Storie di un altro mondo - Carlqvist e la birra a metà gara
Fisico possente, sguardo truce e una capacità di soffrire fuori dal comune, il crossista svedese Carlqvist era un personaggio e, sulla terribile pista di Namur, mise in scena uno spettacolo degno di Valentino Rossi
Lo svedese Hakan Carlqvist, campione del mondo di cross 250 (1070) e 500 (1983) quando si correva con le scorbutiche due tempi, non è mai stato un personaggio malleabile. Fisico possente, sguardo truce e una capacità di soffrire che più volte lo ha portato a correre e vincere con le ossa rotte. Duro con se stesso e con gli altri: più volte ha sfondato a pugni la porta del suo furgone in uno sfogo di rabbia, in altre occasioni ha scaraventato a terra la sua Yamaha ufficiale che lo aveva costretto al ritiro, un tecnico giapponese non voleva ammettere che la carburazione era sbagliata e ricevette un pugno, e per dimostrare a un tecnico delle gomme che la mescola era troppo morbida strappò un tassello con le dita e glielo mise sotto il naso.
Capolavoro nel 1988
Meglio non contraddirlo nelle giornate storte, eppure era amatissimo e rispettato per la sua grinta, la sua generosità e il suo carattere indomito.
Il suo capolavoro fu nel GP del Belgio 1988, penultima gara del Mondiale 500. Aveva 34 anni, correva da privato con una Kawasaki e aveva deciso che a fine stagione si sarebbe ritirato. Ma sulla terribile pista di Namur era fortissimo, tanto da essere sicuro che avrebbe vinto lui. Aveva preparato tutto con cura e aveva chiesto di segnalargli il vantaggio soltanto a tre quarti di gara. Gli servivano almeno 20 secondi sul primo degli inseguitori per quello che aveva in mente, e invece ne aveva addirittura 45.
Una birra al momento giusto
Lo Chalet du Monument era il punto affollato dalla tifoseria più agguerrita e più competente, lì dove uscendo da un tratto di bosco i piloti imboccavano a tutto gas la strada asfaltata per lanciarsi verso un salto. Invece Carlqvist mentre era al comando si fermò, tra lo sgomento della folla. Suo fratello era lì pronto e gli allungò un boccale di birra ghiacciata. Hakan, che aveva un casco jet e non un integrale, sollevò la mascherina e se la scolò tra lo stupore della folla. Lo vedete qui sotto in un'immagine ricavata da un filmato della televisione belga. Gli altri dovevano ancora arrivare. Riparti tra l’entusiasmo degli appassionati, vinse solitario e qualche ora dopo vinse anche la seconda manche. Tanta fu la soddisfazione che decise di appendere il casco al chiodo con una gara di anticipo, saltando l’ultimo Gran premio che si sarebbe corso in Lussemburgo. Tanto, cosa altro avrebbe avuto da dimostrare?