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L’incredibile Vespa siluro che nel 1951 stracciò il record di velocità

Se siete curiosi, potete andarlo a vedere di persona: il Siluro è uno dei pezzi più belli del Museo Piaggio di Pontedera. Questa è la sua storia

Se questo siluro possa essere considerato uno scooter sarete voi stessi a giudicarlo, dopo avere letto questa storia. Di sicuro è una Vespa, ed è una Vespa che ha lasciato il segno. Nacque per essere “l’arma finale” nella lotta che tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta vedeva Vespa e Lambretta fronteggiarsi a suon di primati. A quei tempi i record facevano scalpore e pompavano le vendite, le due regine degli scooter se li strapparono a vicenda per diverse volte, fino a quando la Piaggio non decise di puntare al più prestigioso: quello sul chilometro lanciato per la classe 125, in quel momento detenuto da Gino Cavanna che in sella a una Mondial – una moto, non uno scooter – era arrivato a 161,145 km/h nel 1949. 

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La Vespa da record è una delle perle del museo Piaggio

Una serie di tentativi falliti

Gli inizi non furono incoraggianti: il primo prototipo con telaio e carenatura in duralluminio aveva solo 5,4 CV e nel test effettuato da Dino Mazzoncini il 20 agosto 1949 sull’autostrada Firenze-Mare, chiusa per consentire il test, non superò i 112 km/h. Troppo poco… Non ebbe maggior fortuna il secondo veicolo allestito dal Reparto Sperimentale, che l’anno dopo arrivò a 120 km/h e per giunta si rivelò instabile. 

La svolta con un motore rivoluzionario

A Pontedera qualcuno picchiò il pugno sul tavolo e il Reparto Sperimentale allestì contemporaneamente due prototipi differenti, su misura per i piloti cui erano destinati: quello di Giuseppe Cau era spinto da un motore MM simile a quelli usati per record precedenti, si guidava con le gambe stese in avanti e nella prova sulla pista interna della Piaggio si rivelò inguidabile perché già a 120 km/h l’avantreno si alleggeriva pericolosamente, motivo per cui dopo qualche altro tentativo venne abbandonato. L’altro veicolo era per Mazzoncini, si guidava appoggiati sulle ginocchia ed era spinto da un rivoluzionario motore a pistoni contrapposti che operavano sullo stesso cilindro: arrivava a 18 CV, che con l’adozione di una carenatura integrale erano più che sufficienti per sbriciolare il primato precedente. 

Il record in autostrada

Così il 9 febbraio 1951 venne chiuso un tratto dell’autostrada Roma-Ostia,  indossò un curioso casco profilato a pinna, venne calato nel siluro sostenuto dai meccanici, sopra di lui vennero chiusi gli sportelli d’accesso che facevano parte della carenatura, e si lanciò, percorrendo il tratto tra il decimo e l’undicesimo chilometro in una direzione e poi nell’altra, come imposto dai regolamenti, stabilendo il nuovo record alla media di 171,102 km/h. 

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Mazzonicini era incastrato nel siluro per l'avviamento veniva spinto dai tecnici

I 180 km/h sarebbero stati alla portata, ma nonostante le insistenze del pilota i dirigenti della Piaggio non vollero effettuare ulteriori lanci, né venne successivamente tentato l’attacco a nuovi primati sulle brevi e sulle lunghe distanze, come ci si sarebbe aspettato. La trionfale avventura della Vespa Siluro non ebbe ulteriori sviluppi.

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Il casco di Mazzoncini con gli occhi di oggi è piuttosto curioso, all'epoca era una soluzione aerodinamica raffinata

Scooter o moto?

Resta solo da rispondere alla domanda iniziale: quello progettato dal geniale Corradino D’Ascanio, e poi sviluppato dall’ingegnere Vittorio Casini, è da considerarsi uno scooter? Molti elementi porterebbero a una risposta affermativa. Il telaio costituito da un unico trave centrale aveva una forcella a biscottino con ruota a sbalzo simile a quella della Vespa di serie, e come sulla Vespa di serie il gruppo motore-cambio fungeva da braccio oscillante della sospensione posteriore, contrastato da tamponi di gomma; le ruote erano di 10” come quelle della Vespa stradale, con pneumatici da 3” costruiti dalla Pirelli appositamente per il record. 

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Questo è lo schema del motore, si vedono di due pistoni contrapposti che scorrono nello stesso cilindro

Il motore bicilindrico a due tempi di 124,69 cm3 invece era particolarissimo, i due pistoni lavoravano contrapposti sullo stesso cilindro e la combustione avveniva su una superficie dimezzata, a parità di cilindrata, con sensibili vantaggi termodinamici; la rotazione contrapposta degli alberi, collegati da ingranaggi, smorzava le vibrazioni.

Era alimentato da due carburatori Dellorto, uno per ogni camera di manovella, con una miscela di alcool e lubrificante Essolube all’incredibile percentuale del 12%, e nell’ultima versione, quella del record, arrivava a 19,5 CV a 9.500 giri/minuto.

Se siete curiosi, potete andarlo a vedere di persona: il Siluro è uno dei pezzi più belli del Museo Piaggio di Pontedera, una visita che per un appassionato di scooter è irrinunciabile.

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La Vespa siluro si guidava in ginocchio, il pilota veniva calato a braccia dall'alto

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