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MotoGP 2021, Morbidelli e le tute Dainese più importanti della sua carriera

MotoGP news – Nel corso di una carriera motociclistica i piloti indossano tanti modelli e tipologie di attrezzature tecniche. Franco Morbidelli ha svolto un percorso tra le tute di Dainese che hanno caratterizzato la sua carriera fino a qui
I colori
Questo viaggio introspettivo tra le tute Dainese di Franco Morbidelli parte : “Ero piccolino, avevo 11 anni. Ricordo che mi avevano portato in Dainese e già per me era un sogno. Mi avevano preso le misure e avevamo fatto questa tuta sulla base di quella di quella di un altro pilota. Questa cosa mi aveva sorpreso molto. I colori giallo, blu e verde li avevamo scelti apposta per rappresentare le mie origini brasiliane. Sono dei colori sempre molto allegri che mi piacciono molto. Poi quando ero piccolino mi piacevano particolarmente, ero molto esuberante e allegro. Mi dava particolarmente gusto andare in giro vestito molto sgargiante. La particolarità è la doppia cerniera, molto bella. Ricordo che vedevo Luthi in tv che aveva questo tipo di cerniera e anche il Sic”.

Ciò che lo contraddistingue
Il suo colore che lo rappresenta ancora oggi è il verde, di cui dice: “Con Aldro (Drudi) ci eravamo chiesti quale fosse un colore che potevamo utilizzare che non usa nessuno ed è venuto fuori il verde. Ho scelto il 21 per correre perché ho sempre corso con il 12, scelto da mia mamma. L’ho dovuto cambiare quando sono arrivato al Mondiale in Moto2, perché lo usava Luthi. Quindi ho semplicemente rovesciato le cifre e da lì ho deciso di tenerlo. Mi sono affezionato”.

Quando si è proclamato campione del mondo
Il "Morbido" è arrivato in MotoGP da campione del mondo di Moto2 e racconta così la tuta del team Marc VDS: “A questa tuta sono particolarmente affezionato perché è quella che ho usato nella penultima gara del 2017, con cui ho quindi vinto il campionato del mondo. Avevamo introdotto anche questo vezzo di usare gli slider dei gomiti e le saponette verde fluo. È una tuta che abbiamo riutilizzato per fare il mio primo test MotoGP. I colori sono quelli del team. È la Dainese che ho indossato più di tutte, era molto comoda e protettiva. Ha l’airbag che ho usato per la prima vola nel 2015 e da cui non mi posso più separare".

La prima tuta indossata su una Yamaha M1
Ogni tuta per ogni occasione: "Questa è la Dainese con cui ho fatto il mio primo test con la Yamaha del team Petronas. Ha la doppia bandiera italiana e brasiliana, un 21 grande dietro, una scritta particolare che mi piace molto che non si legge bene. C’è scritto Morbido e sembra sciogliersi, sembra quasi un disegno. Questa tuta rappresenta un bel cambiamento nella mia carriera perché è l’inizio del mio capitolo con Yamaha. Eravamo molto eccitati, non volevo una tuta tutta nera. Volevamo essere anche aggressivi. Anche da qui si vede come sono cambiato durante gli anni: da piccolino volevo tutti i colori, invece ora do importanza anche all’eleganza e all’aggressività che può avere una moto nera”.

Una tuta danneggiata
Quando i piloti cadono la tuta è la loro seconda pelle e Morbidelli ne ha mostrata una ridotta piuttosto male: "Può sembrare una tuta normale, ma invece è ‘stanchissima’perché ha fatto il suo dovere. E l’ha fatto molto molto bene. Ci sono dei bei danni. Con questa sono caduto a Barcellona nel terzo turno di prove libere, alla curva 13, dietro a Vale nel mio ‘time attack’ sono entrato un po’ troppo piegato. Sarò stato almeno a 140 km/ e sono volato e caduto. È una delle tante volte in cui Dainese mi ha protetto bene”.

L’ultimo modello che permette di migliorare i movimenti
Infine, l'italo-brasiliano ha parlato dell'ultima tuta: “La Mugello RR è la tuta nuova. È stata sviluppata grazie a tutti i feedback dei piloti. È bella, cambia il design e il taglio della pelle intorno al pilota. Le placchette, gli slider del gomito, c’è un led rosso che si accende quando cadi per avere più visibilità quando si è per terra. è la tuta che sto usando quest’anno. Si può muovere di più il tronco rispetto alle gambe e in moto è un movimento che si fa, più facilmente si riesce a essere più liberi mentre si guida. È stato un miglioramento molto importante”.

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