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Coronavirus, carburanti: prezzo ai minimi storici, ma in Italia la diminuzione non arriva al 10%

Benché ai minimi storici a causa dell’emergenza Coronavirus, il prezzo del carburante - in Italia, cioè nel terzo paese in Europa per quanto riguarda il costo del petrolio - non ne ha risentito più di tanto.  A pesare sono anche le accise, ma i conti non tornano comunque
Prezzo carburanti
Con un -64% registrato da gennaio, il prezzo del petrolio è letteralmente crollato ai minimi storici. La cosa però sembrerebbe non aver avuto quasi nessun impatto sui prezzi alle pompe di benzina, specialmente in Italia. Secondo i dati diffusi da Altroconsumo e ricavati da quelli dell'Osservatorio prezzi carburante del Ministero, la drastica riduzione del prezzo della materia prima non s’è ugualmente riflessa dal benzinaio. Pur con qualche variazione da regione a regione - le più fortunate sono Toscana, Veneto e Lazio - la percentuale s’è mantenuta infatti al di sotto del 10%.  Vero, sul risultato finale pesa anche la componente fiscale che, soprattutto per quanto riguarda le accise, è fissa. Tuttavia, anche considerando il solo prezzo industriale, cioè quello che si paga al netto delle tasse, la situazione resta pressoché invariata: si passa da 0,61 euro del 16 gennaio a 0,51 euro del 1° aprile 2020. Facendo i conti, la diminuzione percentuale raddoppia, rimanendo comunque piuttosto esigua (16%).
Terza in Europa per costo del carburante dopo Malta e Finlandia, l’Italia rappresenta - manco a dirlo - una curiosa “eccezione” rispetto agli altri paesi comunitari, dove invece i prezzi si sono ridotti in modo più significativo.
Come evidenziato dall’organizzazione dei consumatori, a rendere il tutto ancora più confuso se non addirittura “paradossale”, è il fatto che l’Italia è oggi tra i maggiori produttori di carburante in Europa e che la quasi totalità del nostro fabbisogno (e parte anche di quello europeo) viene soddisfatto da carburante prodotto su suolo nazionale. 
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