottando in modo rigoroso i protocolli sanitari condivisi con le parti sociali, nell’interesse dei lavoratori e della tutela di un mercato contraddistinto da una forte stagionalità”.
Effettivamente, quello delle due ruote è un mercato che lavora con significative differenze in base al periodo dell’anno. Marzo, aprile, maggio e giugno rappresentano i mesi più importanti per l’intero settore. L’epidemia, in tale senso, non poteva arrivare in un momento peggiore: solo nel mese di marzo, con la chiusura dei concessionari, s’è registrata una contrazione del 66% rispetto all’anno precedente e le previsioni su maggio sono molto negative. Recuperare una parte dei volumi andati in fumo è fondamentale. Protraendo la chiusura del Paese si rischia concretamente anche la chiusura - definitiva - delle aziende.
A preoccupare l’associazione sono anche le ripercussioni sull’export e le vendite su mercati esteri attivi, dove le aziende italiane giocano un ruolo indiscusso di leadership. “Basti pensare – ha spiegato Magri – che il 18% della produzione europea di biciclette e quasi la metà di moto avviene in Italia: parliamo di un eccellenza industriale da circa 320mila veicoli e 2,6 milioni di bici all’anno, a cui si aggiungano importanti realtà industriali e artigianali che producono accessori, componenti e abbigliamento tecnico che hanno fatto la storia di questo settore a livello internazionale”.
Non meno importante, evidenzia ancora il Presidente ANCMA, la tenuta della rete di vendita fatto di circa 5000 negozi: un tessuto economico costituito da piccole realtà imprenditoriali - talvolta a conduzione familiare - che in questo momento con l’adozione, ad esempio, di misure di vendita alternative potrebbero in qualche misura “tornare a respirare”.
“Le due ruote, siano esse a pedale, a motore o a trazione elettrica – ha concluso Magri – giocheranno infatti un ruolo importantissimo nella mobilità individuale della ripartenza, soprattutto nei contesti urbani, dove possono assicurare in maniera esclusiva il distanziamento sociale, la velocità negli spostamenti e una maggiore sostenibilità ambientale”.
Per riprendere le attività bisognerà comunque attenersi ai rigidi protocolli di sicurezza. Impensabile riaprire come se nulla fosse accaduto: al contrario, si renderanno necessarie apposite misure decise per tutelare tutti i lavoratori e, quindi, l’intero settore.
“I nostri associati – ha sottolineato Magri in una nota – sono pronti a riprendere già oggi e a farlo con responsabilità, adottando in modo rigoroso i protocolli sanitari condivisi con le parti sociali, nell’interesse dei lavoratori e della tutela di un mercato contraddistinto da una forte stagionalità”.
Effettivamente, quello delle due ruote è un mercato che lavora con significative differenze in base al periodo dell’anno. Marzo, aprile, maggio e giugno rappresentano i mesi più importanti per l’intero settore. L’epidemia, in tale senso, non poteva arrivare in un momento peggiore: solo nel mese di marzo, con la chiusura dei concessionari, s’è registrata una contrazione del 66% rispetto all’anno precedente e le previsioni su maggio sono molto negative. Recuperare una parte dei volumi andati in fumo è fondamentale. Protraendo la chiusura del Paese si rischia concretamente anche la chiusura - definitiva - delle aziende.
A preoccupare l’associazione sono anche le ripercussioni sull’export e le vendite su mercati esteri attivi, dove le aziende italiane giocano un ruolo indiscusso di leadership. “Basti pensare – ha spiegato Magri – che il 18% della produzione europea di biciclette e quasi la metà di moto avviene in Italia: parliamo di un eccellenza industriale da circa 320mila veicoli e 2,6 milioni di bici all’anno, a cui si aggiungano importanti realtà industriali e artigianali che producono accessori, componenti e abbigliamento tecnico che hanno fatto la storia di questo settore a livello internazionale”.
Non meno importante, evidenzia ancora il Presidente ANCMA, la tenuta della rete di vendita fatto di circa 5000 negozi: un tessuto economico costituito da piccole realtà imprenditoriali - talvolta a conduzione familiare - che in questo momento con l’adozione, ad esempio, di misure di vendita alternative potrebbero in qualche misura “tornare a respirare”.
“Le due ruote, siano esse a pedale, a motore o a trazione elettrica – ha concluso Magri – giocheranno infatti un ruolo importantissimo nella mobilità individuale della ripartenza, soprattutto nei contesti urbani, dove possono assicurare in maniera esclusiva il distanziamento sociale, la velocità negli spostamenti e una maggiore sostenibilità ambientale”.
Aggiungi un commento